28 gennaio 2025

CIAO, ANTONIO. LUNGA VITA AL MEXICO

Sancassani, un personaggio della cultura cinematografica milanese


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Vedere le poltrone del suo cinema ricoperte di cellophane nei giorni del Covid lo aveva commosso fino alle lacrime. Dopo la chiusura forzata a causa della pandemia Antonio Sancassani non vedeva l’ora di riaprire e anche di rivedere finalmente la sala piena. 

Insieme nell’estate 2020, di fronte a un’epidemia finalmente contenuta, ma non ancora debellata, abbiamo convenuto di sottoscrivere un patto educativo di comunità, uno strumento che ha coniugato l’esigenza della scuola di delocalizzare alcune attività didattiche per la ripresa in sicurezza e quella della sala cinematografica di riavvicinare il pubblico in un momento di indiscussa difficoltà. 

Io ero allora dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Cavalieri e il collegio dei docenti aveva accolto con entusiasmo l’idea di costruire congiuntamente con lo staff del cinema Mexico una proposta educativo-didattica a partire da una rosa di film, adeguati per temi e contenuti alle ragazze e ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado.

Ricordo il mattino di ottobre in cui ebbe inizio questa collaborazione: sulla porta del cinema ad accogliere gli studenti Antonio Sancassani, sorridente e visibilmente commosso. E così sarebbe stato in ogni giornata del ciclo di incontri. Questa è l’immagine di lui che porterò nel cuore.

Lo avevo intervistato proprio per ArcipelagoMilano dieci anni prima e dalle sue parole avevo immediatamente colto la passione autentica, vibrante, che non lo ha mai abbandonato: Innanzitutto ci vuole passione e io di passione in questo mestiere ne ho messa davvero tanta. Quando nel 1975 ho assunto la gestione del cinema Mexico, la sala era in cattive acque e a rischio di chiusura: mi sono inventato una nuova programmazione (film musicali, film in lingua originale, film di nicchia) per mantenere vivo in una zona periferica un punto di aggregazione importante per giovani e meno giovani. Ho avuto il coraggio di rischiare in prima persona per inseguire un sogno e il tempo mi ha dato ragione, anche se oggi i monoschermi sono molto penalizzati dalla concorrenza spietata delle multisala

Unico rammarico per Sancassani la prematura scomparsa del padre, prima che facesse in tempo a renderlo partecipe dei successi di questo suo cinema paradiso, perseguiti con tenacia, curiosità e lungimiranza da lui che non proveniva da una dinastia del cinema e che aveva deciso di lasciare Bellagio, dove la famiglia credeva invece che potesse trovare un’occupazione sicura, come chef o cameriere. 

Ma la sua ispirazione era un’altra e, come scrive la poetessa Wisława Szymborska, l’ispirazione non è privilegio esclusivo di poeti o artisti, ma ci sono state e sempre ci saranno persone che ricevono la sua visita, quanti hanno consapevolmente scelto la propria vocazione e svolgono il proprio lavoro con amore e immaginazione. Il lavoro di queste persone diventa un’avventura continua, nella misura in cui riescono a trovarvi sempre nuove sfide. Le difficoltà e le battute d’arresto non soffocano la loro curiosità.

Antonio Sancassani ha saputo seguire senza esitazione la sua vocazione, pur consapevole che mantenere l’indipendenza è una strada sempre in salita e di quanta fatica comporti nuotare costantemente controcorrente come un salmone.

A volte appariva burbero, irascibile, caustico, ma era capace di grande tenerezza, come testimonia don Davide Milani a proposito dei posti in legno del cinema di Bellagio, dove sedevano i suoi genitori, che volle fossero lasciati intatti nel corso della ristrutturazione. Fece inoltre ricollocare all’ingresso della sua casa i gradini del fienile sui quali aveva udito bambino i passi del padre sotto il carico della gerla di fieno: poteva così salirli ogni volta che ritornava a Bellagio.

E’ stato per oltre quarant’anni un vero protagonista della cultura milanese e ha ottenuto anche il riconoscimento dell’Ambrogino d’oro. Ha saputo fare servizio pubblico, aguzzare l’ingegno per offrire scelte di cui poter essere orgoglioso, per scovare la perla da donare al pubblico, come dice Michele Rho nel docufilm “Mexico! Un cinema alla riscossa”. Voglio citare alcune di queste perle, che ho particolarmente amato: “Poesia che mi guardi” di Marina Spada, che riporta all’attenzione l’opera della poetessa milanese Antonia Pozzi in occasione del centenario; “Cuntami. Storie di canto magico”, il viaggio personalissimo di Giovanna Taviani nel mondo dei nuovi narratori orali siciliani, che si richiamano alla grande tradizione del cunto e dei cantastorie; il racconto di Gabriele Guidi “Terezin”, che rievoca le atmosfere della detenzione nel campo a poche decine di chilometri da Praga.

Per non parlare de “Il vento fa il suo giro”, l’opera prima autoprodotta da Giorgio Diritti, diventata un vero caso cinematografico del passaparola con il record nazionale di due interi anni di programmazione e 60.000 spettatori: film pluripremiato, ma che stentava a trovare attenzione, del quale Sancassani si è innamorato, regalandogli la meritata visibilità.

***

Antonio si è spento il 4 gennaio.

Pochi giorni dopo c’erano tutti gli amici del Mexico a salutarlo e esprimergli gratitudine, in occasione della cerimonia laica che non poteva che svolgersi tra le mura del suo cinema gremito, dove per oltre due ore hanno preso la parola talenti giovani e meno giovani, autori alle prime armi scovati da Antonio nella sua incessante attività di scouting e a cui ha dato una vetrina e un’opportunità, con fiducia e senza traccia di snobismo. 

Come ha scritto Giorgio Diritti nel suo post, ti pensiamo all’ingresso del Mexico, la tua bottega d’arte, a salutare uno per uno i tuoi spettatori. 

E esprimiamo coralmente il desiderio che il cinema Mexico continui a essere il cinema Mexico, un luogo intimo e familiare come una casa, un momento di aggregazione spirituale, capace di regalare emozioni, con una propria linea editoriale, una programmazione d’impegno sociale, sperimentazione e valore artistico, che non segue il vento commerciale e privilegia scelte poco convenzionali e controcorrente.

Tenere aperto un cinema così rappresenterà una forma di resistenza politica, morale e culturale. 

Grazie, Antonio. 

Rita Bramante



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