14 gennaio 2025

SOSTENIBILITÀ E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Reset delle strategie di sviluppo


Copia di beltrami3 (8)

PREMESSA

Argomentare sul rapporto tra sostenibilità e intelligenza artificiale è  difficile, per la complessità dei temi e per la rapidità della loro evoluzione. Sottolineo almeno tre questioni:

  1. l’adattabilità del corpo sociale a passare da un sistema di pensiero lineare- intuitivo ad un sistema complesso-dinamico-controintuitivo , che implica il sacrificio di imparare nuovi metodi, e pochi sono disposti a farlo;
  2. la disponibilità a confrontare la propria visione del mondo con quella degli altri, ossia ad agire in modo aperto ed empatico; ma, come sostiene ShopenauerOgni uomo considera i limiti della propria visione come i limiti del mondo”.
  3. la disponibilità di centinaia di miliardi per attivare e gestire le nuove tecnologie. Siamo di fronte ad una rivoluzione nei processi tecnologici che produce la polarizzazione di ricchezza, e nuove regole di convivenza, legate alle nuove dimensioni di spazio (dal fisico al virtuale).

È evidente, a questo punto il problema dell’adattività del corpo sociale e, in particolare del mondo politico, a tali nuove realtà. Scopo di questa relazione è  tracciare un percorso che faciliti nuove simmetrie fra mondi diversi.

ALCUNI FONDAMENTI DELLA QUESTIONE

La storia di sostenibilità ed intelligenza artificiale è dominata dall’interrogativo se l’uomo riuscirà a gestire virtuosamente questi due mondi.

Sul fronte della sostenibilità, Barbara Ward1 nel 1972, alla Conferenza sull’ambiente di Stoccolma, avverte che l’uso incontrollato delle tecnologie e l’avidità potrebbero incatenare il Prometeo moderno alle rocce di un pianeta senza vita.

Sul fronte della cibernetica, Norbert Wiener2 nel 1950 avverte del pericolo delle nuove macchine, se gestite da persone senza scrupoli.

Una problematica, quello dello sviluppo sostenibile che l’ONU, a partire dal 1992, ha cercato di ricondurre a regole condivise organizzate in un’Agenda. Un processo che, dato lo scarso impegno globale, è stato sottoposto a periodiche semplificazioni, passando dai 40 obiettivi dell’Agenda 21 del 1992, ai 17 dell’Agenda del 2015, per scendere agli attuali 63.

In questo lasso di tempo la logica scientifica da  lineare-intuitiva si è evoluta in complessa e contro-intuitiva, a servizio di un’azione politico- economica che dovrebbe passare da una logica di controllo  ad una proattiva-scalare4 .

È una bomba per il nostro sistema politico – amministrativo, basato sulla cultura del controllo passivo, e per il sistema economico, con la sua forte propensione alla rendita.

Il problema centrale è quello dell’adattività dei componenti della nostra società a cambiamenti dirompenti, seguendo il principio del non lasciare nessuno indietro, in simmetria con la strategia del PNRR e del Piano strategico 2022-2025 dell’UNDEP, che delineano un modello di progettazione sostenibile sistemica, grazie alla realizzazione di un numero limitato di interventi strategici con il supporto delle tecnologie immateriali.

Questo implica da parte della pubblica amministrazione il passaggio da procedure lineari a procedure sistemiche, da ‘ordinative’ a proattive. In sostanza l’abbandono della prassi burocratica limitata ad un ben preciso settore a favore dell’agire creativamente in rete. Avete capito che la partita non è e non sarà facile, ma sarà decisiva per la democrazia del nostro paese, adagiata su una prassi fondata sui ristori e lontana dall’affrontare le difficili dinamiche poste dalle dirompenti innovazioni e dalla cultura di rete.

MISURARE IL CAMBIAMENTO: GRANDE ACCELERAZIONE,  CONFINI PLANETARI, TIPPING POINT

A fronte dell’accelerazione dei problemi ambientali, dopo la Conferenza di Stoccolma, i grandi centri di ricerca (NASA – USA, SEI – Svezia, PiK – Germania, Club di Roma-Svizzera,…) hanno incentrato gli sforzi per documentare “La grande accelerazione”: nella sottrazione di materia, nell’aumento delle esternalità, nella crescita della popolazione5.

Per contrastare “la grande accelerazione”, manifestatasi prevalentemente a partire dal secondo dopoguerra, nasce l’esigenza del passaggio da un modello di sviluppo sottrattivo – meccanico, basato sulla  rivalità dei beni, a un modello biologico-immateriale, bio-compatibile e non rivale. Sopratutto nasce la priorità di misurare  la compatibilità fra i processi di accelerato consumo di risorse e la capacità di carico della terra, ossia di 9 “Earth Boundaries”6  :

  1. Cambiamento climatico: concentrazione di diossido di carbonio in atmosfera e cambiamento della forzante radiativa;  valori  già  superati;
  2. Perdita della biodiversità: tasso di estinzione delle specie , valore già superato;
  3. Flussi biochimici: cicli di nitrogeno (nitrogeno rimosso dall’atmosfera dall’attività umana) e i cicli di fosforo (fosforo che fluisce negli oceani); valore del nitrogeno già superato, mentre quello del fosforo è prossimo al superamento;
  4. Ozono stratosferico: concentrazione di ozono in atmosfera, valore non superato;
  5. Acidificazione degli oceani: aragonite sulla superficie dei mari, valore non superato;
  6. Acqua dolce: consumo umano di acqua dolce, valore non superato;
  7. Utilizzo dei suoli: % di copertura del suolo convertita a terreni agricoli, valore non superato;
  8. Aerosol atmosferico:  particolato in atmosfera; valore non ancora determinato;
  9. Inquinamento chimico: valore non ancora determinato .

La comunità scientifica, per contrastare il superamento della capacità di carico della terra per gran parte di questi fattori, ha promosso una sistema di Convenzioni che riguardano tutti i sistemi di vita: la Convenzione di Parigi sul cambiamento climatico, la Convenzione sulla biodiversità, la Convenzione sulle acque……

Ma intervenire sui confini della terra non è solo un problema tecnico, implica modificare con urgenza e  “senza lasciare nessuno indietro” culture e comportamenti sociali consolidati, le cui traiettorie e tempi di  modifica non sono prevedibili a priori7.

Sull’urgenza: gli scienziati propongono la strategia dei “tipping point”o punti di ribaltamento, tecnici e sociali. Ossia propongono di operare con strumenti di analisi e di azione sistemici sui punti prioritari di crisi, che generano il più alto numero di interdipendenze negative e che interagiscono sul campo macro  più ampio.

A livello di tipping point tecnici, in Italia quelli climatici8  sono: lo scioglimento dei ghiacciai alpini, l’innalzamento del livello del mare, l’aumento della temperatura dell’acqua del Mediterraneo, la tropicalizzazione del clima.

A livello di tipping point sociali, Il Posdam Institut for Clima individua9 i seguenti punti:

Tipping Point Sociali Potenziale riduzione GHG Tempo di  ribaltamento
1: Produzione e stoccaggio di energia rinnovabile 21% in 1 anno Circa 10 anni
2: Insediamenti 0 Carbon Riduzione del 32% in  14 anni Circa 10 anni
3: Finanza ‘verde’ 26% emissioni Ore
4: Sistema delle norme e dei valori Senza precedenti Da 30 a 40 anni
5: Sistema dell’educazione Fino al 30% Da 10 a 20 anni
6: Informazioni e feedback Fino al 10% Pochi anni

Sul “senza lasciare indietro nessuno”: lo stesso processo adottato per i punti di crisi tecnici è  adottato per i punti di crisi sociali. Ma a questo punto gli operatori pubblici  devono adeguare i loro strumenti e, in sinergia con il mondo scientifico, usare strumenti sistemici.

ASIMMETRIE FRA  TIPPING POINT CLIMATICI E SOCIALI

I tipping point dei sistemi sociali presentano sostanziali differenze nella  struttura e nei meccanismi rispetto a quelli climatici :

Agency: è l’esclusiva capacità umana  di prendere decisioni proattive, immaginare scenari a scale temporali e spaziali multiple e tracciare percorsi d’azione consapevoli.
Reti sociali:  differiscono da quelle naturali per qualità dei nodi, delle interconnessioni, dei processi e  delle dinamiche  di trasmissione delle informazioni (culturali e simboliche).
Scale temporali:  il ribaltamento nei sistemi sociali si manifesta  su una scala che va dai mesi ai decenni, mentre per il ribaltamento climatico gli elementi variano dagli anni ai millenni.
Complessità: i processi di ribaltamento sociale si verificano in sistemi adattivi complessi, in contrapposizione a quelli  climatici, complessi ma non adattivi.

Il nodo chiave quindi diventa la capacità della Pubblica Amministrazione e del personale politico di gestire sistemi adattivi complessi, che essendo contro intuitivi, richiedono uno sforzo rilevante di riconversione culturale  per superare I sistemi di analisi e di gestione lineari.

SIAMO VERAMENTE NEI GUAI: RESET DELLE STRATEGIE DI SVILUPPO PER CONFINI AMBIENTALI SOSTENIBILI, SICURI E GIUSTI.

Infatti, il contenimento dell’aumento della temperatura di  +1,5° entro il 2100, rispetto alla temperatura all’inizio della rivoluzione industriale, programmato dalla Convenzione di Parigi, è già stato raggiunto  a fine anno, per cui probabilmente nel 2100  l’aumento della temperatura sarà di 3°.

La risposta a tale emergenza è un reset degli obiettivi tecnici e sociali di contenimento del cambiamento climatico secondo il concetto dei confini ambientali sostenibili, sicuri e giusti.

I confini ambientali sostenibili (ESB) sicuri sono i valori obiettivo ottimali per raggiungere una stabilità climatica simile all’Olocene, mentre i confini ambientali sostenibili (ESB) giusti sono i valori obiettivo raggiungibili  con  trasformazioni che soddisfino i bisogni minimi di tutti, attraverso tecnologie sostenibili, rispetto dei diritti umani, cambiamento dei valori e della governance e redistribuzione delle risorse, per consentire a tutti di vivere in modo equo e sano.

L’ESB giusto si fonda sul concetto di ecospazio, pari allo spazio ambientale realmente utilizzabile o disponibile se le risorse della Terra fossero usate in modo sostenibile (per soddisfare le giuste esigenze minime di accesso per tutti).

La Commissione per la terra definisce gli ESB sicuri e giusti per cinque domini :

  • ESB sicuri:
    1.
    clima, il limite sicuro  dovrebbe essere inferiore a +1°C (rispetto alla temperatura ad inizio era industriale)
    2. biosfera: per ogni km2 una superficie >20–25% dovrebbe essere biotica
    3. cicli dei nutrienti (fosforo e azoto),
    4.dell’ acqua dolce (superficiale e sotterranea)
    5. dell’aerosol devono essere allineati con gli standard di qualità dell’OMS e del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente;
  • ESB giusti: l’azione pubblica, con l’ecosistema  dei portatori di interesse, è chiamata ad  avviare  processi interscalari , basati su condivisione multipla, supportati da politiche, da schemi di gestione  e di pianificazione innovativi, finalizzati alla crescita dell’intelligenza collettiva.

Il risultato è un modello di progettazione collaborativo  fra politiche ambientali e sociali, attento alla salvaguardia dei beni comuni residui, con al centro  lo spazio cognitivo, immateriale e quindi ubiquo.

Con l’irrompere dell’immaterialità, gli effetti dirompenti della sostenibilità diventano intimamente correlati a quelli della cibernetica, base dell’intelligenza artificiale.

SVILUPPO SOSTENIBILE GIUSTO: ATTREZZARSI PER IL CAMBIAMENTO CIBERNETICO

Con l’avvento della cibernetica emerge una nuova generazione di infrastrutture e di nuove regole di progettazione, il cui scopo è dicotomico: per alcuni costruire un super uomo di “chip e latta”, che sostituisca l’uomo di sangue e carne, per altri potenziare le capacità ”degli uomini quali Tarzan nella foresta dei media”11.

Una nuova generazione di infrastrutture: nell’era attuale lo sviluppo sostenibile è supportato da reti neuronali e piattaforme, le cui caratteristiche sono:

reti neuronali: sono paragonabili  alla struttura mentale, con alta intensità di neuroni e di sinapsi (1 mm3 di tessuto cerebrale contiene 1,400 terabytes di dati); sono la principale forza guida delle organizzazioni, economiche e sociali, sono in grado di generare  ‘emergenze’ (ossia fatti nuovi non prevedibili a priori). Queste reti in quanto immateriali sono ubique, e sono la causa  del collasso dei confini, basati sulla cartografia del 18° secolo, e delle  strutture amministrative e legali (basate su proprietà, recinzione, estrazione). Per contro fanno emergere processi basati su  valori, piuttosto che su confini territoriali, sono in grado di  promuovere l’auto-organizzazione delle comunità  e lo sviluppo di modelli di progettazione innovativi: cooperativi,  decentrati e resilienti. Date le loro caratteristiche dirompenti implicano l’urgenza del rinnovo dei saperi e della riforma dei  processi educativi;
piattaforme: sono paragonabili a una biblioteca di Babilonia virtuale e la loro funzione è raccogliere, manipolare e gestire un’arca di Noè di dati. In sostanza sono le infrastrutture organizzative destinate a promuovere, gestire e regolare uno sviluppo in cui la materia prima è l’informazione. La gestione della piattaforma è dicotomica: se pubblica, ha la missione di generare nuovo valore e mitigare il caos generato dalla complessità, se privata, di ricavarne il massimo profitto.
Non proprio lo stesso obiettivo tenendo conto anche che la forza della piattaforma consiste nell’essere all’incrocio fra politica ed attori sociali e di gestirne i processi di feedback.

In sintesi chi governa la piattaforma governa tutto, a condizione di disporre dei capitali stellari indispensabili per il suo attrezzaggio12.

Ma non dobbiamo dimenticare la faccia nascosta di reti e piattaforme: le esternalità.

Le nuove tecnologie hanno riempito il cielo di satelliti spazzatura, hanno prelevato tanta acqua da spostare l’inclinazione dell’asse terrestre, hanno accelerato processi di esclusione ed una crescita esponenziale della povertà.

Nuove regole di progettazione: le nuove infrastrutture sono strumentali alla gestione di   sistemi adattivi complessi. Ma organizzazione ed infrastrutture implicano nuovi obiettivi di potere. Quindi, quale sarà il loro scopo finale?

Le risposte sono divergenti13. Secondo Google (ed i suprematisti) le reti neuronali attuali sono il secondo stadio della marcia verso l’intelligenza artificiale autonoma, quindi  della supremazia assoluta della macchina di latta rispetto a quella in sangue e carne, e tutto dipenderà (come intuì Wiener) da chi comanda la macchina di latta.

Secondo l’Accademia cinese delle scienze la tecnologia dell’IA non ha lo scopo di simulare la potenza di Dio, ma di facilitare  l’armonia del  sistema olistico di risorse su cui si basa  il mondo14.

La questione non è secondaria ed il sistema europeo, a cavallo fra euro-asia ed euro-atlantico, potrebbe essere la piattaforma generativa di visioni che tengano conto di tali asimmetrie culturali, che alimentano le attuali policrisi che stanno distruggendo il pianeta.

ATTREZZARSI PER IL CAMBIAMENTO CIBERNETICO: QUALI NUOVE LEADERSHIP PER  GESTIRE SISTEMI ADATTIVI COMPLESSI E ‘GIUSTI’

La questione che pone questa relazione è il comportamento delle nostre società e delle classi dirigenti (specie pubbliche), poco propense all’’agente’, che stanno assistendo con tranquillità al passaggio dall’ideale del “nessuno resti indietro” all’avanzata  dei suprematisti15, con le loro infrastrutture di chip e latta finalizzate a superare le capacità dell’uomo ed indifferenti alle regole democratiche.

Lo scenario è quello di un arcipelago in cui, oltre ai suprematisti, viaggiano alla deriva gli iceberg dei poteri accumulati nelle diverse rivoluzioni industriali: le banche, le grandi istituzioni pubbliche, le industrie che non hanno colto fenomeni di cambiamento. Grande la loro potenza residua, pari all’incapacità di vedere strategie innovative. Un giorno realizzano grandi lucri speculativi, un giorno fanno pagare ai cittadini le loro ‘bolle’.

Infine ci sono i filosofi, fra cui eccellono gli italiani, che spaccano il capello in quattro alla ricerca dei ruoli etici per l’IA e di vie di compatibilità fra il vecchio e il nuovo, ma quando si parla di investimenti, o sbattono contro gli iceberg, o devono usufruire dei servizi dei suprematisti.

È tutto vero, ma siamo seri, con l’attuale senso civico e con i nostri apparati (nazionali ed europei), sensibili a ristori e quantitative easing, dove pensavamo e pensiamo di andare?

L’impegno quindi deve essere per una politica ‘giusta’, fondata sull’urgente capacità di sviluppare un’intelligenza collettiva democratica.

Giuseppe Longhi*

* rielaborazione della relazione tenuta a “Incontri Riformisti 2024”, Eupilio

Riferimenti

  1. Una sola terra, Mondadori, 1972
  2. Introduzione alla cibernetica, Bollati e Boringhieri, 1966
  3. https://www.undp.org/sustainable-development
  4. https://medium.com/@undp.innovation
  5. The Great Acceleration, in: DOI: 10.1177/2053019614564785
  6. https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.adh2458
  7. https://ernesto-87727.medium.com/measuring-the-social-boundaries-a-critical-imperative-for- our-world-6de9d30f3a66.
  8. https://global-tipping-points.org/resources-gtp/
  9. https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.1900577117
  10. https://www.thelancet.com/journals/lanplh/article/PIIS2542-5196(24)00042-1/fulltext
  11. Toyo Ito, Tarzans in the Media Forest , AAL,2011
  12. Argomento questo trattato con particolare chiarezza da Paolo Benanti in:

https://www.youtube.com/watch?v=7KrWCSciOCk

  1. Argomento trattato in: ArcipelagoMilano 5.12.2023, Giuseppe Longhi, Una intelligenza artificiale per competere con Dio o per aumentare le capacità della comunità?
  2. Feng Liu , Yong Shi, Research on Artificial Intelligence Ethics Based on the

Evolution of Population Knowledge Base in: https://arxiv.org/pdf/1806.10095

  1. sull’avanzata dei suprematisti si veda:

– Ray Kurzweil on how AI will transform the physical world, in: The Economist,17.6. 2024
– Joy Ito, Resisting reduction, in: https://jods.mitpress.mit.edu/pub/resisting
reduction/release/19
– Timnit Gebru, Intelligenza Artificiale-Attivismo politico, 12.10.2024 intervista a Tghat Forum in: https://www.youtube.com/watch?v=Fc9RWG3nnZA
– Dan Acemoglu sull’intelligenza artificiale, in: SocialScienceBites, 3.9.2024



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