14 gennaio 2025
QUALE LIMITE ALLA REALTÀ O ALL’UTOPIA?
Da che parte sta andando il mondo?
14 gennaio 2025
Da che parte sta andando il mondo?
La celebre frase di Franklin Delano Roosevelt, “Il limite alle nostre realizzazioni del domani sono i nostri dubbi di oggi”, mi ha spinto a interrogarmi profondamente sul mondo di oggi e sul futuro che vogliamo costruire. Cosa ci offre oggi il mondo? Quale strada ci indica affinché la “civiltà” si attivi per un futuro più giusto e sostenibile? Come può l’essere umano smettere di distruggere ciò che la natura ci dona quotidianamente, trasformando il suo agire in un atto di custodia e gratitudine?
Mi chiedo anche cosa possa pensare Dio dell’umanità che percorre questa terra: un’umanità talvolta capace di grandi sogni e di immense conquiste, ma altrettanto spesso vittima dei propri limiti, errori e distruzioni. Esiste un percorso che ci permetta di realizzare sogni positivi, liberandoci dai dubbi che ci assalgono quotidianamente? Chi potrebbe assumere il ruolo di guida per condurci verso un mondo sereno, pacifico e sostenibile? Dovremmo forse rivolgere il nostro sguardo ai pedagoghi, agli studiosi della civiltà o ad altre figure di saggezza e leadership?
E poi, una domanda fondamentale: cosa possiamo fare, come genitori e individui, per educare i nostri figli (e noi stessi) alla civiltà, al rispetto, alla giustizia? Qual è il ruolo specifico di ciascuno di noi, uomini e donne, in questa missione? Forse, ciò che manca davvero al mondo è la saggezza. Ma se è così, come possiamo riempire questo vuoto? È possibile coltivarla, trasmetterla, risvegliarla in un’umanità spesso accecata dall’egoismo e dalla superficialità?
Infine, mi chiedo: riusciremo a salvarci? O forse il mio pessimismo esagera la realtà, e l’uomo non è poi così cattivo come talvolta penso? C’è ancora speranza di riscatto, e, se sì, chi o cosa sarà il motore di questa rinascita? O è solo utopia?
Il mondo di oggi: tra opportunità e contraddizioni
Viviamo in una realtà ambivalente. Da un lato, il nostro tempo offre strumenti straordinari: tecnologie avanzate, conoscenze scientifiche e una crescente consapevolezza delle sfide globali come il cambiamento climatico, le disuguaglianze sociali e la perdita di biodiversità. Dall’altro, questa modernità genera complessità e contraddizioni: il consumismo, l’individualismo esasperato e la tendenza a dimenticare l’interconnessione fondamentale tra uomo e natura. Non dobbiamo avere una visione del mondo che riduce tutto a un “fondo” da sfruttare, invitandoci a riscoprire un rapporto di cura e rispetto verso l’ambiente.
La direzione che il mondo ci indica non è univoca. L’umanità si trova dunque a un bivio può scegliere se usare i propri strumenti per costruire un mondo più giusto e sostenibile o per perpetuare uno sfruttamento miope delle risorse e delle persone. Questa scelta implica una riflessione sulla responsabilità. La natura ci invita a vivere in armonia con essa, ricordiamoci che “la terra non è una merce, ma una comunità a cui apparteniamo”. Educarsi al rispetto per la biodiversità e ai limiti naturali è un atto di saggezza, mentre modelli come l’economia circolare e lo sviluppo sostenibile possono offrire soluzioni concrete.
Un cambio di paradigma è essenziale. “La natura si comanda solo ubbidendole”, anche se l’uomo moderno si è spesso illuso di essere padrone della natura, dimenticando che fa parte integrante di essa. Per invertire questa tendenza, occorre una nuova alleanza con il mondo naturale, che riconosca le risorse del pianeta come finite. Questo riconoscimento può essere considerato un atto di umiltà e di saggezza, dove si invita l’uomo a considerare il futuro delle generazioni che verranno nel suo agire presente.
L’essenza creativa e lo strumento del cambiamento non possono fare a meno dell’immaginazione. L’immaginazione non è soltanto un’attività intellettiva che ci consente di creare immagini mentali o di sognare un futuro diverso. È una facoltà fondamentale che permea ogni ambito della vita umana, dal pensiero scientifico alla creazione artistica, dall’empatia alla capacità di risolvere problemi complessi. Essa rappresenta la capacità di vedere oltre ciò che è immediatamente presente, di concepire possibilità e mondi alternativi, e di collegare elementi apparentemente distanti per generare qualcosa di nuovo.
Secondo Immanuel Kant, l’immaginazione è una facoltà centrale nel nostro modo di comprendere il mondo. Nel suo sistema filosofico, l’immaginazione gioca un ruolo cruciale nella sintesi tra i dati sensoriali che riceviamo e le categorie della nostra mente, rendendo possibile il pensiero e la conoscenza. In altre parole, non c’è percezione o comprensione senza un intervento creativo dell’immaginazione.
Nella storia del progresso umano, l’immaginazione ha sempre giocato un ruolo centrale. Pensiamo a grandi visionari come Leonardo da Vinci, che non solo osservava la natura con attenzione, ma ne traeva ispirazione per concepire invenzioni futuristiche come il volo umano. Senza immaginazione, non ci sarebbero stati né i voli nello spazio né le rivoluzioni tecnologiche.
L’immaginazione scientifica è altrettanto essenziale. Isaac Newton, riflettendo su una mela che cadeva da un albero, riuscì a immaginare un principio universale come la gravità. Charles Darwin, osservando piccoli dettagli della natura, immaginò il processo di selezione naturale che connette ogni specie. L’immaginazione, in questi casi, è stata il ponte tra l’osservazione empirica e l’idea rivoluzionaria.
Anche nella filosofia della scienza, l’immaginazione è vista come essenziale per formulare ipotesi. Nessuna scoperta nasce dal semplice accumulo di dati; serve un’intuizione, una visione. Come Karl Popper stesso ha affermato: “Ogni grande scienza comincia con una mitologia e finisce con un’opera d’arte”.
Ma l’immaginazione non è solo una forza intellettuale; è anche una capacità profondamente umana e relazionale. È grazie all’immaginazione che riusciamo a metterci nei panni degli altri, a immaginare il loro dolore, le loro gioie, le loro esperienze. Pensare di immaginare il punto di vista dell’altro è un atto politico fondamentale, ovvero il primo passo verso una società più giusta e compassionevole.
L’empatia, che è alla base della convivenza umana, è dunque strettamente legata all’immaginazione. Pensiamo a come un romanzo o un film ci permette di vedere il mondo attraverso gli occhi di un personaggio diverso da noi. La narrativa è uno strumento potente per espandere la nostra capacità.
L’immaginazione è anche il cuore pulsante dell’arte. Gli artisti sono coloro che, più di altri, riescono a “vedere” il mondo non solo com’è, ma come potrebbe essere. La grande arte, da sempre, ci invita a immaginare nuove possibilità, ci spinge a riconsiderare ciò che diamo per scontato e ci ispira a trasformare la realtà.
In ambito spirituale, l’immaginazione ci permette di concepire realtà che vanno oltre il tangibile. Le religioni e le filosofie spirituali si basano su narrazioni che sfidano il quotidiano, proponendo un senso più ampio per la vita e una connessione profonda con l’universo. Plotino, uno dei padri del neoplatonismo, sosteneva che l’immaginazione è il ponte tra il mondo materiale e quello spirituale, una sorta di linguaggio attraverso cui l’anima comunica con il divino.
La spiritualità può giocare un ruolo fondamentale. Questa riconciliazione passa per un cambiamento radicale di paradigma: accettare i limiti del pianeta, riconoscere che le risorse non sono infinite e coltivare il senso del sacro nella natura. Molte tradizioni religiose hanno celebrato la natura come espressione del divino, vedendola non come semplice risorsa, ma come compagna e maestra. Recuperare questa visione potrebbe aiutarci a sviluppare un rispetto più profondo per ciò che ci circonda. E’ sufficiente ricordarsi San Francesco d’Assisi, con il suo Cantico delle creature.
In momenti di smarrimento, l’umanità spesso si rivolge a Dio. Ma c’è una qualche relazione che esiste tra Dio e l’uomo? Dio può essere visto non solo come una figura religiosa, ma come simbolo di un ordine superiore o di una verità trascendente. Se Dio osserva l’uomo, potrebbe chiedersi: “Cosa stai facendo con il dono della vita? Hai scelto la via dell’amore o quella dell’egoismo?”
Il concetto di Dio come speranza o specchio ci invita a riflettere sul libero arbitrio. La libertà è una benedizione, ma anche una sfida morale. Se accettiamo che il divino sia presente nella natura, allora ogni atto di distruzione verso l’ambiente diventa una violazione di questa sacralità. Forse Dio ci invita a riconnetterci con il creato, non con paura, ma con gratitudine e rispetto.
E alla sostenibilità che ruolo diamo? Quale percorso fare per supportarla’
Indubbiamente esistono pratiche concrete per la sostenibilità, la quale richiede azioni tangibili, come l’educazione ambientale, insegnare fin dall’infanzia l’importanza della tutela del pianeta, e pure l’economia rigenerativa è utile per passare da un modello estrattivo a uno che ripari i danni fatti, come nell’agricoltura biologica e nella riforestazione, ed infine la responsabilità individuale e collettiva poiché ogni gesto conta. La natura non è solo una risorsa; è una compagna di viaggio.
Ma è necessario avvalersi anche di una pressione politica per promuovere politiche ecologiche da parte di governi e aziende
E’ pure influente educare le nuove generazioni ad una missione cruciale per costruire un futuro migliore. Infatti l’educazione dovrebbe formare cittadini morali e liberi, capaci di discernere il bene dal male. Per i figli, l’educazione al rispetto della natura, degli altri e di sé stessi rappresenta la radice di un mondo più giusto. Insegnare ai bambini a sviluppare empatia e senso critico significa fornire loro gli strumenti per affrontare un futuro complesso.
I genitori, con il loro esempio, sono i primi educatori. I figli imparano più da ciò che vedono fare che da ciò che sentono dire. Promuovere la gentilezza non come debolezza, ma come forza, e incoraggiare la curiosità intellettuale rappresentano i primi passi per costruire una società più consapevole. Khalil Gibran, ricorda che “i figli non sono figli tuoi. Sono figli e figlie della vita stessa. Tu puoi dare loro il tuo amore, ma non i tuoi pensieri, perché essi hanno i propri”.
Badando a ciò che ha importanza fondamentale nell’ educare i figli diventa una responsabilità immensa, ma indispensabile per creare un mondo migliore. L’educazione non è solo un trasferimento di conoscenze; è la formazione di un carattere morale e civile., come il rispetto per la natura, per gli altri e per sé stessi, insegnare a distinguere il bene dal male e a pensare autonomamente, il tutto con gentilezza da non considerarsi come debolezza, poiché è una forza che crea legami autentici.
Autorevole e di peso è il dubbio che fa parte della condizione umana, il quale può trasformarsi in un motore di crescita. Considerare il dubbio come primo passo verso la conoscenza, diventa una forza che ci spinge a cercare risposte. Tuttavia, il dubbio, se non alimentato dalla fiducia, rischia di paralizzarci. La storia, però, ci offre esempi di rivoluzioni morali, sociali e culturali che sono nate da visioni apparentemente utopiche.
Ecco (e ci ritorno) che diventa proficuo ed efficace agire sull’immaginazione, la quale torna fondamentale ed è essenziale. Albert Einstein diceva che “l’immaginazione è più importante della conoscenza”, perché ci consente di vedere possibilità oltre i confini del presente. Sognare un mondo migliore è il primo passo per costruirlo, e la saggezza ci aiuta a discernere ciò che è giusto da ciò che è utile. La saggezza, non è il possesso di risposte definitive, non è un dono acquisito; è il frutto di esperienza, riflessione e silenzio, ma la capacità di riconoscere la propria ignoranza e di cercare continuamente la verità
Per lo più l’immaginazione è strettamente connessa all’azione. Immaginare un futuro diverso è il primo passo per realizzarlo. John Dewey, filosofo e pedagogista americano, affermava che la democrazia non è solo un sistema politico, ma un modo di vivere, e che l’immaginazione è ciò che ci permette di immaginare alternative, di sognare una società più equa e di lavorare per essa.
La capacità di immaginare alternative è particolarmente importante in tempi di crisi. In un mondo caratterizzato da disuguaglianze, conflitti sociali e cambiamenti climatici, l’immaginazione diventa uno strumento di speranza e resilienza. Esplorare il concetto di immaginazione è la capacità di “sovvertire” l’ordine delle cose e aprire spazi per il nuovo. Qualcuno diceva che immaginare significa anche interrogare il presente e trasformarlo.
Viviamo in un’epoca che privilegia la velocità che all’essere profondo, ma riscoprire la saggezza significa dare valore all’esperienza e al pensiero critico.
Cerchiamo un leader che ci accompagni? Non esiste un unico leader o salvatore capace di guidarci verso un mondo migliore. La leadership deve essere collettiva. I valori universali – compassione, giustizia, solidarietà – devono essere incarnati non solo da figure illustri, ma da ciascuno di noi.
Ognuno può essere un leader nel proprio ambito, influenzando positivamente il proprio ambiente.
Uomini e donne hanno ruoli complementari nel cambiamento. Collaborare per il bene comune, superando stereotipi e valorizzando le differenze, è la chiave per costruire un futuro equilibrato. L’unione delle diversità è una forza, non una debolezza.
C’è da domandarsi se ci salveremo?
La storia dimostra che l’uomo è capace di grandi errori, ma anche di straordinarie imprese. La salvezza dipende dalla volontà collettiva e dall’impegno individuale. Non è una certezza, ma una possibilità. Richiede coraggio morale, solidarietà globale e una continua volontà di migliorare.
Credo che l’uomo non sia intrinsecamente cattivo, ma possa smarrirsi. Ha tuttavia la capacità di ritrovare la strada giusta, attingendo alla saggezza, alla creatività e alla forza della comunità. Il futuro non è già scritto; è qualcosa che possiamo creare insieme.
“Il limite alle nostre realizzazioni del domani sono i nostri dubbi di oggi”, scriveva Franklin D. Roosevelt.”
Questa è la frase iniziale di questo saggio, ed è una frase che risuona un monito profondo: il dubbio! se non accolto e trasformato, può paralizzare l’azione e spegnere il fuoco dell’immaginazione. Con tutto ciò, il dubbio non è un nemico da combattere, ma un alleato da comprendere. Esso è la prova della nostra capacità di pensare, immaginare e progettare.
Attraverso il nostro percorso, abbiamo esplorato come il dubbio sia un terreno fertile, un punto di partenza per una riflessione che, se guidata dall’immaginazione, può dar vita a una trasformazione concreta. L’immaginazione non è solo evasione, ma un ponte verso il possibile, un modo di vedere oltre i limiti imposti dalla realtà immediata. È immaginando mondi migliori, soluzioni innovative e rapporti più armoniosi con la natura e con gli altri, che possiamo liberare il nostro potenziale creativo e realizzare il domani che desideriamo.
Come ci ricorda Oscar Wilde, “una mappa del mondo che non include l’utopia non merita nemmeno di essere guardata”. Questo richiamo all’utopia non è un invito a sognare irrealisticamente, ma a osare vedere oltre, con la consapevolezza che le grandi imprese dell’umanità sono nate da un’idea immaginata e poi concretizzata.
Rispondendo alla provocazione di Roosevelt, possiamo concludere che i nostri dubbi di oggi non devono essere un limite, ma un trampolino di lancio. Coltivando l’immaginazione, alimentando la visione con la conoscenza, e accompagnando il tutto con l’azione responsabile e collettiva, possiamo infrangere i confini dell’incertezza e costruire un futuro più giusto, sostenibile e pieno di significato. La strada è nelle nostre mani, e il domani che sogniamo dipende da ciò che scegliamo di fare, qui e ora.
Carlo Lolla