17 dicembre 2024

INTELLETTUALI E POLITICA: NUOVO TRADIMENTO DEI CHIERICI

Vuoti ideali e rischi reali


Copia di beltrami3 (38)

La debolezza della politica nel governo effettivo della realtà attuale è riconosciuta su più fronti e da più fonti. Ma se l’élite di potere è malata, anche l’intellighenzia si sente poco bene. Come rispondono i maestri del pensiero, nonché l’ampia schiera di epigoni nel campo della comunicazione, delle professioni e dell’accademia? La risposta, con rare eccezioni, appare evasiva se non del tutto compiacente.

Ci troviamo forse di fronte alla riedizione di quello che, quasi cent’anni fa, venne definito impietosamente il “tradimento dei chierici” ovvero la ripulsa, da parte delle teorie filosofiche allora emergenti, di quei valori di razionalità e moralità che da Platone a Kant avevano illuminato la civiltà occidentale.

Norberto Bobbio, commentando la cruda tesi di Julien Benda, indica i due supremi valori che sarebbero oggetto del tradimento: “nell’ordine intellettuale la verità, nell’ordine morale la giustizia”. (*)  

L’invettiva verso i chierici traditori in effetti era stata lanciata, nel clima infuocato del primo dopoguerra, contro le tendenze autoritarie, scioviniste e razziste (l’affare Dreyfus era appena alle spalle) la cui matrice ideologica era rinvenuta nelle correnti irrazionaliste che avevano preso piede nella cultura europea. (**)

Oggi, se guardiamo alle contraddizioni di fondo che meriterebbero scelte responsabili e consapevoli (pace-guerra, opulenza-povertà, ambiente naturale-crisi climatica, ecc.) la politica balbetta, quando non regredisce a opzioni dannose e pericolose. Ma l’intellettualità, più o meno ufficiale, che ruolo gioca?  L’impressione di rivivere il clima che un secolo fa inneggiava alle guerre da vincere, ai superuomini da elevare, ai prodigi tecnici futuristici purtroppo pare verosimile.

Tuttavia il “secolo breve” ha poi vissuto momenti ben diversi. Nel secondo dopoguerra la voce di eminenti personalità del mondo della scienza, delle lettere e delle arti (Einstein, Sartre, Picasso per citare tre nomi tra gli altri) si è levata con forza per scongiurare la possibile catastrofe nucleare. La politica dovette tenerne conto ed avviare negli anni ’60 (dopo la crisi di Cuba) almeno un decennio di distensione e potenziale disarmo bilanciato.

Ma oggi (ad eccezione di Papa Francesco) ?

Se infine, dalle stelle alle stalle, limitiamo lo sguardo alle nostre vicende “locali” la situazione non appare più confortante. L’incredibile vicenda della legge sulla “interpretazione autentica ”, più volgarmente “salva Milano”, sfascia decenni di cultura urbanistica, di tutele legislative e pratiche amministrative orientate all’interesse pubblico.

Ebbene, al di là dell’oscena convergenza parlamentare perseguita dal partito tuttora dominato dai cacicchi (il sindaco Sala ne è un eccellente campione), quali sono state le reazioni della “classe dirigente” in senso ampio: grande stampa, ordini professionali, associazioni categoriali, mondo accademico?

È toccato piuttosto ai comitati civici ambientalisti lanciare l’appello per riaffermate ragione e dignità nella gestione della cosa pubblica milanese e metropolitana. Ma consimili meritorie iniziative nascono e vivono di giustificate proteste e di utili proposte in una società civile tuttavia “liquida”, purtroppo incapace di coagulare formazioni strutturate necessarie per un’alternativa.

Nel mezzo troviamo invece un’ampia fascia di cittadinanza divisa grosso modo in due aree.

L’una ammansita dalla comunicazione di massa, ove un ruolo decisivo è svolto dagli “intellettuali intermedi”, per usare la definizione gramsciana (giornalisti, pubblicitari, influencer vari), dediti a permeare e conformare il senso comune. L’altra degli esclusi e dei delusi che più o meno consapevolmente hanno perso la fiducia nel sistema che li emargina, non solo economicamente, e intanto non votano.

Nel nostro piccolo possiamo per fortuna annoverare questo Arcipelago Milanese di chierici non traditori, laici e critici, impegnati da oramai un quindicennio (grazie alla incrollabile tenacia e generosa disponibilità del fondatore) nella contesa ideale, etica e politica – per citare ancora Norberto Bobbio – con “passione e discernimento”.

Valentino Ballabio

(*) Il dubbio e la scelta”, 1993, p. 49

 (**) Tra gli esponenti i più noti Nietzsche,  Bergson, F.T. Marinetti  – (da non confondere con Piero Martinetti, docente di filosofia teoretica e morale a Milano, che nel 1931 rifiutò – con soli altri 15 universitari su 1250 – di giurare fedeltà al regime).



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  1. Annalisa FerrarioGli accademici (tranne i pochi coraggiosi che hanno preso posizione sul salvamilano, come riportato sull'ultimo Arcipelago), pensano a stipendio e incarichi e basta. Però appunto ci sono i coraggiosi assieme ai comitati civici, a chi scrive su Arcipelago, ai sindacati inquilini, all' arcivescovo e tanti altri. Non disperiamo.
    17 dicembre 2024 • 21:23Rispondi
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