3 dicembre 2024
DA PIAZZA FONTANA IL GELO SULL’AUTUNNO CALDO OPERAIO
Il 12 dicembre vissuto dalla fabbrica
3 dicembre 2024
Il 12 dicembre vissuto dalla fabbrica
La strage di piazza Fontana colpì a tradimento la lotta dei metalmeccanici, nel culmine della quale il movimento unitario aveva raggiunto piena coscienza delle proprie ragioni e della propria forza. Fu un atto sleale di lotta di classe, una pugnalata alle spalle. Se ancora nel ’68 ad Avola e ’69 a Battipaglia la repressione era stata frontale ed esplicita, il 12 dicembre cambiò le “regole d’ingaggio”.
Sarebbe poi apparsa evidente una precisa regia occulta tesa a frenare l’evoluzione democratica del Paese, alternando ulteriori atti terroristici indiscriminati e uso cinico dell’estremismo: sia indirettamente strumentalizzando l’ultra-sinistra “infantile” post-sessantottesca; sia direttamente organizzando e foraggiando centri eversivi di estrema destra.
Mi permetto un ricordo personale. Sono stato assunto alla “Singer-macchine per cucire” di Monza il 2 maggio 1969, come perito industriale metallurgico. In precedenza avevo lavorato in una piccola e tradizionale fonderia di piombo, col padrone che controllava di persona la carica a caldo del pesante materiale nei forni rotanti, eseguita manualmente con dura fatica da coppie di operai.
La Singer invece, con circa 1.300 dipendenti, era una fabbrica prettamente fordista: multinazionale con sede a Glasgow; meccanica di precisione misurata in millesimi di pollice; catena di montaggio e “tempi e metodi” con organizzazione del lavoro prevalentemente a cottimo, su tre turni di 8 ore compreso il sabato.
Ero addetto, come tecnico d’officina, al reparto “sinterizzazione”: i pezzi venivano prodotti per compressione di polveri metalliche mediante presse pesanti, saldati in forno a ciclo continuo e rifiniti con macchine utensili semi-automatiche. La manodopera, di qualifica generica, aveva la mansione di ripetere movimenti semplici ma con ritmi rigidi, controllati da un “tempista” munito di cronometro.
Durante l’estate la direzione aziendale aveva provveduto ad assumere decine di neo-immigrati meridionali, contando sulla prevedibile debolezza e docilità in vista proprio della scadenza contrattuale. Paradossalmente l’autunno avrebbe poi sancito, superando le iniziali diffidenze, un’inedita unità con gli operai autoctoni più anziani e qualificati, alla fine riconoscenti verso i “teruni” che si erano distinti nella lotta ed anche espresso spontanei quadri sindacali.
Lotta aperta, scioperi articolati, assemblee affollate nel salone mensa con l’ingresso forzato di sindacalisti esterni, manifestazioni in piazza e cortei con gli striscioni delle fabbriche di categoria. Con la partecipazione per la prima volta di tecnici e impiegati a suggellare la rivendicazione dell’inquadramento unico che accompagnava con l’orario, il salario ed i diritti la piattaforma contrattuale.
Quindi l’autunno con un’atmosfera nuova di schietta condivisione, di certezza delle proprie ragioni, di percezione di un consenso popolare diffuso. Con l’occhio rivolto all’esterno dei cancelli dove i problemi della casa, della sanità, dei trasporti pubblici si legavano a quelli del lavoro in una prospettiva di giustizia sociale e progresso democratico. Un pieno di speranze e la sensazione che fosse possibile realizzarle. La notizia della strage invece provocò un improvviso senso di vuoto, un’angoscia che ha lasciato il segno. Ma subito dopo, col ritrovarsi nelle sedi sindacali e di partito e poi in massa nella grande piazza del Duomo tornò il barlume della fiducia nella giusta riscossa.
Il contratto collettivo affermò pertanto diritti e dignità nel rapporto di lavoro, presto sanciti erga omnes con lo Statuto dei lavoratori che avrebbe aperto negli anni ’70 un’irripetibile stagione di riforme sociali e di conquiste civili. (*)
Fu la breve ma intensa stagione dell’egemonia politica e parlamentare che il PCI di Berlinguer riuscì ad imporre, pur non partecipando al Governo e nonostante continui ostacoli e duri contrasti su opposti fronti, con l’unica sponda nelle sottili e fatali convergenze di Aldo Moro.
Finché il segnale definitivo dell’inversione di fase verso un’inarrestabile regressione etico-politica arrivò puntualmente, il 2 agosto 1980, col blocco dell’orologio della stazione di Bologna.
Valentino Ballabio
(*)
Anno | Legge | Oggetto |
1970 | n. 300 | Statuto dei lavoratori: diritti sindacali, tutela dai licenziamenti ingiusti |
1970 | n.281 | Istituzione delle Regioni a statuto ordinario. |
1970 | n.898 | Divorzio: il matrimonio non è più un vincolo a vita, ma una libera scelta |
1971 | n. 865 | Esproprio aree per pubblica utilità |
1971 | n.1044 | Istituzione degli asili nido pubblici per i bambini da 0 a 3 anni |
1971 | n.1204 | Tutela delle lavoratrici madri: permessi per maternità |
1971 | n.820 | Istituzione scuola a tempo pieno: più ore, più attività, più maestre |
1972 | n.772 | Obiezione di coscienza: servizio civile alternativo alla leva militare |
1973 | n.877 | Tutela del lavoro a domicilio |
1974 | DPR 416 | Partecipazione nella scuola: diritti di studenti, insegnanti, genitori |
1975 | n.161 | Nuovo diritto di famiglia: parità di diritti e doveri tra i coniugi |
1975 | n.405 | Consultori familiari: salute, contraccezione, sessualità consapevole |
1975 | n.354 | Riforma penitenziaria: umanizzazione della pena, lavoro, permessi |
1975 | n.685 | Prevenzione, cura e riabilitazione della tossicodipendenza |
1976 | n.319 | Legge Merli: tutela delle acque dall’inquinamento |
1977 | n. 10 | Legge Bucalossi: distinzione proprietà/jus aedificandi e concessione onerosa |
1977 | DPR 616 | Competenza “generale” dei Comuni, abolizione “enti inutili” |
1977 | n.903 | Parità salariale e non discriminazione fra uomini e donne sul lavoro |
1978 | n.392 | “Equo canone”: l’affitto non può superare determinati parametri di reddito |
1978 | n. 457 | Piano decennale per l’edilizia residenziale pubblica |
1978 | n.194 | L’aborto non è più reato, non si muore più per aborto clandestino. |
1978 | n.180 | Legge “Basaglia”: chiusura dei manicomi, assistenza territoriale |
1978 | n.833 | Riforma sanitaria: non più mutue corporative, servizio sanitario universale |
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