19 novembre 2024

TRUMP, GLI USA, LA CINA E MATTARELLA

Capire i nostri rischi


Copia di beltrami 3 (6)

Molinari (direttore di Repubblica) ha detto che l’elezione di Trump sancisce la stagione dei leader: da Trump a Xi a Modi a Putin, a Erdogan. L’Europa ci pensi; si dia un leader forte, in condizione di decidere. Sì. Un leader che serva la Democrazia, la renda sostanziale: faccia splendere gli apparati, le Istituzioni, e asciughi le burocrazie; chiami tutti (Partiti, Sindacati, Associazioni, piccoli Gruppi) a fare proposte che abbiano il piede, siano fondate, scientifiche, abbiano consenso; affermi vergognoso lo sport più diffuso (umiliare i deboli e, da noi, usare scuole, strade e ospedali a scrocco).
Un leader forte e democratico che abbia visione e possa rischiare. La Politica senza visione e decisione (cioè senza Rischio misurato), chiama violenza e vendetta. In altre parole: far uscire l’Europa, l’ONU, la Politica da chiacchiere, tattiche e veti. Dall’immobilismo. Dare loro il ruolo atteso. Ma, se guarda indietro, il leader è una trappola. Guardiamo avanti e poniamoci una domanda: siamo sicuri che il leader futuro (che immagina il futuro, decide e rischia apertamente il consenso) sarà una singola persona? No. Sarà un Gruppo, una Rete, una squadra. Certo, con un leader, un trainer. Perché il potere, la decisione, il Rischio sono sia individuali sia collettivi (sociali). Non sono dati diversamente, separatamente (Simmel).

Insomma, l’idea del leader singolare è figlia di quella patriarcale, piramidale, del comando che semplifica, chiama a obbedire (ha visioni povere), taglia la complessità e non rischia ma azzarda, sta sempre più su pericoli smisurati. Da secoli le sbaglia tutte. Con troppe guerre, violenze, reazioni, vendette. Il potere individuale è cieco. Così, i sistemi autoritari sono i più esposti a pericoli e azzardi. Faticano a vedere il Rischio, a trovare la misura.

L’Europa si dia un Gruppo di Paesi leader che ne affermino e rischino i valori, il futuro. L’agenda di Mario Draghi è un bel riferimento.

Se uno su due non vota più e chi lo fa tende a votare contro (sia quel che sia: un magnate o un distruttore), una ragione c’è. Non lasciamoci prendere dalle vecchie semplificazioni; portano alla violenza, alla guerra (l’azzardo estremo) e a un’infinita, barbara, distruttiva catena di vendette.

Con il presidente Mattarella cerchiamo la ragione, voliamo alto. In Cina Mattarella ha rischiato con parole di amicizia, chiarezza, coraggio; di esempio. Ha detto: costruiamo un ordine basato sul dialogo, l’ascolto, il reciproco riconoscimento e la mediazione (dell’ONU).

Francesco Bizzotto



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