22 ottobre 2024

L’EUROPA PUÒ RIPARTIRE

Il rapporto di Mario Draghi


Copia di beltrami 3 (8)

Il rapporto di Mario Draghi alla Commissione e al Parlamento dell’UE ha suscitato un dibattito che si è subito smorzato perché – dice Daniele Manca, Corriere della sera, L’Economia, 17.10 us – manchiamo di “voglia di scoprire e immaginare il futuro”. “La testa è affollata da bonus, agevolazioni, decontribuzioni, defiscalizzazioni”.

In Europa, ha detto Draghi, per crescere, innovare, servono grandi investimenti e una dinamica, un contratto sociale e una governance. Per non subire il cambiamento declinando, come stiamo facendo. Qui ci focalizziamo su due temi (il Lavoro e i Rischi) che vediamo intrecciati: le nostre risorse chiave. Il Lavoro perché può, solo lui, solo reti armoniche di specialisti, organizzate nelle imprese e non solo, contribuire a innovare e a gestire senza affanno e senza gravi danni, gli sviluppi digitali, l’Intelligenza Artificiale (IA).

Questa – lo ricorda un suo protagonista, Federico Faggin – ridurrà i tempi di esecuzione dell’80% e chiede di essere gestita da persone che ne sanno più di lei; da specialisti con visione larga e un certo grado di autonomia. Su ciò che chiedi di fare alla macchina (o su cui la interroghi) la devi sapere lunga, più di lei.

E i Rischi? Li abbiamo tenuti separati dalle Possibilità, mentre solo insieme aprono a strategie lungimiranti, a progetti e processi curati, a sagge valutazioni e giuste misure. Solo se gestiamo insieme le Possibilità / Rischio (P/R) possiamo sperare in saldi positivi, senza sorprese; senza disastri. Siamo abbagliati dalla potenza della Possibilità ma “tutto ciò che è in potenza è in potenza gli opposti” (già Aristotele, citato da Emanuele Severino). Il Possibile ha in sé esiti opposti. E, più grande è la Possibilità, più grande è il Rischio.

Ora, Lavoro e Rischi sono due punti di forza della cultura europea su cui possiamo avanzare. Il percorso di Draghi è ambizioso e credibile. Può avere ampio consenso. È in sintonia con il chakra del cuore (apice individuale, occidentale) che invita a coltivare ragioni e fare mediazioni.

E la consapevolezza del Rischio ci deve indurre a prendergli bene le misure. Ad esempio con pareri esperti, terzi rispetto agli interessi, atti a porre paletti, anticipare sviluppi e danni. Un nodo su cui si sta lavorando.

Evidenziamo i punti salienti del rapporto Draghi e ne sottolineiamo il valore. Desideriamo contribuire. “L’Europa cambi radicalmente”, ha detto, e si proponga di essere tra i leader nel digitale, faro di responsabilità verso l’ambiente e attore di sicurezza e pace.

LE IMPRESE: PRODUTTIVITÀ, INNOVAZIONE, RICONOSCIMENTI

E l’obiettivo per le imprese? Aumentare la produttività, gli stipendi e la competitività con la digitalizzazione e con l’innovazione. Il reddito da lavoro dal 2000 è cresciuto del doppio negli Usa rispetto all’Ue, per il vantaggio nelle tecnologie digitali (“guideranno la crescita futura”). Oggi, solo 4 delle prime 50 aziende tecnologiche sono europee. Vanno cercati nuovi motori per crescere e pagare di più il lavoro. Usare a fondo il digitale e, “soprattutto”, “sbloccare il nostro potenziale innovativo”, “colmare il divario di innovazione”, per una “innovazione rivoluzionaria”.

Sottolineiamo: l’innovazione “rivoluzionaria” va oltre il digitale, l’IA, i processi. Interessa anche l’offerta, i prodotti e le relazioni con i clienti e nell’impresa. Interessa l’uomo intero, i servizi, le garanzie, la cura, i rapporti professionali e umani, la fiducia. Una politica industriale, questa, che si fa apprezzare e conquista i mercati con alta probabilità.

È chiaro: servono ingenti investimenti pubblici (“debito comune”) e privati: 800 miliardi l’anno, stima Draghi. Qui si gioca (e pare incagliarsi) la partita. Germania e Paesi del Nord si fanno sentire. Pensiamo abbiano buone ragioni: il debito è una moneta, una Possibilità / Rischio (P/R) a due facce che va gestita come tale in entrambi i suoi lati (luci e ombre): finalizzare i debiti a progetti con obiettivi e riforme misurabili. E cambiare la prospettiva.

DEBITO COMUNE E INVESTIMENTI PUBBLICI E PRIVATI

Come? Intrecciare l’investimento pubblico e privato; dare al primo un ruolo di indirizzo e garanzia, e al secondo di gestione, efficienza, rigore. Il pubblico da solo non ce la fa. Ed è sbagliato lasciarlo solo, separato dal privato. Molti presidenti di regione del nostro Sud pensano agli investimenti pubblici come a Possibilità (coesione, solidarietà e consenso locale) a buon prezzo, senza Rischio. Questa Possibilità non esiste.

Il privato in Europa è pieno di soldi. Desidera e ha una necessità logica di investire nella società. Gli servono garanzie di serietà. Ad esempio gli Assicuratori europei (investitori istituzionali di lungo periodo da 12 mila miliardi): Solvency II li impegna a fare buoni bilanci investendo nelle infrastrutture e nelle istituzioni; per anticipare, formare i trend dei rischi. Questi investimenti possono ridurre le probabilità di danno, i sinistri e i premi. Semplice.

È tempo che il privato assuma ruolo e responsabilità nella gestione dei beni collettivi; che finisca la storica maledizione ricordata da Elinor Ostrom in La gestione dei beni comuni: ciò che è di tutti riceve la minima cura. Non ce lo possiamo più permettere. L’ostacolo è nel pubblico (che teme e non sa aprirsi) mentre il privato capisce bene che non esiste che la nave affondi e lui seguiti a ballare.

Dunque, la Coesione Politica è un valore prezioso, essenziale. E nell’impresa si tratta di raddoppiare il tasso di libertà, partecipazione, concorrenza (“correre insieme per obiettivi condivisi” – Massimo Cacciari).

LAVORO. FORMARE COMPETENTI IN RETE. USA IN VANTAGGIO

Sul Lavoro, Draghi propone di rinunciare al vessillo della flessibilità perché “la competitività non si gioca sul costo del lavoro. Non in misura primaria”. Decisiva è la formazione.

Solo il competente capace, coinvolto e rispettato, è creativo e può gestire le P/R dell’IA. Aggiungiamo: solo se inclina alla “Contemplazione”, ovvero se ha un livello adeguato – non banale – di convinzione, motivazione, concentrazione, equilibrio e armonia personali. Se si distrae e guarda l’orologio non è certo creativo e le P/R dell’IA tendono al Cigno nero, alla catastrofe; a produrre, dopo bagliori, disastri irrecuperabili, senza rimedio.

È vero: la competitività (la produttività) si gioca sulla risorsa umana formata. Ma, l’idea di flessibilità europea era giusta perché e quando tendeva a favorire la mobilità del lavoro e quindi la libertà, sia del lavoro sia dell’impresa. Su questo tema Draghi dice:

 “Garantire a tutti i lavoratori il diritto all’istruzione e alla riqualificazione, consentendo loro di cambiare ruolo (…) o di ottenere buoni posti di lavoro in nuovi settori”.

Chiara indicazione, che richiede di investire nelle “Politiche attive”. Queste favoriscono la condivisione e armonia in azienda, presupposto di innovazione e produttività. E, nei casi in cui l’armonia non si realizzi? Politiche attive significa concordare un percorso di fuoriuscita della risorsa dall’azienda. Come dice Draghi.

In tema, è il dibattito Usa? Ne abbiamo parlato, citando le fonti. Il primo rischio della medio grande impresa Usa (il 70% dei suoi direttori generali) riguarda le competenze, il capitale umano. In primis, l’impresa – prima dello sconquasso delle guerre – deve rendersi attraente e soddisfare i competenti. E gestire il loro mix di diversità nelle reti aziendali. Per aumentare le probabilità di innovare.

Qui c’è un ribaltamento, un salto qualitativo: dall’antagonismo del ‘900 alla Rete delle partecipazioni imprenditive, responsabili. L’Europa può fare meglio. Riflettere sulle esperienze europee di partecipazione: ad esempio sulla lunga e coraggiosa co-gestione tedesca come sulle idee della cultura cattolica. Valorizzare la libertà e rischiare il consenso con vantaggi fiscali per chi si orienta a fare accordi e pratiche di Rete.

ENGAGMENT: LAVORO CREATIVO, “CONTEMPLATIVO”

Dice Ferruccio de Bortoli sul Corriere della sera del 20.10, p. 30: “In base all’indagine State of the global workplace di Gallup, il senso di estraneità dei dipendenti, che sfiora in alcuni casi il risentimento, è in Italia molto più alto che nella media dei Paesi più industrializzati. (…) Ed è largamente più basso nel confronto internazionale il grado di coinvolgimento dei lavoratori italiani nelle scelte aziendali”.

Alla Rete servono donne e uomini nuovi: l’Oltre-uomo (quello del Nietzsche di Vattimo e Cacciari) che esca dalla “caverna egoica”, che tramonti al mito del potere come dominio. Che tipo è? Lo abbiamo chiamato “Contemplativo”. Una donna e un uomo forti in termini materiali e spirituali. “Essere Pace”, propone il monaco buddhista Thich Nhat Hanh (1926 – 2022; a sinistra in copertina). Se non sei Pace, la tua vita perde senso e non puoi essere il creativo che vuoi essere e che serve. Un “uomo intero”, direbbe Georg Simmel (1858 – 1918; al centro in copertina), che ce lo ha mostrato prima delle due tremende guerre europee del ‘900. Sono le relazioni la nostra area di crescita, mentre le cose (la tecnica e le individualità) sono i nostri punti di forza, ancor più da valorizzare. Ha ragione Draghi.

Abbiamo fiducia che il cosa fare fluirà con una certa spontaneità. Il problema – diceva il formatore svizzero Gustav Kaeser (1926 – 1982; a destra in copertina), di mamma cinese e papà tedesco – è il “come” farlo. È attorno al come, alla forma, alle soft skills, alle competenze trasversali e relazionali, che ci dobbiamo arrovellare.

E il “Contemplativo” che tipo è? Raccolto e in pace, sicuro e concentrato, con un suo mix di pensiero e silenzio, osservatore sottile, vede bene, ammira, apprezza ,il suo agire è un fluire (alla Ayrton Senna: immagina, anticipa, processa), in lui sono latenti e crescono idee di fiducia, gioia, gentilezza.

Sì, è una persona gentile!

Francesco Bizzotto



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema





11 febbraio 2025

L’ANNO CHE VERRÀ

Gianluca Gennai



28 gennaio 2025

FASCISTI SU MARTE

Giuseppe Ucciero











Ultimi commenti