22 ottobre 2024

AREA PALASHARP: DA PROBLEMA A OPPORTUNITÀ

Un'occasione da non perdere


Copia di beltrami 3 (6)

I fatti sono noti: tramontata definitivamente la possibilità di riqualificare il Palasharp come impianto dei futuri Giochi Olimpici invernali 2026, l’area – inutilizzata da 12 anni – è stata riconsegnata dal settore Sport al settore Demanio del Comune di Milano poche settimane fa.

E come tradizione, la città e gli stessi consiglieri comunali hanno appreso dalla principale fonte documentale istituzionale – la rassegna stampa – l’intenzione della Giunta di destinare quest’area a funzioni residenziali nell’ambito di un nuovo Piano Casa, finalizzato ad affrontare la “emergenza abitativa” in una città dove l’aumento del cemento viaggia di pari passo con l’aumento della povertà.

Una premessa doverosa: la moda di affrontare qualunque problema, anche serio e concreto come quello della casa, con approccio “emergenziale” rivela, a mio avviso, una profonda debolezza sotto il profilo politico. Il comune di Vienna è proprietario di circa 400.000 alloggi tutti regolarmente occupati, perfettamente mantenuti e gestiti: l’”emergenza abitativa” lì non esiste perché nel corso dei decenni l’amministrazione locale ha investito in questo settore strategico, l’unico in grado di calmierare i prezzi e di equilibrare il mercato immobiliare; a Milano sorgono torri ovunque a libero mercato ma di case popolari accessibili ne sono disponibili solo alcune migliaia, con liste d’attesa infinite: per cui si continua a parlare di “emergenza abitativa” senza però attivare alcuna strategia di medio-lungo termine per uscire gradualmente dalla logica emergenziale. L’emergenza diventa prassi ordinaria.

Premesso questo, e ritenendo comunque importante un piano che preveda edilizia residenziale a canoni realmente popolari, credo sia utile mettere subito in chiaro alcune criticità dalla cui soluzione può dipendere il successo, o il fallimento, di qualunque progetto di trasformazione dell’area Palasharp.

La struttura prefabbricata sorge su una superficie rettangolare in cemento (ben visibile con Google Earth) dunque interamente impermeabilizzata, confinante con la Comunità per minori Casa Nazareth, con il Terminal Bus Lampugnano, con il parcheggio di interscambio M1 Lampugnano, e con il collegamento viabilistico (via Sant’Elia) diretto al sistema autostradale/tangenziale del nord Milano. 

Questa parte della periferia, di elevato valore urbanistico, è sorta “a pezzi successivi” con cadenza decennale senza un disegno omogeneo e coerente: a metà anni Ottanta venne montato il tendone del Palatrussardi, struttura “temporanea” per un concerto di Frank Sinatra e dopo quasi 40 anni ancora lì, ormai abbandonata; in occasione dei Mondiali di Calcio del ’90 venne ampliato il parcheggio di interscambio di Lampugnano portandolo a quasi 2000 posti auto; nei primi anni Duemila venne trasferita presso la fermata M1 Lampugnano l’autostazione per pullman  in precedenza collocata nel piazzale antistante la stazione FS Garibaldi: oggi quell’autostazione è divenuta un Terminal Bus che movimenta ogni anno tre milioni di passeggeri in Italia e in Europa, in condizioni di grave degrado e insicurezza e con un pesante impatto sul territorio a causa della carenza di spazi interni per la sosta e il lavaggio dei bus.

Quest’area è una delle principali porte di accesso a Milano di grande valore ambientale e urbano, collocata accanto al parco Monte Stella e confinante con aree verdi comunali; ma è come una sorta di corpo estraneo rispetto alla città e ai quartieri confinanti. Aggiungo che sempre lungo via Natta, a pochi metri di distanza dalla fermata M1 Lampugnano, sono in arrivo ulteriori edificazioni: nuovi uffici davanti ai palazzi Unicredit, nuova edilizia residenziale in via Trenno; ciò porterà ad aumentare la domanda di servizi sul territorio.

Da qui la necessità di fare della riqualificazione dell’area Palasharp l’occasione per affrontare e risolvere definitivamente i problemi esistenti con un piano d’area, organizzando questi spazi in modo da integrarne le varie parti nel tessuto urbano. Anche con nuove funzioni. Dunque: ben vengano nuovi alloggi in affitto anche a prezzi popolari, ma favorendo il mix sociale; ben vengano nuovi servizi e spazi per lo sport di base; ben venga una necessaria estensione dell’area comunale concessa al terminal bus, per evitare che i pullman vengano parcheggiati e i WC svuotati e lavati nelle strade residenziali dei quartieri.

In sostanza: ben venga una progettazione dal basso per la riqualificazione complessiva dell’ambito urbano dove sorge l’area ex Palasharp, che non sia la mera sostituzione di un tendone prefabbricato con un palazzo residenziale. 

Enrico Fedrighini



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  1. Pietro VismaraL'unica cosa ragionevole per l'ex Palasharp è pensarne un riutilizzo in funzione dell'interscambio Lampugnano nei ressi, da valorizzare. L'idea di fare edilizia popolare lì è un'idiozia (come sempre ultimamente da parte del Comune d Milano)
    22 ottobre 2024 • 22:23Rispondi
  2. TizianaDi case popolari nel gallaratese ce ne sono già in abbondanza. Per valorizzare il quartiere e farlo finalmente uscire da " quartiere popolare" occorre a mio avviso costruire case belle, di qualità. Solo così si valorizza il quartiere e forse a quel punto il comune si deciderà a fare manutenzione a strade, vialetti che versano in condizioni disperate per degrado e sporcizia. Il gallaratese sembra un quartiere dimenticato e per valorizzarlo occorre costruire case belle, di buon gusto e non altre case popolari!
    27 ottobre 2024 • 19:56Rispondi
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