1 ottobre 2024
IL GRANDE TORPORE DELL’ECOSISTEMA EDIFICATORIO AMBROSIANO
Perché non guardiamo agli altri Paesi europei?
1 ottobre 2024
Perché non guardiamo agli altri Paesi europei?
Vale la pena di riprendere la questione dell’inadeguatezza del regolamento edilizio milanese che riconduco alla debolezza dell’intero ecosistema edificatorio ambrosiano. Sull’inadeguatezza dello strumento e la sua estraneità ai parametri di sviluppo sociale, tecnologico ed economico, oltre che di sostenibilità, definiti dalle molteplici convenzioni internazionali e sottoscritti anche dal nostro Comune e Regione ho scritto più volte (è trascorso ormai un decennio da “Regolamento edilizio: far irrompere la modernità” del 25.2.2014), vorrei ora soffermarmi sulla crisi di curiosità (o di industriosità) che ha investito l’intero ecosistema sociale lombardo.
Infatti, mentre l’ecosistema milanese si chiudeva nei ‘box’ di ogni singola organizzazione, ignorando le fondamentali raccomandazioni della Convenzione di Stoccolma sull’ambiente (1972) oltre che la sostanza della strategia del PNRR, l’organizzazione dell’ecosistema edificatorio di un gran numero di paesi, non solo ‘sviluppati’ ma anche ‘emergenti’ cambiava radicalmente. Sostanzialmente grazie agli enormi progressi scientifici riguardanti principalmente la valutazione dei limiti delle risorse residue disponibili e la gestione delle capacità aumentate dell’agire umano grazie alla cibernetica, nel percorso dal computer all’intelligenza artificiale.
La struttura ed i risultati di questi cambiamenti sono complessi e li illustro attraverso tre campioni: le nuove regolamentazioni dei processi edilizi in Danimarca, Gran Bretagna ed Olanda
Danimarca, valutazione del ciclo di vita.
Dal primo gennaio 2023 i regolamenti edilizi prevedono che la nuova edificazione sia accompagnata dalla valutazione dell’impronta climatica totale degli edifici durante tutto il loro ciclo di vita, dalla progettazione alla demolizione e allo smaltimento, per un periodo di 50 anni.
Il regolamento edilizio, da strumento di mero controllo del momento edificatorio, acquisisce così una serie di nuove caratteristiche:
– diventa olistico;
– si fa carico del principio del decoupling, ossia l’incremento di edificazione si accompagna alla decurtazione delle emissioni;
– diventa ‘agente’ e scalare, perché stimola pratiche di rete collaborative finalizzate all’innovazione, di prodotto e di processo;
– rende consapevoli pubblica amministrazione ed imprenditori che gli effetti del processo edificatorio non sono ristretti ai confini amministrativi, ma sono ‘ubiqui’, questa consapevolezza può attivare virtuose politiche di contrasto del ‘colonialismo ambientale’;
– rende consapevoli i cittadini che la durata del manufatto non è illimitata, aprendo un quesito sostanziale sul modello edificatorio (e di sviluppo complessivo): ispirato alla sostenibilità forte o debole?.
Gran Bretagna, aumento della biodiversità
Dal 12 febbraio 2024 nel Regno Unito è attivo il Biodiversity Net Gain. Secondo tale programma, ogni attività edilizia deve assicurare un aumento del 10% della biodiversità rispetto alla situazione precedente agli interventi. La compensazione ambientale può avvenire direttamente sul sito del progetto o in altri luoghi. In entrambi i casi, l’obiettivo è ottenere un aumento del 10% della biodiversità complessiva, con obbligo di gestire e mantenere habitat migliori rispetto a prima per un minimo di 30 anni. Quest’ultimo fattore sottolinea l’impegno a lungo termine necessario per ottenere un reale guadagno netto in termini di biodiversità.
Anche la normativa della Gran Bretagna applica il principio del decoupling, a una perdita di superficie deve corrispondere un aumento della biodiversità e introduce l’importante principio del rapporto olistico fra attività abiotiche e incremento del patrimonio biotico.
Olanda, la “capacità aumentata” della Pubblica amministrazione
Dal 2021, con l’Environment and Planning Act tutte le diverse normative relative all’ambiente abitativo sono state unificate e possono essere reperite su base comunale in un unico sito centrale, l’Environment Desk. Di conseguenza, i processi coinvolti in una richiesta saranno più rapidi perché le informazioni sono più trasparenti e facili da usare, per i comuni, gli imprenditori ed i cittadini.
L’Environment Act e il Planning Act sono un “sistema digitale aperto”. Ciò significa non solo che le parti possono fornire informazioni al sistema, ma anche che possono estrarre informazioni dal sistema per fornirle in un modo che sia facile da comprendere.
L’esperienza olandese è importante perché applica al rapporto tra pubblica amministrazione e cittadino (o imprese) le tecniche, le opportunità ma anche le problematiche della capacità operative aumentate proprie dei processi cibernetici, se questo si tradurrà in aumento dell’intelligenza collettiva, della produttività, o della confusione e della disoccupazione per le fasce di tecnici che non si sapranno adeguare staremo a vedere. Ma di certo siamo entrati in una nuova era per l’organizzazione dei servizi pubblici.
Queste tre esperienze sono i vettori di cambiamenti dirompenti ineludibili, e segnano una crisi sostanziale di ogni ecosistema passivo, come quello ambrosiano purtroppo, con la sua pubblica amministrazione impegnata in azioni lineari inefficaci, tese utopisticamente al controllo, le istituzioni culturali ed imprenditoriali inadeguate rispetto alle sfide dell’innovazione, ed i cittadini ‘beneficiari’ passivi di tali processi, tanto paga Pantalone.
Bisogna prendere atto che negli anni del torpore ambrosiano sono emersi nuovi ecosistemi in cui la pubblica amministrazione gestisce responsabilmente l’intera catena dei valori prodotti dai processi che coinvolgono l’ambiente. Il fattore che supporta tale transizione è la consapevolezza del valore della rete, la rete delle relazioni prodotte dalla valutazione del ciclo edilizio (nel caso della Danimarca), la rete delle relazioni biotiche-abiotiche (nel caso della Gran Bretagna), il passaggio da una sommatoria lineare di atti normativi a una rete di relazioni aperta e immateriale (il caso dell’Olanda).
Come ogni esperienza di rete il risultato è stato una serie di ‘emergenze’ positive inaspettate, la più importante è che le imprese di piccole nazioni hanno raggiunto un livello di penetrazione economica inimmaginabile a scala internazionale, testimoniata dalla settimana dell’edilizia sostenibile organizzata dalle amministrazioni e dagli imprenditori danesi ogni anno a New York.
Giuseppe Longhi
Post scriptum: naturalmente il torpore ambrosiano non coinvolge solo il settore dell’ambiente e del territorio, ma un grande ruolo hanno il settore del credito, delle comunicazioni/informazioni, della cultura, ne riparleremo.
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