16 luglio 2024

SALVA MILANO??

Sanare gli abusi o diseducarne uno per diseducare tutti


sala (8)

Le norme con cui la Procura ha incriminato alcuni edifici di Milano risalgono alla legge 1150 del 1942 e a decreti successivi, per cui oggi si dice, anche da chi ha l’autorità di farle rispettare, che è riferimento a norme vecchie e superate. Sostanzialmente quelle norme richiedono che un intervento oltre certe misure sia preceduto da un piano attuativo.

Sono cambiati molti i tempi, ma quelle indicazioni che allora erano un po’ di scuola e prudenziali, rispetto a quanto e come si costruiva, oggi dovrebbero essere molto più stringenti.   La realizzazione di un edificio con oltre 3 mc/mq e alto oltre 25 metri ha un impatto che non è quello edilizio di rispetto di indici relativi all’area di insediamento, che se li verifica l’ufficio tecnico comunale, ma quello su un’area ben più vasta.  

Bisogna valutare il carico urbanistico, la generazione del traffico, le ombre, i corridoi del vento, le necessità conseguenti in termini di aree libere, di compensazione verde…. di risparmio energetico, di cambiamento climatico. Di tutto questo i legislatori del 1942 non si occupavano, perché non avevano il problema, quanti erano gli edifici più alti di 25 metri? Quanti di questi problemi c’erano allora? Quindi norme non invecchiate o superate, ma da assumere con tutto il rispetto che richiedono per essere state così di avanguardia, e perfezionarle adeguandole.

Oggi qualsiasi legislatore se ne dovrebbe occupare: i PGT di quasi tutti i comuni, dai 1.000 ai 100.000 abitanti prevedono che gli interventi su aree oltre una certa superficie, secondo i casi dai 1.000mq ai 5.000mq, e sempre con indici più bassi dei 3mc/mq – che è una eccezione –  si realizzino previo uno strumento urbanistico attuativo, un piano di lottizzazione o simile. Un minimo di igiene urbanistica, con i relativi standard da cedere e altre verifiche che si chiedono di volta in volta. Norme che per tutti i comuni sembra normali, senza osservazioni, da proprietari, operatori e uffici. Quale è la differenza di Milano ?

Come può dire Milano che si fa riferimento a norme vecchie e superate?? Il ragionamento dovrebbe essere ribaltato, Milano che di edifici alti e di densità elevate ne ha molte, che gli altri comuni non conoscono, dovrebbe dire che per “salvare Milano” da domani/da subito rende obbligatori i piani attuativi per tutti gli interventi che superano una densità anche più bassa e interessano un’area diciamo al massimo di 5.000mq.  Questo nell’interesse della città da “salvare”

Piani attuativi che devono prevedere oneri, aree per servizi e quello che a Milano non si usa, i criteri di compensazione ambientale, quanti alberi, quante aree permeabili, quale efficienza energetica, e quant’altro. 

Queste norme devono essere chiare e non interpretabili, così anche i funzionari comunali sanno come comportarsi. Ma vanno bene anche agli operatori immobiliari, che così non possono commettere errori (e li chiamiamo errori, non di più).  Siamo nel mondo reale dei problemi urbani gravi in una città ad alta densità, con verde scarso, temperature sempre più elevate delle aree circostanti.

Salva Milano quindi deve dirci quanto va fatto per salvarla da qui in avanti, per migliorare quello che si farà, non per condonare gli abusi, o gli errori o le distrazioni di questi anni, o quant’altro.  Condonare a che scopo? Con quale interesse per la città? Quello di avere norme più lasche di qualche paese della Brianza o di Monza o Como o Varese o Brescia?? Milano che dovrebbe essere un modello per gli altri ?  Dobbiamo condonare chi ha abusato mettendo norme che da domani rendono meno stringente in termini di interesse della città tutti gli altri interventi !! 

Sembra una logica rovesciata: invece di prendere spunto per migliorare si arretra per fare un favore a chi ha abusato e il comune se ne è accorto solo perché è intervenuta la procura!! Un caso in cui non si può dire che la magistratura fa politica: è politica scoprire gli abusi che un comune non rileva? E come possono i funzionari comunali scioperare per questo, e bloccare con una posizione che sembra uno sciopero bianco, gli altri interventi, per verificare se sono legittimi.

Partiamo dai fabbisogni della città: quelli che possono, vogliono o sono interessati, che costruiscano, bene per tutti, ma con regole che salvaguardino l’interesse degli abitanti, e di tutti i non censiti, dei cityusers, degli studenti e dei moltissimi impiegati del terziario che ci vivono

 “Salva Milano” deve essere un decreto che concili esigenze di cittadini, altri residenti non censiti, costruttori e uffici comunali: per gli abusi, errori o distrazioni del passato si stabilisca una applicazione delle leggi esistenti, non un condono – che in questo caso sarebbe davvero un gravissimo condono – e diventerebbe il modello per altri abusi: gli abusi sono edifici in piedi, ci saranno delle possibilità di compensazione ben oltre agli oneri, e le infrazioni da pagare, che riguardino un’area vasta, compensazioni ambientali, anche altrove, e altri benefici pubblici.

Altrimenti il “Salva Milano” sarebbe “salva abusi” e di questo credo che proprio nessuno voglia sentire parlare. Dovremmo chiederci che su questo decreto intervenga in prima persona il sindaco, perché non si tratta solo di edilizia, o di urbanistica, ma di un progetto per la città.

Un Urbanista preoccupato (come tutti i cittadini)

Copia di copertina 6 (1)



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  1. Fausto BagnatoLa prossima sanatoria si occuperà di sanare i magazzini di 36 mq. trasformati in abitazione su 3 livelli con altezza 2,00/2,10 metri, grazie ai soppalchi totali.
    17 luglio 2024 • 10:53Rispondi
  2. Giuseppe C. VitaleDa parte di un urbanista profondamente schifato: Il titolo esatto dovrebbe essere: SALVAMIL'ANO
    6 agosto 2024 • 19:56Rispondi
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