16 luglio 2024
LA SINDROME DI GERSTMAN
Un disturbo anche di chi fa politica
La sindrome di Gerstman è una sindrome neuropsicologica caratterizzata da agnosia digitale, agrafia, acalculia e disorientamento destra/sinistra. È un disturbo che colpisce una persona su sei e può essere anche grave. Questo disturbo misconosciuto è più frequente di quanto si possa immaginare, come riferisce la “BBC”, riprendendo una ricerca condotta recentemente dall’università olandese di Leiden e intitolata “Distinguere il lato destro dal lato sinistro: uno studio su larga scala della confusione tra destra e sinistra fatta da individui sani”.
Anni orsono ho letto L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, saggio di argomento neurologico di Oliver Sacks, un neurologo che ha fatto storia nello studio della neurologia, un libro di piacevole lettura quasi quanto un bel romanzo: da allora cerco sempre di capire le persone, il cui pensiero mi stupisce, sotto l’aspetto neurologico quando o non ne condivido l’atteggiamento o il pensiero.
Rileggendo l’articolo della BBC e pensando al fatto che una persona su sei ne soffra, non faccio fatica a pensare che nella classe politica italiana questa sindrome sia statisticamente presente e, forse, ne soffre anche il nostro Sindaco quando dice che lui e la sua Giunta sono di sinistra ma fanno cose di destra.
In previsione delle prossime amministrative, ricalcando Nanni Moretti, direi: “Sala fa’ una cosa di sinistra”, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. C’è ancora tempo!
Per capire se uno è di destra o di sinistra non bisogna attenersi alle dichiarazioni orali o scritte ma bisogna vedere quello che fa e poi trarne il proprio giudizio.
Destra e sinistra non esistono più?
“Qualcuno ha cominciato a dire che, col nuovo millennio, i confini tracciati non erano più quelli, le ideologie erano morte e sepolte, i valori erano ‘diversi’… Insomma, bisognava cambiare! Destra e sinistra non esistevano più, tutto era trasversale, le idee, i pensieri, i movimenti, ogni cosa era fluttuante e si poteva trasformare in un’altra, dopo che quel muro rigido era stato abbattuto come quello di Berlino. E allora? Nell’arco di un ventennio siamo rapidamente scivolati dall’età dell’incertezza a quella del caos, dal postmoderno al dopotutto.”.
Ho tratto questo brano da un articolo del 9 gennaio 2019 di Rossella Guadagnini, giornalista e membro del Consiglio di direzione di libertà e giustizia, articolo che consiglio di leggere per le frequenti citazioni di Norberto Bobbio, un maestro per molti di noi.
In questa confusione ideologica si inquadra perfettamente la vicenda tutta milanese delle SCIA e dei relativi oneri di urbanizzazione e nel dibattito interviene ripetutamente Giancarlo Tancredi,
dall’ottobre 2021 Assessore alla Rigenerazione Urbana del Comune di Milano, scelto dal sindaco Beppe Sala.
Il pensiero di Tancredi è illustrato perfettamente dall’intervista fattagli da Maria Bravi lo scorso 22 giugno su Il Giornale nella quale l’assessore afferma “A Milano danni incalcolabili, persi investitori e 100 milioni di oneri”. Da leggere.
Prima di entrare nel merito di questa affermazione voglio ricordare come nel passato le amministrazioni locali considerassero gli oneri di urbanizzazione come una sorta di Bancomat al quale attingere liberamente, finché il legislatore ha messo in ordine la cosa precisando quale fosse la destinazione esclusiva.
Quello che comunque stupisce è l’affermazione che in sostanza se non si fosse sanato tutto con il decreto “salva Milano” il Comune avrebbe perso 100 milioni di oneri.
Quali oneri?
La norma dice che il pagamento degli oneri può essere corrisposto in unica soluzione oppure in forma rateizzata: 50% all’atto del rilascio del permesso di costruire (nel caso di presentazione di DIA o SCIA prima dell’inizio dei lavori); 25% entro 1 anno dalla data di riferimento; 25% entro 2 anni dalla stessa.
Dunque solo al rilascio di permessi di costruire gli oneri sono dovuti nella misura sopra indicata.
La previsione di Tancredi è stata fatta su permessi di costruzione già rilasciati? Da richieste di permessi di costruzione “in itinere”?
Una domanda a chiarimento. In ipotesi si è si sarebbe dovuto applicare la norma vigente, quella dell’art. 17 del DL 12.9.2014 n. 133, cosiddetto “Sblocca Italia”, e integrata nel Testo Unico delle disposizioni in materia edilizia (DPR 6.6.2001 n. 380, art. 16(L) comma 4.d-ter) che introduce, al di là degli oneri tradizionali per le urbanizzazioni, un “contributo straordinario” sul maggior valore generato da interventi su aree o immobili in variante urbanistica, in deroga o con cambio di destinazione d’uso (…) in misura non inferiore al 50%”.
Il Comune sembra averla adottata di recente nel suo regolamento. Speriamo in bene perché una cosa è adottare un regolamento, altra e attuarlo.
Ma la vera domanda è un’altra: quanti metri cubi di costruzioni si devono realizzare per incassare 100 milioni di oneri di urbanizzazione? Se così fosse, sarebbe la scelta “giusta” per Milano?
Servono per accogliere i nuovi 1.500.000 milanesi cui accenna Sala in una sua intervista?
I dati dell’ufficio statistico del Comune dicono che si prevede che la popolazione passerà da 1.396.673 residenti (popolazione registrata in anagrafe al 31.12.2022) a 1.439.993 nel 2030 e a 1.462.503 nel 2035. Nel 2039 è prevista una popolazione pari a 1.483.374, dunque un incremento di 64.289 unità rispetto al 2022.
È per accogliere da qui al 2039 questi 64.289 nuovi residenti che mettiamo in piedi tutto questo ambaradan?
É chiaro a tutti che, come dice lo stesso assessore Tancredi, bisogna fare chiarezza non solo sulla procedura delle SCIA ma, secondo me, sull’intera legislazione urbanistica italiana che a partire dalla legge del 1942 ha subito infinite incursioni legislative, raramente a tutela dei beni comuni ma sempre improntata elettoralisticamente a favore degli “amici”.
Prima di chiudere voglio ricordare la delibera del Consiglio Comunale n. 28 del 17/05/2023 che prevede in presenza di Edilizia Residenziale Sociale, compresa la Residenza per Studenti Universitari, gli oneri siano ridotti del 50% o del 100% se rispettati i requisiti richiesti.
Le tariffe odierne per alloggi per studenti arrivano a 900 euro al mese. È questa la famosa collaborazione pubblico/privati?
Ormai ci avviciniamo al periodo delle vacanze e, salvo imprevisti dell’ultimo minuto, il Senato dovrebbe fermarsi per un mese esatto, dal 6 agosto al 6 settembre e la Camera dal 7 agosto al 5 settembre: arrotondando, un mese di ferie sia per i deputati che per i senatori (in particolare 29 per i primi e 31 per i secondi).
Il “Salva Milano”è in standby.
Quanto ai tribunali, la chiusura estiva va dal 1 al 31 di agosto e quasi tutti i giudici, gli avvocati tirano un respiro di sollievo, forse anche alcuni politici ma qui il discorso si farebbe lungo.
Novità sulla vicenda SCIA dunque non dobbiamo aspettarcene ma le previsioni per l’autunno non sono comunque delle migliori.
Luca Beltrami Gadola
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