2 luglio 2024

GRAND HOTEL MARINO

Gente che va, gente che viene, ma il Direttore è sempre lui


Copia di copertina 6 (5)

Gran movimento a Palazzo Marino. Alcuni gentili ed illustri ospiti di questi ultimi anni se ne vanno.  Altri diventano dipendenti.  Altri ancora ne arrivano, si dice di prestigio, ma dipende dai punti di vista. Uno solo non cambia e resta lì fisso, i pugni dritti sul legno della reception, dirige il traffico, smista ed indirizza, rampogna e suade, infine decide come meglio ritiene. 

Beppe Sala è il Direttore che tiene le redini del Grand Hotel quasi fosse il proprietario, mentre quello vero non si vede e non si sente, come in certi passaggi tristi delle decadenti aristocrazie di fine ottocento. 

L’intraprendente fatttore  ha preso il sopravvento sul proprietario parassita, e pensa di essere lui il padrone, o almeno si comporta come tale. Gli eredi della famiglia, tanto blasonata, sono distratti, pensano ad altro, si godono la vita, alcuni complici del passaggio di consegne, altri confusi o inerti, altri ancora riottosi ma senza forza, non sufficiente almeno per puntare davvero i piedi e riprendersi il possesso delle cose.

L’inizio letterario non farà certo schermo a quel che già tutti sanno: il Sindaco ha deciso, lui per tutti che, le pur timide resipiscenze sulla Casa di Pierfrancesco Maran, avevano passato il segno e quindi via, a Bruxelles, ad occuparsi d’altro.

Al suo posto è stato chiamato un componente della “società civile”, almeno così si dice. Ma cosa abbia a che fare con la società civile l’ex presidente di Compagnia delle Opere, sempre vissuto all’ombra e nell’intreccio tra affari e politica, non si capisce bene, o meglio si capisce perfettamente.

Messo all’angolo dall’iniziativa della procura milanese, Beppe ha ben pensato di rispondere a tono e quindi come si dice “a brigante, brigante e mezzo”: d’ora in avanti si avvarrà dei servigi, delle competenze e della relazioni maturate dall’avvocato Bardelli in decenni di onorato servizio a favore degli operatori immobiliari e delle lobbyes politico affaristiche. Un milieu poco trasparente, diciamo pure opaco.

Una netta scelta di campo, che colpisce due volte la sinistra milanese, nel merito e nel metodo e non si sa quale sia il più grave.  Si dice, a scusante della mossa poco educata, che il Sindaco abbia atteso per mesi un’indicazione dal PD. Tardando questa, avrebbe pensato bene di tagliare corto,. Sarà pur vero ma “il modo ancor mi offende”.

Reagisce il Segretario Capelli, con un comunicato a dire il vero equilibrato nei toni ma dolorosamente consapevole della perdita di prestigio subita. Avremmo fatto diversamente, avremmo deciso per altri profili, ci rivedremo sulle scelte concrete, formule che segnano un disappunto al tempo stesso personale e politico.  Se si vuole anche l’inizio di un rancore che pure va tenuto sotto controllo e semmai servito freddo quando si potrà, se si potrà. D’altra parte, il dissidio covava da tempo, reso manifesto con l’annuncio funebre dedicato dal neosegretario al “fu modello Milano”: era giovane e bello, ma non è più tra noi, salvo poi lasciar intendere che forse era giovane ma certamente non bello.

Così, il Beppe ha preso consapevolezza della fine di un’epoca lunga, nel corso della quale il PD ha giocato di rimessa, portando a Sindaco profili (specie il suo) di altri mondi e subendone, anche per effetto della Legge Bassanini, i voleri diversi. Una stagione infine marcata politicamente dal progressivo decadimento della stagione renziana e dei suoi campioni locali, peraltro ancora ben posizionati in Consiglio Comunale ed altrove, e dalla ricerca di nuovi equilibri. 

E neppure il passaggio del Capogruppo Barberis a Capo di Gabinetto del Sindaco smentisce queste sgradevoli impressioni, la sensazione di una troppo disinvolta commistione tra politica ed amministrazione, tra rappresentanza istituzionale e relazioni personali. Sarà pur vero che anche in questo caso che il PD ne era informato, ma che brutto spettacolo vedere un politico cambiare vestito e passare da rappresentante del popolo a dipendente del capo, con annessi ed inevitabili sospetti sulla trasparenza di precedenti comportamenti e decisioni. O tempora o mores.

Ora tocca a Capelli, tenere il punto e muoversi verso l’elezione di un nuovo capogruppo più in sintonia con la sua linea politica e meno condizionabile. Certamente, si tratta di elezione e non di nomina, certamente va rispettata l’autonomia del gruppo consiliare, ma un indirizzo va pur dato e chiaro nel segno di una maggior vicinanza alla sua segreteria e soprattutto al nuovo corso scelto con l’elezione diretta della Schlein..

Emergono dall’intrico di questa vicenda non ancora interamente compiuta, diverse questioni, di varia natura e di diverso peso, ma intrecciate e condizionate le une dalle altre.

Sala fa il Sindaco come la legge gli concede, con enormi poteri, non bilanciati a sufficienza da altri. Un sistema con pochi pesi e contrappesi, una sorta di “democratura”, un modello di rapporti istituzionali nato e giustificato, almeno in parte, dalla stagione di mani pulite e della insopportabile voracità partitica. Un modello non a caso assunto, a sinistra prima e poi ora a destra, come paradigma della Nuova Politica e che alimenta tutt’oggi con la Meloni il mito del cosiddetto “Sindaco d’Italia”. Il Premierato ha avuto una lunga incubazione.

Peraltro, “est modus in rebus” e non tutti i Sindaci e Presidenti di Regione esercitano il ruolo come il Marchese del Grillo: “Io sò io e voi non siete un c….o”. Non tutti sono privi di sensibilità politica e di senso del “debito originario” verso le forze politiche che li hanno portati sullo scranno più alto. Certo è che il Sindaco di Milano ne mostra sempre meno, e non solo per un suo limite personale, quasi un analfabetismo democratico di ritorno.

Il fatto è che la tensione nelle relazioni istituzionali ed il tratto personale formano la cornice del quadro che racchiude il nodo più profondo che dà sostanza al conflitto sordo tra Sala e la sua attuale maggioranza, perlomeno gran parte. Emergono con sempre maggior chiarezza i contorni di due visioni non diciamo opposte, ma almeno diverse di città, di benessere, di sviluppo. Visioni che hanno trovato in alcune vicende (nuovo stadio. urbanistica dei cortili…) il campo dove mostrarsi, dove rappresentare con le ragioni anche le forze ed il consenso.

Accanto a queste, si muovono altre dinamiche e strategie. Le prime tutte interne al PD, un partito che cambia, che si sposta a sinistra cogliendo successi e che matura l’esigenza di diverse rappresentanze, leadership e gruppi dirigenti. Le seconde attente al 2026, scenario dove si dovrà tornare alle urne, preferibilmente senza esacerbare troppo conflitti o rotture pericolose.

Qui si gioca infine il tentativo, quanto velleitario si vedrà, di Beppe Sala di costruirsi un futuro politico di rilievo, costruendo un posizionamento capace di raccogliere attorno a sé una parte consistente almeno del centro ambrosiano, uno schieramento di forze che, a seconda dei tempi e delle stagioni, ha trovato diverse forze a rappresentarlo, un po’ sul versante di centro destra, un po’ su quello di centro sinistra, ma con una sola stella polare di riferimento: i danèè. O se si vuole in termini più educati, la difesa di una struttura sociale e di potere che assicuri la riproduzione senza troppi fastidi delle ricchezze della borghesia milanese e dei suoi principali centri di affari.

Gente che conta, che orienta, che vota e fa votare:  è possibile regalarli al centro destra senza perdere le elezioni? E che prezzo siamo disposti a pagare?

Giuseppe Ucciero

banner commenti



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. Pietro VismaraVorrei ricordare che anche il Direttore Generale del Comune Malangone è di CL. È a lui che si riferisce il titolo?
    2 luglio 2024 • 23:32Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaAl Sindaco in particolare.
      3 luglio 2024 • 09:26
  2. valentino ballabioCon tutto il rispetto e l'affetto per il giovane Capelli, direi che la questione milanese meriti l'attenzione, e possibilmente l'intervento, del vertice del partito che detiene la maggioranza relativa, ancora riconfermata nelle recenti elezioni europee, nella città “modello” per tutto il Paese. E' vero che per legge (n. 81/1993 Amato/Mancino, tanto per una corretta attribuzione) il Sindaco ha poteri esecutivi e facoltà decisionali proprie; tuttavia nulla vieta che la Segretaria innovatrice del PD esprima un giudizio politico autorevole sia sul criterio delle nomine assessorili, sia sulla possibile sanatoria edilizia (come chiesto anche da Gianni Barbacetto, querelato dalla Giunta per esercizio della professione giornalistica!)
    3 luglio 2024 • 15:30Rispondi
  3. giuseppe uccieroGrazie per il commento. Personalmente, nutro più di una perplessità circa un intervento di Schlein sulle vicende milanesi. Che il vertice di un grande partito si ingerisca di questioni locali, sia pure di grande importanza come quelle milanesi, non mi pare appropriato. Ad ognuno il suo, a Capelli e semmai Roggiani la gestione politica del quadro milanese, a Schlein le questioni politiche nazionali, che pure non mancano. Secondariamente, un suo intervento diretto drammatizzerebbe oltre misura una dialettica troppo serrata che proprio al PD ed al centro sinistra non conviene: sarebbe un grande regalo al centrodestra. Del resto, con le prossime elezioni comunali al 2026 il ricambio del Sindaco sarà obbligato ed in quell'occasione, candidando una figura che assicuri una discontinuità con le sue politiche, si farà in concreto quello che oggi sarebbe un pò precipitoso. Tempo al tempo. La temperatura va tenuta sotto controllo e quindi va bene assecondare certi malumori sociali e delle èlites critiche verso Sala, ma sempre a mio avviso senza eccedere. L'elezione di Uguccioni mi pare un segnale chiaro, come la presa di posizione di alcuni Municipi "contro l'urbanistica dei cortili" e la sponda offerta all'Ordine degli Architetti sul progetto WEBUILD.
    4 luglio 2024 • 14:07Rispondi
    • Cesare Mocchiricordo però che l'allora segretario del PD Renzi intervenne e non poco sulle politiche milanesi al momento di scegliere il nuovo candidato Sindaco, imponendo Sala tramite primarie chiaramente farlocche (due candidati di sinistra in modo che Sala con il 40% avesse la maggioranza). Qualcuno dovrebbe gentilmente far capire a Sala che quel momento è passato e che nominare un noto esponente del centrodestra nella sua giunta (qualificandolo addirittura come "esperto" ed "etico", mentre non è né l'uno né l'altro) non è esattamente una mossa furba né tantomeno opportuna.
      5 luglio 2024 • 08:26
  4. giuseppe uccieroChe il bullo Renzi sia intervenuto pesantemente conferma l'opportunità di mantenere una giusta distanza tra ruolo del segretario nazionale e ruolo dei dirigenti locali.
    5 luglio 2024 • 17:33Rispondi
  5. valentino ballabioHo capito, il percorso di salvataggio alla Ferrer: "Adelante Pedro, con iujcio" !
    6 luglio 2024 • 16:58Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Ultimi commenti