18 giugno 2024

O CON ME O CONTRO DI ME

Odiare il confronto


copertina 6 (1)

L’ultima uscita di Beppe Sala, la querela a Gianni Barbacetto, sembra avere tutti i connotati di una querela minacciosa, una di quelle richiamate dall’articolo 1612 del Codice penale. Forse i giudici saranno di diverso avviso ma io l’ho letta come una vera e propria minaccia a un cittadino e insieme a lui tutti quelli che scrivono.

Per capire come siano i rapporti di Sala con la città non bisogna dimenticare le sue battute di commento all’esito delle ultime elezioni, quelle europee, che suonano pressappoco così: il successo del PD a Milano è come un marchio di qualità per il “modello Milano” e metterà a tacere tutti coloro che lo hanno criticato. Le critiche continueranno, come è ovvio.

Le cose però sono un po’ diverse da come ce le presenta Sala: i risultati del PD a Milano non sono molto diversi da quelli di altre città, che non si sono auto proposte come modello e dove il PD ha dato ottimi risultati (Milano 31%- Firenze 35% – Bologna 41% – Torino 29% – Brescia29% – Bergamo 36% – Genova 31%).

IL PD è giusto che si compiaccia dei suoi successi che hanno trascinato molte città e dunque anche Milano, dove parecchi elettori penso lo abbiano votato, come me, pur non condividendone le politiche locali, perché questo voto avrebbe dovuto lanciare un messaggio al Paese: è necessario, prima di tutto, arginare l’avanzata di questa destra italiana.

L’invito di Sala a tacere, rivolto implicitamente a chi non ama il “suo” modello Milano, ricorda il famoso detto  – chi non è con noi è contro di noi – riportato in auge da Mussolini che lo fece suo, certo inconsapevolmente tratto dalle parole di due evangelisti: con me o contro di me” nel vangelo di Matteo (12,30) e in quello di Luca (11,23) “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde”.

Con questo, invito a tacere, accompagnato dalla consuetudine di non rispondere a chi lo interpella, è una delle caratteristiche di Beppe Sala: un connotato antidemocratico.

Scrive Nadia Urbinati in un suo pezzo del 2009. “La sovranità del giudizio individuale é il principio che giustifica il governo democratico, che é governo per mezzo della discussione, ed é il punto fisso (ciò che le persone convengono a tenere “come sacro”) che tiene insieme la società democratica. Come comune riconoscimento, esso è oltre la discussione. Non si tratta semplicemente di un principio di moralità privata, ma é un valore che dà alla democrazia la sua propria specificità etica. Soprattutto, non si tratta di un principio astratto o di un fondamento metafisico, ma invece di una graduale acquisizione della civiltà, immanente alla storia umana nei suoi fondamenti e per questa ragione capace di radicarsi idealmente nel profondo della psiche come a diventare un abito morale ovvero senso comune.”. 

Per Sala, poi, non sarà facile far dimenticare alcune sue uscite come il famoso spot  “Milano non si ferma” degli inizi del Covid e tra le iniziative, quella più recente, di dare un incarico all’Università di Roma La Sapienza  perché analizzi dieci anni di progetti milanesi e li confronti con quelli di altre città.  

Perché  il  Politecnico di Milano non avrebbe potuto fare la stessa cosa? Il Politecnico non è affidabile? O forse non sufficientemente “terzo”? Comunque questa iniziativa sembrerebbe all’insegna del “lo fanno tutti”. Da quando questa è una scusante? Non dovrebbe esserlo ma è una scusa tanto frequente da meritare libri e saggi che ne dibattono. Comunque non è un atteggiamento da smart city.

Quante cose rimproveriamo, e rimprovereremo, al Sindaco! Il suo atteggiamento eccessivamente benevolo nei confronti degli operatori immobiliari, la sua scarsa attitudine ad occuparsi degli “ultimi”, la svendita del patrimonio pubblico, la sua attenzione particolare ai quartieri ricchi (Monte Napoleone), il coinvolgimento dei privati per risolvere il problema dell’edilizia pubblica con soluzioni o fantasiose – inquilini che ristrutturano – o squilibrate a favore dei privati e comunque certo non risolutive del problema “casa”.

Il “modello Milano” è anche una città sporca, piena di tratti di pavimentazione storica – masselli – sconnessi o addirittura rattoppati con pietrisco bitumato, i pali della segnaletica stradale sono spesso pencolanti e non verticali, l’arredo urbano è penoso, per non parlar del verde.

Ma l’accusa più frequente dei cittadini è di aver trasformato Milano in un gigantesco centro commerciale con tutte le ricadute che vediamo, come l’invasione di turisti dediti prevalentemente allo shopping.  Ma se imbocchiamo questa strada della gestione della città e nell’interesse di chi dovrebbe essere, ormai troviamo saggi e libri sulla Milano di oggi: inutile aggiungere altro se non l’invito a chi governa la città a leggere, leggere, leggere, non bastano i social, Google, WhatsApp e non basterà nemmeno l’intelligenza artificiale. 

Luca Beltrami Gadola

Noterella milanese.

Come mai il sito del Comune ha tolto dalla sua home page ( https://www.comune.milano.it/) il tasto  di ricerca per parole?  Senza di quello la ricerca nel sito del Comune diventa una logorante fatica nei suoi infiniti meandri. Scoraggiare i curiosi?

 



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  1. Giuseppe C. VitaleRitengo che il cosiddetto "modello Milano" se è esistito è un falso modello. Altera i connotati della democrazia partecipativa e fa leva sul fatto che la partecipazione politica e i partiti hanno una debolezza strutturale. Una città invivibile intrisa di "architettura viagra" non credo che possa risolvere i problemi di crisi sociale che caratterizzano questa città. Ne è prova l'innamoramento che sta avvenendo a colpi di emendamenti sul cosiddetto decreto salva con le proposte del salva Milano. Milano ha bisogno solamente di vivibilità sociale economica e non di falsi obiettivi green che malcelano l'appropriazione di spazi versi solo per aumentare la rendita fondiaria ( vedi aree verdi a contorno dei grattacieli). E' da dire pure che Milano non ha più i veri antidoti rappresentati dalla buona urbanistica militante e partecipante che dall'università si propagava nella città attraverso quei cosiddeti corpi sociali di sinistra che oggi sono alquanto indeboliti o inesistenti. Oggi occorre dare centralità alla questione della marginalizzazione sociale ed abitativa. Meno male che la Magistratura assolve a ciò che le debolezze tecniche non vedono. Occorre scardinare, se esistenti, quei modelli collusivi che indirettamente rafforzano le rendite parassitarie fondiarie.
    19 giugno 2024 • 14:31Rispondi
  2. Guido AngeliniA mio parere è un'ulteriore dimostrazione che, al di là dell'ostinazione, ha perso la testa. E non è l'unico potente presente in città che dietro lo sbraitare manifesti la sua debolezza.
    20 giugno 2024 • 15:45Rispondi
  3. Fiorello CortianaQuello che segue è il post che ho riscritto così da non essere censurato da FB come il primoche avevo postato contenente il link all'editoriale di LBG. Qualcuno si è impegnato a segnalare Arcipelago come sito porno, razzista o qualcosa di similare. A maggior ragione vale l'invito che ho fatto a Sala e a tutti i consiglieri. "Su richiesta di chi questo social ha censurato la pagina di ArcipelagoMilano con l'editoriale? Il Sindaco Sala e tutto il Consiglio devono chiederne il ripristino immediato. Siamo una democrazia o no? Ho tolto il link all'articolo vediamo se questo post ora viene pubblicato. Voi potete andare sul sito della rivista e leggerlo."
    21 giugno 2024 • 23:27Rispondi
  4. Cesare MocchiLa nomina del nuovo assessore alla Casa mi sembra l'ultima dimostrazione (se ce n'era bisogno) della sudditanza culturale e direi mentale dei nostri amministratori al centrodestra. Pensare che Bardelli sia "competente" mostra come nella loro testa non ci sia un cervello ma solo un moscerino che svolazza nel vuoto.
    22 giugno 2024 • 15:34Rispondi
    • Cesare MocchiUna precisazione importante: ho avuto a che fare con l'avvocato Bardelli più e più volte. Chiunque pensi che il suo comportamento sia "etico" o non capisce nulla, o è complice. Non fatemi dire di più
      22 giugno 2024 • 20:19
    • Chiara VogliattoPiù che di "sudditanza" parlerei però di "subalternità". Tramontato alla fine il modello dell'"urbanistica riformista" che nel bene o nel male ha caratterizzato per decenni l'azione della sinistra istituzionale italiana, questa a un certo punto si è limitata a scopiazzare (con qualche aggiustamento) il pensiero della destra. Che in urbanistica si può ridurre a pochi slogan: no al verde, sì al cemento e (soprattutto) NO ai piani regolatori (qualche ragione l'avevano, bisogna dire). L'espressione più bieca di questo atteggiamento lo vediamo nel PGT di Masseroli (poi passato giustamente a raccogliere il premio delle sue malefatte presso gli operatori immobiliari), e chi era il suo consulente legale? Il Bardelli, guarda caso. Che adesso è in Giunta (se non è subalternità questa...). Assieme a dirigenti e assessori formatisi e promossi ai tempi di Albertini e Moratti. Eppure di urbanisti capaci e di sinistra il mondo è pieno. Ma non li chiamano, forse hanno paura di perdere il loro potere...
      23 giugno 2024 • 12:01
    • Pietro VismaraMasseroli comunque non è l' unico ex assessore passato a fare il consulente degli immobiliaristi, c'è anche la renziana De Cesaris, guarda caso socia in affari di Bardelli. E considerando che il grande sponsor di Sala sindaco era appunto Renzi... tutto torna.
      23 giugno 2024 • 14:53
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