4 giugno 2024

I DUE POPOLI ELETTI

La questione palestinese


ta (35)

Nel 2010 è uscito un libro di Todd Gitlin e Liel Leibovitz, intitolato “The Chosen People” (I popoli eletti). È forse il testo che meglio tratteggia l’idea che negli Stati Uniti e in Israele vivono due popoli che si ritengono eletti da Dio per una missione divina che solo a loro è stata affidata. Il libro non spiega, né può spiegare, perché quei due popoli ritengano di essere stati scelti da Dio, ma argomenta in modo efficace che questo è il modo in cui ha pensato e pensa del proprio Paese la maggioranza “che conta” sia degli americani sia degli israeliani. 

È difficile non solo per un laico ma anche, e ancor più, per un cristiano credere nella elezione di popoli da parte di Dio. Proprio per questo val la pena cercar di capire come questo mito si sia a tal punto radicato. Le caratteristiche che rendono simili Stati Uniti e Israele fin dalla loro nascita sono tante e non sono necessariamente le migliori. Esse vanno molto al di là del fatto, pur importante, che negli Stati Uniti viva una numerosa e potente comunità ebraica che istintivamente cerca di portare quel Paese ad allinearsi con le esigenze politiche e militari dello stato ebraico. Solo comprendendo queste fortissime convergenze identitarie si riesce a spiegare il motivo della istintiva alleanza che caratterizza i rapporti tra Stati Uniti ed Israele.   Elenco qui di seguito i 7 punti di storica e profonda somiglianza tra i due cosiddetti “popoli eletti”. 

  1. Stati Uniti e Israele sono stati fondati da una minoranza perseguitata in fuga dall’Europa. Nei territori in cui le due minoranze perseguitate sono arrivate esse hanno ucciso o cacciato dalle loro case e dai loro terreni gran parte degli abitanti che già vi abitavano. Entrambi i Paesi sono nati dando il potere politico solo o quasi solo all’etnia dominante. All’inizio negli Stati Uniti potevano votare solo gli uomini bianchi dotati di proprietà.  La dichiarazione di indipendenza di Israele nel 1948 fu fatta a nome dello “Stato ebraico”. La democrazia non si applicava e non si applica ai palestinesi nei territori occupati da Israele. Anche negli Stati Uniti la democrazia a lungo non si è applicata nei confronti dei discendenti delle popolazioni indigene e dei discendenti degli schiavi neri, e anche oggi si applica in modo assai parziale nei loro confronti. 
  2. Stati Uniti e Israele sono nati come stati laici, ma con una forte identità religiosa. Entrambi vedevano e vedono il mondo come un posto ostile con la perenne convinzione, ben fondata in Israele e talvolta invece “fabbricata” negli Stati Uniti, di vivere sotto minacce esterne. Negli Stati Uniti come in Israele, di conseguenza, è risultato indispensabile dare un ruolo eccezionale all’apparato militare-industriale per la difesa dello Stato.
  3. Entrambi gli Stati sono entrati in crisi di identità dal momento in cui la maggioranza etnica si è resa conto che rischia di diventare una minoranza numerica. Le proiezioni demografiche danno per scontato che negli Stati Uniti i bianchi diventeranno minoranza tra non molti anni. Gli ebrei a loro volta sono diventati meno del 50% sulla terra controllata da Israele da quando i governi guidati da Netanyahu hanno reso permanente l’occupazione della Cisgiordania e hanno abbandonato ogni ipotesi per la creazione di uno stato palestinese.
  4. Israele può essere uno stato ebraico o una democrazia, ma non può essere entrambi. Allo stesso modo, gli Stati Uniti debbono scegliere se essere uno stato governato dai bianchi o una democrazia. In entrambi i Paesi la maggioranza del gruppo etnico dominante vuole di fatto creare un etnostato. Nel 2018 la Knesset israeliana ha approvato la legge sullo stato-nazione, consacrando il Paese come “la casa nazionale del popolo ebraico“. Il parallelo negli Stati Uniti si trova nella reiterata volontà espressa da tutti gli stati retti da forti maggioranze repubblicane di limitare i diritti politici degli elettori appartenenti a minoranze etniche. Questi stati hanno approvato negli ultimi 11 anni oltre un centinaio di leggi che limitano nei modi più svariati il diritto di voto delle minoranze. E se i repubblicani, il partito dell’etnia bianca,  perdono le elezioni, Trump li ha addestrati a gridare allo scandalo. 
  5. Sia negli Stati Uniti sia in Israele il gruppo etnico dominante usa pesantemente e in modo spregiudicato il gioco di classe.  I sostenitori dell’autoritarismo a sfondo etnico tendono ad essere in modo particolare i bianchi poveri delle aree rurali o ex-industriali negli Stati Uniti mentre in Israele lo sono gli ebrei provenienti da Paesi arabi (i mizrahi) nonché gli immigrati russi, gruppi che si sentono economicamente subalterni all’interno del Paese.
  6. In entrambi i Paesi la maggioranza etnica è fortemente condizionata dai molteplici movimenti che credono nella sacralità esclusiva del “libro”, la Bibbia negli Stati Uniti e la Torah in Israele. Questi movimenti ultrareligiosi si battono in entrambi i Paesi soprattutto per ottenere il controllo della formazione dei giovani. In Israele la formazione scolastica nelle yeshiva è decisa dai rabbini ultraortodossi ma è largamente sovvenzionata dallo Stato. Negli Stati Uniti la destra religiosa lavora su due livelli paralleli. Dove è in maggioranza cerca di prendere il controllo degli School Boards delle singole contee per imporre alla scuola pubblica un curriculum e un funzionamento conforme alla propria interpretazione della Bibbia. Dove non è in maggioranza richiede che lo Stato sovvenzioni le famiglie che vogliono far educare i figli in scuole “cristiane” con un curriculum e un funzionamento di loro gradimento. 
  7. I cristiani evangelici negli Stati Uniti e gli ultraortodossi in Israele sono ferventi sostenitori di tendenze autoritarie.  La parola di Dio, nella loro interpretazione, ha per loro sempre la meglio, anche se porta al non rispetto dei risultati elettorali e di diritti umani una volta dati per consolidati. Il tentativo di Benjamin Netanyahu di porre sotto controllo la Corte Suprema israeliana è in perfetta analogia con il modo in cui Donald Trump aveva voluto un dipartimento della giustizia a lui fedele e con il modo in cui sempre Trump ha nominato tre giudici di destra oltranzista alla Corte Suprema degli Stati Uniti. 

 

Da alcuni anni i sostenitori della “eccezionalità” dei due Paesi hanno iniziato ad aiutarsi reciprocamente alla luce del sole. Non basta più che gli Stati Uniti proteggano Israele con l’invio di armi e l’uso sistematico del diritto di veto presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Trump, durante la sua presidenza, ha assecondato Netanyahu in ogni modo: con l’uscita dall’accordo sulle armi nucleari con l’Iran, con lo spostamento a Gerusalemme della ambasciata americana, con il consenso dato a tutti gli insediamenti israeliani a Gerusalemme Est e nella Cisgiordania. Netanyahu per contro fa soprattutto leva sulla capacità della lobby ebraica statunitense di finanziare e sostenere a tutti i livelli i candidati oltranzisti del partito repubblicano, Trump in prima fila, ovviamente. 

Come si svilupperanno gli eventi dopo l’attacco di Hamas del sette ottobre è difficile dire. L’attacco di Hamas è stato orrifico. La reazione di Israele è stata orrifica due volte. Non ha badato a spese per quanto riguarda i danni collaterali della cosiddetta guerra ad Hamas: le vittime civili palestinesi a Gaza sono almeno 20 volte il numero di vittime israeliane del 7 ottobre.   Ma questo è l’aspetto meno grave. Israele vuole di fatto rendere impossibile la sopravvivenza degli abitanti di Gaza: basta negare a lungo cibo e medicine per far morire un popolo. Qualcosa di analogo avviene sempre più di frequente dopo il 7 ottobre anche in Cisgiordania, dove la guerra ad Hamas non c’entra per nulla. 

Il tutto prima o poi doveva comunque accadere, a prescindere dall’attacco di Hamas del 7 ottobre.   “Il popolo ebraico ha un diritto esclusivo e indiscutibile su tutte le aree della Terra di Israele” aveva affermato Netanyahu nel dicembre del 2022. Forse questa volta ha alzato troppo la posta, con una operazione militare lanciata in modo rozzo e sprezzante e che più di mezzo mondo ha condannato. Ma è ancora presto per dirlo. Israele ha già sfidato mezzo mondo altre volte e ne è sempre uscito indenne. Anche perchè gli Stati Uniti per ora mugugnano solo. L’alleanza tra i due popoli eletti non è stata ancora messa alla prova. 

Giancarlo Lizzeri

banner commenti



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. Targetti UgoL’articolo di Lizzeri distorce la realtà storica presentando un aspetto religioso, ovvero l’auto considerazione di “popolo eletto”, come carattere esclusivo dell’azione di due popoli, gli ebrei e gli americani, costruendo un parallelo inesistente e confondendo l’azione politica della destra (Netanyahu e Trump) come ideologia che caratterizzerebbe interamente i due popoli. Tutte i sette punti dell’articolo sono da contestare. Mi limito ad alcune considerazioni. Israele è nato come stato laico con forti connotati socialisti che nulla avevano a che fare con l’idea di “popolo eletto” . Gli ebrei son stati una minoranza perseguitata in Europa ma la nascita di Israele è l’esito della vittoria degli ebrei combattenti, alleati dei paesi democratici contro il nazifascismo: i palestinesi erano alleati di Hitler. Gli stati Uniti sono nati dalla rivolta di emigrati dall’Europa per ragioni economiche (solo una minoranza per ragioni religiose) contro il loro paese di origine: una guerra di liberazione da una monarchia per fondare una repubblica democratica. Anche in questo caso l’idea di “popolo eletto” non c’entra nulla. L’alleanza tra Israele e Stati Uniti si fonda sulla condivisione di valori comuni e ruoli geopolitici (il presidio dell’Occidente). La Comunità ebraica negli USA conta molto ma, a differenza di quanto asserisce l’articolo, è sempre stata prevalentemente laica e democratica. Ancora una volta il concetto di “popolo eletto” non c’entra nulla. Tutto il mondo cristiano si è considerato “eletto” per secoli, nel nome di “Dio lo vuole” e “Dio è con noi” fino al “Got mit uns nazista”. Oggi la chiesa Ortodossa russa benedice l’aggressione di Putin nel nome di un popolo unico ed ortodosso. Altrettanto è avvenuto e avviene nel mondo Musulmano. In tutto il mondo la destra nazionalista sta emergendo, purtroppo, non solo in Israele e negli Stai Uniti e i valori di riferimento sono la nazione, l’etnia, la religione; Dio, Patria e Famiglia. Riproporre la questione degli “ebrei popolo eletto” che richiama nel subconscio anche l’anatema di “deicida”, denuncia un antisemitismo latente, più o meno consapevole.
    10 giugno 2024 • 19:48Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


25 febbraio 2025

CIAO AMERICA?

Giuseppe Ucciero



19 novembre 2024

IL RITORNO DEL SUPERUOMO

Giuseppe Ucciero



19 novembre 2024

TRUMP, GLI USA, LA CINA E MATTARELLA

Francesco Bizzotto



23 aprile 2024

DIFFICILI EQUILIBRI MONDIALI

Eduardo Szego


Ultimi commenti