4 giugno 2024

FOLGORATO DA “GUERNICA” SULLA VIA DI MILANO

Picasso a Milano


guernica-picasso

Per il secondo anno consecutivo la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale accoglie un evento dedicato a Picasso. Lo scorso anno venne allestita per questo omaggio ideale la mostra di Michelangelo Pistoletto “La Pace Preventiva”, con l’icona del simbolo del Terzo Paradiso, portato come segno di pace da una colomba, ispirata al disegno dello studente premiato nell’ambito del progetto didattico “Educare alla pace: Leonardo, Picasso, Pistoletto”.  

Si rievocava così a distanza di 70 anni, nella quinta scenografica della Sala delle Cariatidi, l’arrivo nel settembre 1953 dal Metropolitan Museum di New York della grande tela «Guernica», dipinta da Picasso a Parigi nel 1937, subito dopo il bombardamento della cittadina basca ad opera dell’aviazione di Hitler, alleato del dittatore Franco. 

Picasso fu convinto a concedere l’esposizione della sua opera dall’artista Attilio Rossi, a cui era legato da un rapporto di amicizia, ma impose il vincolo che fosse collocata  proprio sotto le lesene e i ballatoi sbriciolati nell’esplosione dei bombardamenti aerei della Seconda Guerra Mondiale, sullo sfondo delle cariatidi erose, che gli ricordavano la Spagna invasa e umiliata dai franchisti.

Fu Picasso stesso il regista della mostra, che fece grande clamore e assunse con ogni evidenza un significato politico di rabbia e denuncia contro gli orrori della guerra. 

Quando un gerarca nazista aveva fatto visita a Picasso nel suo studio parigino, gli aveva chiesto – osservando «Guernica» – se avesse fatto lui questo orrore e il Maestro senza esitazione aveva risposto: “No, lo avete fatto voi!”

Gli artisti corsero in massa a Milano ad ammirare «Guernica», opera-simbolo della lotta degli intellettuali europei contro il nazismo, manifesto di denuncia contro ogni dittatura e contro tutte le guerre.

Da Pesaro, per esempio, prese il treno il ventisettenne Arnaldo Pomodoro e fece un viaggio scomodissimo in terza classe per presenziare a questo evento memorabile, di straordinaria forza emozionale, che lo colpì profondamente: «Venni apposta per vederla. Allora la città era vitalissima, nel pieno della rinascita e della ricostruzione e la mostra di Picasso fu un evento ». 

E da Lecce approdò in quei giorni a Milano solo diciottenne Ercole Pignatelli. Era il 20 novembre 1953, quando vide fuori dalla Stazione Centrale lo striscione della mostra di Picasso a Palazzo Reale: ci andò subito e tornò a vedere «Guernica» non una sola volta, ma ogni giorno per un mese intero. 

Fu letteralmente folgorato dall’opera del Maestro, che da allora rimase un riferimento fondamentale per la sua formazione: ricorda che stava incollato dalla mattina alla sera davanti alle opere della sua ‘divinità’.

L’ambiente milanese riconobbe subito il talento di Pignatelli e fu naturale per lui intrattenere ben presto rapporti con artisti del calibro di Piero Manzoni, Lucio Fontana e De Chirico e con importanti galleristi. Ben presto si affermò come protagonista della cultura figurativa europea; per lui la Milano di allora era ciò che era stata Parigi cinquant’anni prima per Picasso e Giacometti, un luogo che offriva la possibilità di fare e di imporsi immediatamente.

Milano nel mese di maggio lo ha omaggiato con la performance pubblica “Memento amare semper“, invitandolo a ricreare su una grande tela delle stesse dimensioni –  tre metri e mezzo di altezza per quasi otto di lunghezza – quel capolavoro picassiano che tante emozioni suscitò nell’artista allora diciottenne. Oggi Ercole Pignatelli lo ha reinterpretato attraverso il filtro della sua pluridecennale esperienza: “E’ stata un’epifania, un segno, la conferma che dopo tutti questi anni dovessi essere io a lavorare su Guernica, in un omaggio alla sua e alla mia arte” – dice il Maestro salentino, ma milanese di adozione, con quello sguardo vivace da ragazzo. “Quando sto parlando di cose che mi interessano, quando sto facendo una cosa che mi riguarda, allora divento un ragazzo. Posso diventare un bambino alla maniera di Joan Miró, che a ottant’anni sembrava ancora correre dietro a un cerchio, ed è così che l’artista rimane perennemente fanciullo, perché è la creatività che ti porta a questo tipo di comportamento”.

A 89 anni compiuti è ancora il “ragazzo rondine”, come lo aveva definito Raffaele Carrieri, racchiudendo in un concetto visivo la profonda avversione  di Ercole per l’omologazione e il suo desiderio di libertà: “vola, guarda, sussulta, partecipa”, così il visitatore è preparato all’incontro con il Maestro dalla lettura espressiva di frammenti liberamente tratti dagli “Scritti di Picasso” e dello stesso Pignatelli, curata dalle operatrici dell’Unità Iniziative Educative del Comune di Milano, integrata da elementi di prima lettura simbolica ed iconografica dell’opera. 

Pignatelli ha dipinto nell’arco di dodici giorni nel salotto allestito dallo Studio Novembre nella Sala delle Cariatidi la ‘sua’ Guernica, un’altra “fatica di Ercole”, dopo quella compiuta alla Triennale di Milano su una tela di centoventi metri quadrati. Al termine della performance una copia dell’opera è stata donata dall’Artista agli istituti comprensivi tra i più multietnici e inclusivi dei nove municipi milanesi. Un dono di grande valore per invitare i più giovani a riflettere sul tema di drammatica attualità della guerra e della pace e su un dipinto che fa ancora tanto rumore.

Rita Bramante

ArcipelagoMilano (1)

 

 


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