7 maggio 2024
CRONACHE URBANISTICHE (PARTE 3)
La telenovela nostrana
Spero che gli eredi di Bradbury non me ne vogliano se (ab)uso del titolo, ma temo che questa potrà essere una lunga serie.
A inizio marzo scrivevo della delibera del Comune che forniva le linee di indirizzo su come istruire le pratiche sia da presentare che quelle già presentate (anche se non è dato di sapere quanto retroattivamente si andrà).
Però questa delibera enunciava i principi a cui attenersi, ma non forniva indicazioni operative per i tecnici comunali. Orbene il 20 di marzo arriva la disposizione di servizio 4/2024 che ha come oggetto: ATTUAZIONE DELLA DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA COMUNALE N. 199 DEL 23/02/2024 – PUNTO 2 DEL DISPOSITIVO.
Qui si dice che comanda il “Decreto del GIP”, ovvero il Decreto di Rigetto di Sequestro Preventivo R.G.N.R. 4622/2023 R.G. GIP 25699/2023. Quindi “tenuto conto di quanto desumibile dal citato Decreto del GIP” sui provvedimenti in attesa di rilascio si procederà come vuole la Procura. Torna in auge il bistrattato Piano Attuativo quando si superano i 25 metri di altezza o una volumetria di 3 mc/mq, se ci troviamo in ambiti poco edificati o ci discostiamo dalle norme morfologiche. Tornano i volumi nell’urbanistica moderna fatta di indici con i soli metri quadri. Interessante… E buttiamo nel cestino la Circolare – N. 1.2023 Interventi edilizi con edifici di altezza superiore a 25 metri”. Bipolarismo amministrativo?
Vi faccio notare che la circolare del 2023 era emessa dagli uffici, mentre la Delibera 4/2024 è della Giunta. Qualcuno mi suggerisce che alla luce dei D.Lgs. 165/2001 e 267/2000 gli organi elettivi comunali non possano ingerire nell’attività riservata ai funzionari.
E poi si arriva al famigerato concetto di Demolizione e Ricostruzione. E qui il capo si china parecchio. Poco importa che il DPR 380/2001, legge statale, non milanese o regionale, badate bene, qualifichi queste opere come ristrutturazione edilizia (art. 3.1 lett d). Il GIP ha detto che si tratta di nuova costruzione e noi ci adeguiamo. Se hai il classico capannone e vuoi farci un paio di torri, ma anche solo una villa, sappi che da oggi a Milano (non si sa nel resto del mondo) stai facendo a tutti gli effetti una nuova costruzione. In realtà il tema è un po’ più complesso, ma diventa troppo tecnico (se poi vi interessa sapere di sagome, sedimi, giaciture e prospetti, fatemelo sapere che approfondiamo).
Quindi come dice la nostra Regina (De Albertis, ndr) se un proprietario di un capannone di 300 mq che insiste su un lotto di 200 mq va in pensione e lo vuole demolire per farsi il suo buen retiro sempre di 300 mq (quindi senza aumento di volume) deve presentare un piano attuativo e aspettare qualche annetto, col rischio magari di passare a miglior vita prima di vedersi approvare il progetto…
Poi c’è il tema delle monetizzazioni dello standard. Anche qui diventa difficile spiegarlo in modo comprensibile ai non addetti ai lavori, ma ci proviamo. In pratica per legge, quando tu realizzi una nuova costruzione, sei tenuto a cedere una parte dei tuoi terreni affinché l’ente pubblico vi realizzi dei servizi per la collettività (per esempio un parco pubblico). Se per motivi tecnici tu non sei in grado di cedere una porzione di terreno, puoi monetizzare ovvero corrispondere una somma di denaro equivalente al valore dell’area che dovevi cedere. E qui ci si diverte. Come si stabilisce il valore? Ci sono parametri che lo definiscono, ma c’è anche da considerare che oltre al valore materiale (tot euro per tot metri quadri) va valutata anche l’utilità economica che l’operatore ha conseguito con la mancata cessione.
Per dipanare la matassa è stato istituito uno specifico Gruppo di Lavoro “costituito da professionalità interne al Comune ed eventualmente anche di autorevoli e qualificati esperti esterni” per aiutare gli uffici comunali nella revisione delle pratiche presentate e nell’indirizzare le istruttorie di quelle che verranno.
Senza essere troppo partigiani, né in un senso (filo Procura), né nell’altro (pro Costruttori), bisogna ammettere che si troviamo in un bel pasticcio all’italiana. L’unico fatto oggettivo e non ideologico è che in questo momento tutto il comparto è fermo e questo significa un danno economico importante. Non parliamo poi di quei cittadini che hanno comprato casa in una delle realizzazioni messe sotto indagine.
Inoltre c’è il tema dello scontro o sovrapposizione tra poteri. Il comune esprime tramite i suoi organi il potere legislativo ed esecutivo a livello locale. Lo stesso vale per la regione. E dal 2001 la materia urbanistica è materia regionale. E poi arriva la Procura sventolando la legge Urbanistica del 1942! O il decreto ministeriale del 1968! Che poi sia la magistratura penale a ragionare di interpretazioni normative e non quella amministrativa a me pare un po’ strano. Ma io sono solo un umile architetto…
Però lasciatemi dire una cosa. Trovo mostruoso che un settore economico trainante sia tenuto sotto scacco dalle “interpretazioni del Decreto del GIP”. Mi correggo. Folle, drammatico, più che mostruoso. Soprattutto con la Politica che abdica al suo ruolo. Ci sono stati errori e consuetudini sbagliate? Questo, giustamente, lo dirà la magistratura. È il suo ruolo. Ma se il Sindaco, l’assessore all’Urbanistica (passato e presente) e gli organi che hanno redatto il PGT e le norme sono convinti di quello che hanno fatto, non possono rinnegarlo solo perché arriva qualcuno a interpretare le cose in modo diverso. Oppure la delibera del 20 di marzo va letta come un’ammissione di colpa? Con che faccia si ripresenteranno alle prossime elezioni questi signori?
In tutto questo entra a gamba tesa il Ministro Salvini che promette un nuovo condono edilizio che dovrebbe contenere una norma per “sanare” le difformità di natura formale, legate alle incertezze interpretative della disciplina vigente. Una norma “Salva Milano”, per parare le spalle al Comune del capoluogo lombardo. Ci sono strane assonanze che mi stuzzicano, ma non voglio scadere nel volgare….
Nel precedente articolo paventavo questa possibilità. Sono stato facile profeta o cassandra, decidete voi. Gli ordini auspicano e io con essi che vi sia una vera e propria riforma del TU dell’Edilizia e non qualche cerotto messo a caso o, peggio, a mascherare in modo goffo un vero e proprio nuovo condono. Vedremo.
Chiudiamo col requiem al nuovo PGT che non vedrà la luce in tempi rapidi come invece annunciato trionfalmente da Tancredi a ottobre 2023. Doveva essere il PGT delle 4Città e dei 10 punti. Dell’housing sociale (ma non lo era anche il precedente?). Il PGT che riscriveva le regole morfologiche (forse annusando l’aria o qualche spiffero della Procura). Il PGT del verde e della mobilità sostenibile.
Ecco di questo “nuovo” PGT non si parla più. Meglio così. Ma perché questo silenzio assordante? Forse perché si aspetta, oltre al “decreto del GIP”, qualche altro suggerimento? Perché non vorrei che il prossimo PGT non fosse redatto dagli uffici del comune, ma da quelli di un altro organo dello Stato…
Pietro Cafiero
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