20 febbraio 2024

L’URBANISTICA PRÊT-À-PORTER HA TROVATO DEI PALETTI

I magistrati lo chiariranno


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C’è qualcosa di anomalo nel modo in cui viene affrontata la questione “Urbanistica” in questi giorni in città. E meraviglia che nessuno lo noti. Il Comune dovrebbe esercitare il suo ruolo di tutore dell’interesse pubblico ed avere questo come bussola ed invece….pare ossessionato dall’azione della magistratura ed incorre in due errori fondamentali:

1) Schiera in pratica un’istituzione pubblica (che ha suoi compiti specifici a tutela dei cittadini) come controparte di un’altra istituzione pubblica, la Magistratura, che ha a sua volta un ruolo definito a tutela della cittadinanza.

2) Si rivolge ai suoi “bracci operativi” non per verificare se abbiano o no perseguito il bene pubblico, ma per rassicurarli che li assisterà anche economicamente nel corso degli eventuali processi.

La Politica sembra così rinunciare alla sua autonoma “sovranità” fino a sconfinare (impagabile paradosso!) in una sorta di autogiustizialismo quando individua come decisivo l’esito finale della azione penale.

Gli stessi incontri tra Comune e Procura sapientemente gestiti mediaticamente (e dettati forse dalla recondita speranza della nostra Giunta di una riedizione di quanto accadde nella vicenda Expo) non sfuggono all’aspetto anomalo di una sorta di pre-patteggiamento sui generis, vista la partecipazione dell’Avvocatura Comunale e la curiosa circostanza che l’attuale assessore in carica è un ex-dirigente apicale  dell’Urbanistica.

Sia chiaro: se tutto si risolverà nel bene dell’interesse pubblico, applaudiremo convintamente. Per ora vediamo che l’amministrazione Comunale, senza neanche molto nasconderlo, cerca il supporto mediatico (e si spera solo quello) di operatori immobiliari descritti come vittime, ostacolati nella loro attività dall’indagine. In questo modo non si fa un enorme torto ad altri operatori che hanno scelto di svolgere con prudenza la loro attività finendo inesorabilmente ai margini perché surclassati da concorrenti spregiudicati e convinti (chissà come mai?) di poter ottenere di tutto e di più?

Si dice: c’è il rischio di centinaia di progetti fermati. Certo, bisogna intervenire. Ma con quali criteri verranno riesaminate le pratiche? Io ne conosco uno solo di corretto. Quello di vedere se tutelano prioritariamente l’interesse collettivo. Non per studiare se e come si possa sfuggire alle maglie del Palazzo di Giustizia. Dalle indagini sono emersi fatti, situazioni, conseguenze. Chiari ed accertati.

I giudici diranno se sono reati. L’Amministrazione dica se li considera coerenti con il buon governo della città. Autonomamente e senza delegare ad istituzioni a cui compete altro. Senza aspettare e senza volgere lo sguardo altrove. Ci vuole una sentenza di un tribunale per dire che non sono accettabili interventi dalle dimensioni abnormi e che stravolgono porzioni di territorio circostante?

E che non si può approvare che arrivino al Comune quattro soldi invece che milioni di euro che si sarebbero potuti usare per dare più servizi e rendere più giusta socialmente la città? E che la  espressione “abbattimento e ricostruzione ” non può essere la parola magica con cui si passi da modeste costruzioni fatiscenti a grattacieli che alterano l’equilibrio del quartiere, moltiplicano il numero degli abitanti (va da sé a prezzi non proprio popolari…) magari “monetizzando” con supersconto quanto dovuto per gli oneri di urbanizzazione?

E serve un tribunale perché si affermi che non si può, alla chetichella, senza un quadro d’insieme consumare territorio ed accentuare diseguaglianze sociali con interventi a cui potranno accedere solo pochi agiati perché l’edilizia popolare è sparita con la monetizzazione…? In conclusione: ognuno faccia il proprio mestiere. I magistrati faranno il loro. Il Comune faccia il suo. I funzionari, i lavoratori tutti facciano il loro lavoro di dipendenti pubblici che, come dice la parola stessa, vuol dire operare per la collettività, confidando che saranno apprezzati per questo. Di questo hanno diritto e bisogno. Non della promessa che verranno comunque aiutati con legali e risarcimenti ove risultasse che le norme siano state interpretate a senso unico sol perché: (prendo a prestito il Poeta) “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare”.

Basilio Rizzo



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  1. Andrea VitaliBentornato al valoroso Basilio Rizzo! Torna nell'agone? Speriamo! (quanto ci è mancato...)
    21 febbraio 2024 • 14:49Rispondi
  2. Giuseppe Claudio VitaleDovreste pubblicare integralmene il documento della Procura di Milano sulla conclusione delle indagini, Da quanto vado leggendo sembra un documento alquanto interessante e coraggioso. Un documento che gli urbanisti pavidi di oggi nemmeno riescono più a pensare
    25 febbraio 2024 • 14:12Rispondi
  3. GiuliaBuongiorno. Mi associo al bentornato a Basilio Rizzo, il quale negli anni trascorsi all consiglio comunale è stato tra le poche voci fuori dal gregge belante. Mi permetto di aggiungere che è stato l' unico ad ascoltare le " doglianze" di quei dipendenti comunali che si rifiutavano di foderarsi gli occhi con gli affettati. Il resto lo hanno fatto poi la guardia di finanza e la magistratura. E' difficile, per non dire impossibile, per chi entra in un ente pubblico per concorso e non per censo, fare il proprio dovere, seguire i dettami della legge. Ci sono quelli che si sforzano di tenere la schiena dritta ma attorno a loro viene fatto il vuoto,. Non è un caso che negli ultimi anni, molti vincitori di concorsi banditi dal comune si sono licenziati: dopo un anno circa perché anche chiedere un trasferimento verso altro settore non serve a niente se la cultura dominante, ancora oggi nel 2025, non è quella di lavorare per i cittadini che ti pagano lo stipendio bensì di attaccare il l' asino dove vuole il padrone.
    7 marzo 2025 • 11:56Rispondi
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