20 febbraio 2024
PIAZZA BIAMONTI E IL MUSEO DELLA RESISTENZA
Per una "critica" dell'architettura contemporanea
20 febbraio 2024
Per una "critica" dell'architettura contemporanea
L’interesse che sta riscuotendo l’annuncio dell’incontro per discutere del Museo della Resistenza e della sistemazione di piazza Antonio Baiamonti mi procura particolare soddisfazione perché, nel clima di tensione che si è venuto a creare a Milano a seguito delle vicende che hanno messo in discussione pratiche concorsuali e procedure amministrative, avevo avuto l’impressione che prevalesse un atteggiamento di indifferenza se non di timorosa riluttanza ad esercitare la libera critica. Per non citare il ripetersi di censure e divieti ad esprimere pubblicamente il proprio pensiero su fatti gravissimi come le guerre di Ucraina e Gaza, per far prevalere il pensiero unico, a cui ci opponiamo con risoluzione.
Poiché la realizzazione dell’edificio che dovrà ospitare il museo è iniziata e a meno che si verifichino fatti eclatanti sarà completata, l’impegno che ho chiesto di condividere con Laura Montedoro, Marco Biraghi e Marco de Michelis è rivolto a confrontarsi sulla soluzione architettonica e urbanistica. Preciso che per quanto la presenza del grande glicine abbia comportato che la questione sia diventata di dominio pubblico, non è ciò che ci proponiamo di discutere. Ma c’è il sottaciuto problema che riguarda la centenaria Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, che da un secolo ha trovato casa dentro il casello daziario ovest. Oltre al glicine che verrà drasticamente ridimensionato, sempre che riesca a sopravvivere, sparirà lo spazio esterno destinato al circolo dell’associazione e ci è offerta l’occasione per considerare con maggior attenzione il progetto di Herzog & de Meuron.
Il glicine e la facciata ovest della Fondazione
Ritengo che l’intervento della Fondazione Feltrinelli contribuisca, con la sua soluzione insediativa e l’originale qualità architettonica, all’identità urbana insieme ad alcune altre opere che abbiamo presentato e discusso nel ciclo Milano: Nuove Architetture a Confronto e in quello attualmente in corso Milano Modernissima.
Abbiamo preso in considerazione, discutendone criticamente e a volte animatamente, l’ampliamento della Bocconi dello studio SANAA, Digital Factory di park Associati, NH Hotel di Quattro Associati, la chiesa di Santa Madre Teresa di Calcutta di Torricelli Associati, La Fondazione Prada di Koolhaas con OMA, il nuovo Policlinico di Boeri con Barrea e La Varra e anche la Milano dei grattacieli.
Per chi fosse interessato, le registrazioni degli incontri che si sono svolti presso One Works, si possono rivedere nel mio sito Facebook.
Riguardo a piazza Baiamonti, a prescindere dalla specifica destinazione come museo della Resistenza, nutro alcune perplessità. Noto innanzi tutto che ci si riferisce a questo spazio urbano anche con il termine “piazzale” perché non ha la definizione spaziale propria di una piazza: oltre all’asse Volta-Ceresio, vi convergono sei altre strade. Si tratta quindi di una cerniera di traffico che non offre spazio per trattenersi e sostare come avviene usualmente in una piazza. L’assialità, che si attesta sulla facciata del Cimitero alla quale Herzog & de Meuron si sono uniformati replicando il tema della porta urbana che i caselli, realizzati nel tardo 800 da Cesare Beruto, autore del primo piano urbanistico di Milano, già esprimono compiutamente. Individuano infatti Porta Volta, una delle cinque porte più recenti di Milano, ricavata attraverso i bastioni spagnoli, per consentire una più diretta comunicazione fra la città e il Cimitero Monumentale di Carlo Maciachini che merita una visita
Planimetria di Porta Volta del 1883
Inoltre, sembra discutibile aver proposto sul lato opposto del piazzale un frammento della potente struttura lineare, realizzata lungo via Pasubio, popolarmente denominata toblerone o piramide. Il nuovo edificio del Piano Integrato di Intervento dei Bastioni di Porta Volta è di circa 3.800 metri quadrati e sta sorgendo all’interno dell’area comunale tra via Montello e via Volta.
Ho sentito dire che l’idea originaria dei progettisti fosse di realizzare delle torri e che vi si oppose Inge Feltrinelli osservando che sarebbe stata un’architettura fascista.
Più approfondite considerazioni sarà opportuno fare proprio sul carattere architettonico dell’intervento che introduce nello scenario urbano aspetti innovativi che non sono affatto riconducibili alle cascine lombarde a cui gli autori hanno strumentalmente e impropriamente voluto fare riferimento. Avendo adottato una copertura a falde dalla proporzione verticale molto enfatizzata, sembra si siano più ispirati alle chiese nordiche, che naturalmente con Milano non hanno nulla a che vedere. A meno che si voglia considerare la cuspidata chiesa di San Giovanni Bono, che i nostri non credo abbiano avuto presente, realizzata nel 1968 al quartiere Sant’Ambrogio, da Arrigo Arrighetti.
Arrigo Arrighetti chiesa di San Giovanni Bono 1968
Architetto milanese da rivalutare delle cui opere è in corso una mostra interessante al Politecnico.
La decisione di destinare l’edificio a museo delle Resistenza è stato l’espediente con cui l’ex-ministro della cultura Dario Franceschini e il sindaco Beppe Sala hanno messo fuori gioco gli svariati soggetti che sulla realizzazione dell’edificio si sono espressi negativamente con motivati argomenti o hanno manifestato netto contrasto Mentre l’iniziativa è sostenuta dall’Istituto Ferruccio Parri e dalla rete degli Istituti italiani per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea.
Ma pare che i 15 milioni stanziati per la realizzazione dell’edificio non prevedano alcun finanziamento per la realizzazione dell’allestimento museale. Dato che la progettazione è avvenuta prima della definizione della destinazione a museo, qualche perplessità rispetto all’adeguatezza dell’edificio sembra legittima. Perché la tipologia del museo vanta una storia importante con precedenti molto significativi. Se si fosse trattato di adattare alla funzione un edificio esistente la questione non andrebbe posta ma, trattandosi di un nuovo edificio, è rilevante. Per esempio, sarà appropriato che la grande trasparenza che contraddistingue la Fondazione debba essere adottata anche per il museo?
H&dM Museo Nazionale della Resistenza Milano 2008/11 – 2021/25
Dato che la realizzazione dell’edificio è ormai in corso il nostro incontro ha come finalità di esercitare la libertà di opinione criticando questo come altri interventi che trasformano in modo sempre più evidente la nostra città. Un impegno che serve a migliorare le nostre conoscenze e mette in discussione decisioni che gli amministratori assumono, sempre più frequentemente, osteggiando la partecipazione dei cittadini.
Emilio Battisti
L’INCONTRO
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