19 dicembre 2023
DISTINGUERE LA NUOVA MUSICA
Etichettare gli artisti nuoce alla qualità?
I nuovi generi che si sono creati e che si stanno creando hanno in comune diverse sonorità e la caratteristica che le linee melodiche della voce tendono a seguire schemi adatti a compiacere l’orecchio dell’ascoltatore. Ciò non toglie che ogni formazione, artista, crew o produttore abbia un’identità stilistica ben distinta sia nei piccoli dettagli di mix (effetti applicati sulle tracce dei vari strumenti che compongono la base e sulla voce) che nel sound generale, negli strumenti utilizzati e nelle tecniche per suonarli, nella metrica dei testi e negli argomenti trattati. Queste distinzioni partoriscono una classificazione, in generi musicali.
La musica è in continua evoluzione, e ogni genere nasce prendendo spunto da qualcosa di già esistente che a sua volta è stato ispirato da musiche più antiche. L’evoluzione della musica è come una catena costituita da anelli differenti dai precedenti e dai successivi.
Ripercorrendo la storia della musica recente, partendo dai primi del novecento con la musica classica tardoromantica, moderna e contemporanea, passando per le sperimentazioni atonali e la musica concreta, si può facilmente capire come il progresso musicale sia strettamente collegato a quello tecnologico e alle basi compositive poste in precedenza dagli autori.
Un genere musicale come il Jazz, apparentemente, non ha nulla a che vedere con la musica Hip-Hop, esplosa nei ‘90 con il Boom Bap, declinazione onomatopeica dell’Hip-Hop che simula il suono grave della grancassa alternato a quello squillante del rullante. Tuttavia è corretto dire e pensare che la musica Hip-Hop sia del tutto influenzata da quella Jazz. Sia dal punto di vista della centralità della ritmica nei brani, sia con il fenomeno del sampling (tecnica di campionamento audio atta alla rielaborazione di materiale musicale già esistente, come una citazione), che costituirà una colonna portante per tutta la musica dagli anni a seguire.
Nel corso del novecento, le formazioni Blues hanno dato vita a quelle Rock ‘N Roll, da cui è scaturito il Punk e così via con il Grunge fino ad arrivare al modernissimi Emo Rap e Emo Trap, i quali sono la fusione di Grunge, Emo e Trap.
Sicuramente chiunque ha sentito parlare o ascoltato dei pezzi trap, macrogenere che ormai non si può più definire “nuovo”, in quanto è ormai una ventina d’anni che giganteggia nelle classifiche mondiali.
Il termine “trap” deriva da “Trap House”, ovvero il luogo in cui si preparano e si consumano sostanze stupefacenti. Anche solo dalla radice del nome si può facilmente intuire i principali temi trattati dal genere.
Spesso viene associata la Trap al suo genitore Hip-Hop, come fossero sinonimi. Per quanto simili dal punto di vista ritmico, non sono la stessa cosa. Nella musica Hip-Hop viene utilizzata una tecnica chiamata Rap, acronimo di Rythm And Poetry, in italiano “Ritmo e poesia”, quindi un testo parlato, narrato ritmicamente su una base. Nella musica Trap e relative derivazioni, la parte vocale forma delle semplici melodie grazie all’utilizzo dell’AutoTune, il quale non viene usato con l’intento di correggere l’intonazione, ma si tratta di un effetto che è parte integrante del genere. Se l’intento fosse quello di mascherare le stonature, non si utilizzerebbe l’effetto impostato in modo robotico. Tutte le tracce di tutti i dischi di tutti i generi hanno una correzione vocale non robotica.
La fase di mix, o missaggio, è ciò che più caratterizza i generi, ancora più degli strumenti utilizzati. Le chitarre elettriche ed acustiche si possono usare in qualsiasi genere, ma ciò che fa la differenza è come lo strumento viene trattato in mixing. Il volume più alto o più basso (loudness, in gergo tecnico), la distorsione più o meno prorompente, le frequenze che vengono tagliate o accentuate con l’utilizzo dell’equalizzatore.
Esempio di album Grunge Trap con l’utilizzo delle chitarre: Ketama126 – KETY https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mS5xjbnuBf-W_vL_0AUmbn6Wk582mP4oo&si=skBJy1mYILG3U6xG
La difficoltà che si può avere nella comprensione dei testi cantati dai nuovi artisti ha come causa, oltre al ritmo serrato con cui vengono pronunciate le parole, il mix della voce che tende a disumanizzarla.
Un esempio di artista con voce ultraprocessata è il famosissimo Lazza. Ha frequentato il Conservatorio di Milano, suonando il pianoforte, per poi dedicarsi alla musica Hip-Hop, Trap e ultimamente anche Pop Trap, genere che sta saturando le classifiche in Italia.
Lazza ha un’altra caratteristica, condivisa con il compagno Rkomi, che impedisce a chi non fa parte della loro, grossa, fetta di pubblico di capire facilmente tutti i testi. Utilizzano una tecnica di scrittura di inversione delle sillabe chiamata riocontra (manipolazione di contrario). Questa tecnica, derivata dallo slang milanese di moda già dagli anni settanta, serve per creare incastri e rime innovative ed originali. Il nome d’arte di Rkomi è esattamente l’inversione del suo nome di battesimo, Mirko.
Esempio di brano con l’utilizzo del riocontra: Lazza – Povero Te
https://youtu.be/wPmrkWDsk8o?si=c45-lqxTTEc_jbWF
Testo con spiegazione da Genius:
https://genius.com/Lazza-povero-te-lyrics
Ogni genere ha il proprio target e il proprio pubblico, che conosce e riconosce le tecniche di scrittura e le sonorità caratteristiche. Come la musica giovane di tutte le epoche, anche quella di oggi è difficile che piaccia ad un pubblico che non costituisce il suo target, per questioni anagrafiche di argomenti trattati.
Ma la distinzione dei generi è una comoda classificazione degli stili compositivi oppure è una grossa limitazione che si impone agli artisti?
Intervista ai Bluvertigo del 1995 a Segnali di Fumo nella quale Morgan e Andrea Andy Fumagalli riflettono sul quesito della classificazione come limite: https://youtu.be/3rk_b9-Z0n8?si=IViw632izz-VEKpW
Tommaso Lupo Papi Salonia