16 maggio 2023

GiocaMI. SPAZI PER IL BENESSERE E LA PREVENZIONE DELL’ISOLAMENTO SOCIALE

Proteggere e insieme educare


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“Il gioco appartiene alla costituzione ontologica dell’esistenza umana, è un fenomeno esistenziale fondamentale da zero a fine vita”: così lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro definisce il gioco, “uno spazio, infinitesimale o enorme che sia, giusto per un buon accoppiamento. Giocare è quindi tentare, provare, sperimentare, cercare il giusto spazio per costruire un legame. Uno spazio, che, una volta trovato, richiede cura e deve essere sottoposto a manutenzione costante”[1].

Oggi che a 85 anni il prof. Scaparro si ritiene “un testimone d’epoca”, essendo nato in tempi in cui i bambini delle grandi città potevano ancora giocare per strada, non nasconde la sofferenza che prova vedendo i bambini, che non hanno spazi aperti, con l’eccezione degli oratori, dei cortili delle scuole e di qualche giardino pubblico, dove in genere devono adattarsi alle esigenze degli adulti e dei ragazzi più grandi.

Fin dagli anni Ottanta ha coltivato il sogno di creare spazi protetti per il gioco dei più piccoli all’aria aperta e nel 2015 questo sogno è diventato realtà: “Aulì Ulè”, un parco aperto al futuro nell’Idroscalo di Milano,  che porta il nome di un’antica conta lombarda, uno spazio verde di 17.000 metri quadrati dedicato in esclusiva ai bambini e alle bambine, e ai loro nonni.

Questo bene comune propone un modello educativo fondato proprio sui binomi principali del gioco: libertà e regole, immaginazione e concretezza, fantasia e positività.

Scaparro non nasconde la particolare soddisfazione provata quando nel 2021 sono arrivati al parco “Aulì Ulè” anche i bambini con patologie croniche della Clinica De Marchi del Policlinico di Milano, che hanno preso possesso con gioia dello spazio verde.

Il gioco e la socializzazione sono un po’ cura e medicina per quei dolori cronici, funzionali e emotivi, mal di pancia e mal di testa ricorrenti, che inducono a non andare a scuola, all’oratorio e al calcetto e a chiudersi in casa, rifugiandosi nel mondo virtuale dei videogiochi, condivisi con compagni distanti anche migliaia di chilometri, spiega Alessia Rocchi, pediatra della Clinica De Marchi del Policlinico, che si occupa con l’equipe multidisciplinare dell’ambulatorio di Medicina integrata del dolore della sindrome che porta i bambini e i ragazzi a chiudersi in casa in un mondo fatto di videogame.

E’ fuor di dubbio che la società e la famiglia esercitano una grande pressione che spinge fin dalla preadolescenza alla competitività e all’affermazione personale in tutti i campi. Di fronte alla richiesta incessante di prestazioni, di essere superperformanti e di eccellere un po’ in tutti i campi, a scuola e nello sport, i più fragili non sono in grado di reggere e arrivano a chiudersi rispetto al resto del mondo, in una dimensione di isolamento sociale, che può portare all’abbandono scolastico e alla nascita di disturbi legati all’abuso delle nuove tecnologie digitali.

Questa patologia, nata in Giappone e denominata Hikikomori, che letteralmente significa “stare
in parte, isolarsi”, è oggi un fenomeno che si sta diffondendo anche in Italia. I sondaggi finora effettuati  potrebbero sottostimare la portata del fenomeno: secondo le prime stime le “vite in disparte” riguardano circa 45.000 ragazzi a livello nazionale, mentre quasi 70.000 sarebbero a rischio grave di diventarlo[2]; 500mila adolescenti potrebbero avere una dipendenza da videogiochi, mentre quasi 100mila presentano caratteristiche compatibili con la presenza di una dipendenza da Social Media ed è diffuso anche il fenomeno dell’isolamento sociale, che riguarda l’1,8% degli studenti medi e l’1,6% di quelli delle superiori[3].

Anche in Italia è stata fondata dallo psicologo Marco Crepaldi un’Associazione Hikikomori [4], che si occupa di giovani che sperimentano una forte ansia sociale e vivono un grande disagio adattivo, segnato dalla fatica a relazionarsi con i coetanei, dall’insofferenza verso la socialità, da un senso irriducibile di inadeguatezza, frustrazione e autosvalutazione, fino a isolamento prolungato, tendenza autodistruttiva e elevato autolesionismo.

Al sogno del prof. Scaparro fa eco un altro sogno, quello dello psicologo e psicoterapeuta Edoardo Pessina, coordinatore regionale per la Lombardia dell’Associazione, che vorrebbe uno spazio protetto dove i ragazzi ritirati possano ritrovarsi insieme. Questo già accade in Giappone, dove, secondo l’ultimo sondaggio nazionale, ci sono circa 1,5 milioni di hikikimori, numero in sensibile aumento rispetto alle rilevazioni precedenti, per ragioni riconducibili direttamente o indirettamente alla pandemia Covid-19. In Giappone si fanno esperienze di contatto con la natura e gli orti, per esempio, diventano luoghi di socialità, dove si stimola il desiderio di fare insieme qualcosa e si prova a promuovere nuovi legami di comunità.

In un’ottica di prevenzione, contenimento e cura degli effetti psicologici e sociali del disagio infantile e adolescenziale con tendenza all’isolamento sociale, la Fondazione De Marchi promuove il Progetto GiocaMI, che fa leva sulla funzione aggregante e inclusiva dei giochi da tavolo e di società, sulla capacità di stimolare curiosità, spirito di iniziativa, coinvolgimento del corpo e di creare legami positivi e solidi[5].

La formazione dei docenti, degli educatori e di tutti gli operatori si rivela un volano per amplificare le azioni di prevenzione e un’azione concreta di politica pubblica, come ha sottolineato la vicesindaco Anna Scavuzzo, che in occasione dell’edizione 2023 di GiocaMI ha auspicato scelte di rete che permettano alla comunità di far crescere spazi e luoghi di gioco strutturato e destrutturato per il benessere dei bambini e delle bambine.

La città di Milano, nominata nel 2016 da UNICEF “Città amica dei bambini e delle bambine”, promuove – in collaborazione con il Garante comunale – la “Giornata del Gioco cittadina” in data 28 maggio, scelta dall’ ONU per la “Giornata Mondiale del Gioco”.

Il diritto al gioco è stato tra quelli più trascurati e disattesi in tempo di pandemia e va quindi posto in primo piano con iniziative di sensibilizzazione dell’intera cittadinanza.

Rita Bramante

[1] F. SCAPARRO, Il senno di prima. Reimparare la vita dai bambini, una risorsa impensabile, Salani, 2022

[2] Studio promosso da CNR IFC Istituto di Fisiologia Clinica, in collaborazione con l’Associazione Gruppo Abele Onlus di Torino e con l’Università di strada: www.gruppoabele.org

[3] “Dipendenze comportamentali nella Generazione Z”, studio a cura del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, marzo 2023

[4] https://www.hikikomoriitalia.it/

[5] Progetto con la collaborazione scientifica dell’Università Bicocca di Milano, dei medici dell’ambulatorio integrato di terapia del dolore pediatrico e dei medici dell’unità di neuropsichiatria pediatrica del Policlinico di Milano : https://www.gioca-mi.it/



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