12 marzo 2021
LETTERA A UN SINDACO RINVERDITO
L’ambientalismo non sia tatticismo
Caro sindaco Sala, ho letto sui media la notizia della sua firma in calce al manifesto dei Verdi europei, annunciata da una intervista a Repubblica, e nei giorni scorsi la conferma, rilanciata attraverso il suo profilo Facebook, della sua adesione ai valori ambientalisti retta dalla convinzione che Milano e l’Italia hanno “bisogno di una svolta ecologica” per la quale “non c’è più tempo da perdere”. Molti si sono fatti contagiare da un entusiasmo che sembra aver smarrito la capacità di guardare con giudizio e sano spirito critico la realtà delle cose. Ma non si può far leva solo sull’ingenuità e le buone intenzioni.
Premesso che certe conversioni a ridosso di scadenze elettorali fanno sorgere molti dubbi sulla loro genuinità (perché adesso e non prima?), le sue parole contengono a mio parere un velo di ipocrisia che sarebbe meglio avere il coraggio di sollevare con onestà e chiarezza almeno per poter offrire un maggiore spiraglio di credibilità al messaggio.
La transizione ecologica non è una lavanderia a gettoni, che si attiva a comando con qualche parola d’ordine al momento propizio. La difesa dell’ambiente passa da scelte coerenti e permeate dal senso dell’urgenza nel quotidiano esercizio della politica: gli annunci non bastano.
Lei scrive che “In passato molti hanno pensato che la questione ambientale fosse un capriccio, un tema di nicchia di quattro esaltati. Questa sottovalutazione ha creato i danni, devastanti, che sono sotto gli occhi di tutti“.
Parlando da sindaco e alludendo a quei “molti” lei sembra riferirsi ad altri: ma perché non ammettere che fra quei “molti” c’è anche lei? Perché non una parola di autocritica da parte sua? Davvero non ha nulla da rimproverarsi nella sua azione di questi anni sulle questioni ambientali?
C’è un grave ritardo della politica rispetto ai temi ecologici, e su questo ci sono ormai pochi dubbi. Viviamo in una delle aree più inquinate d’Europa, in un sistema complesso di attori e responsabilità, dove ciascuno scarica su altri le proprie inefficienze. La pandemia ha solo accelerato certi processi e messo in evidenza la fragilità di un modello di sviluppo di cemento e asfalto asseritamente inarrestabile e difeso, nella sostanza, da sinistra e da destra. Ma lei come sindaco di questa città e di un’intera area metropolitana può dire di avere fatto tutto il possibile per cambiare una rotta che prevedeva di farci credere sani in un mondo malato? Che “Milano non si ferma“?
Capisco che nel coro degli osanna le voci critiche sia più facile metterle in sordina o liquidarle con sdegnosa sufficienza.
Il tema ambientale è talmente presente nel dibattito civico che nel 2011, dunque ben 10 anni fa, Milano aveva votato 5 referendum ambientali, superando per ciascuno di essi il quorum con elevate percentuali di successo. Ne cito uno solo: il quesito numero 3 sulla conservazione integrale del parco agroalimentare che sarebbe stato il lascito di Expo, la manifestazione che alcuni anni dopo lei ha anche personalmente guidato. Peccato che oggi di quel parco non vi sia traccia e che il destino dell’area abbia seguito ancora una volta uno sviluppo che lascia al verde la funzione ancillare e di risulta, puntando invece a nuovo cemento e nuove infrastrutture con Mind e creando fra l’altro, di punto in bianco, la lacerante discussione sul trasloco delle facoltà scientifiche dell’Università Statale, e le incognite sulle aree che verranno liberate in Città Studi, che mai prima di allora si erano poste. Una discussione dove chi si esprimeva criticamente è stato spesso additato come Nimby, o peggio, e in qualche caso anche manganellato.
Le questioni sarebbero molte, ma non mi dilungo oltre.
Mi auguro che le sue riflessioni sui temi ambientali siano qualcosa di più serio, profondo e impegnativo di una semplice patina verde per accontentare qualcuno e cercare di rifarsi una nuova credibilità proprio sul fronte che lei ha lasciato maggiormente scoperto in questi anni.
Non è più tempo di travestimenti delle parole.
Eugenio Galli
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