14 gennaio 2021
LO STRANO CASO DI PIAZZA TRENTO
Quando il PGT mostra i suoi limiti e incongruenze
14 gennaio 2021
Quando il PGT mostra i suoi limiti e incongruenze
Era il 2 giugno 2019, festa della Repubblica, quando il Sindaco Beppe Sala – a PGT non ancora approvato – apriva il suo ufficio ad alcuni cronisti ai quali veniva esibito il rendering del progetto del nuovo grattacielo di A2A da realizzare in Piazza Trento, le cui immagini venivano pubblicate il giorno successivo da alcuni quotidiani.
Ben prima, nel luglio 2018, il Municipio 5 aveva espresso parere contrario all’inclusione di Piazza Trento nel novero delle c.d. 6 Piazze (che poi sarebbero diventate 7) alle quali riservare speciale disciplina con facoltà di superamento dell’indice di edificabilità territoriale massimo, sull’evidenza che piazza Trento di piazza abbia solo il nome e che la stessa non pareva rispondere ad alcuno dei requisiti indicati, essendo omessa peraltro ogni indicazione sullo sviluppo e trasformazione dello Scalo Romana.
Il PGT veniva comunque approvato con il mantenimento di piazza Trento nell’ambito delle c.d. 7 Piazze e, nel settembre 2020, A2A presentava un primo progetto preliminare ex art. 40 R.E. costituto essenzialmente da due elementi: a) l’intervento privato del nuovo Headquarter di A2A, nel versante sud di Piazza Trento-Viale Isonzo confinante con lo Scalo Romana (una torre di 144,45 metri di altezza e edificio a “stecca” sviluppato in orizzontale) e b) l’intervento per la rigenerazione dello spazio pubblico insistente in tale perimetro, nel versante nord, che comprende – assieme ad altri interventi ipotizzati – la creazione di uno spazio da adibire a sagrato della Parrocchia Sant’Andrea in Via Crema.
Si riteneva – come tuttora si ritiene – che tali due componenti dovessero essere considerate necessariamente come un unicum, in quanto parti di una medesima previsione contenuta nello strumento urbanistico per quel determinato ambito. Al riguardo la relativa Conferenza dei Servizi, anche sulla base del parere rilasciato dalla Commissione per il Paesaggio, suddivideva la disamina esprimendo esito favorevole dell’istruttoria preliminare per il progetto dell’Headquarter A2A e respingendo invece al mittente il progetto sulla riqualificazione degli spazi pubblici, ritenuto questo inammissibile in quanto ritenuto privo del necessario valore aggiunto che quell’intervento di rigenerazione dovrebbe apportare.
Da parte sua il Municipio 5, apprezzando da un lato l’innovatività e l’eco sostenibilità dell’edificio a torre che richiama ad una ciminiera a retaggio della vocazione produttiva dei tempi che furono ma interrogandosi allo stesso tempo sulla compatibilità della torre con il contesto circostante e sulla necessità di un tale sviluppo verticale (rimettendosi pertanto alle più competenti valutazioni della Commissione per il Paesaggio), eccepiva un rilevante contrasto qualitativo tra il progetto edificatorio privato e le opere di riqualificazione proposte per gli spazi pubblici; si indicava la necessità di prevedere uno scavalco ciclo-pedonale di V.le Isonzo, una revisione delle scelte sulla mobilità proposta nelle vie circostanti e un ripensamento integrale sulle scelte operate in relazione all’aspetto parcheggi e sosta, considerato che il progetto prevedeva l’eliminazione di 129 posti auto esistenti.
A metà dicembre 2020, A2A ha presentato nuova richiesta di verifica preliminare ex art. 40 R.E. proponendo una nuova release del progetto inerente la riqualificazione degli spazi pubblici comprensivo della introduzione di una ZTL in Via Crema e l’eliminazione di 203 posti auto per la cittadinanza. Ma l’aspetto più curioso è un abbozzo nel documento illustrativo di una passerella ciclopedonale a scavalco di viale Isonzo, qualificata come “suggestione”, mentre negli elaborati progettuali tale passerella non è più presente, prevedendo il progetto, ben diversamente, l’attraversamento ciclo-pedonale a raso di Viale Isonzo, mediante attraversamento semaforico.
Ma perché verrebbe dapprima indicata una suggestione di passerella a scavalco, che tra l’altro risponderebbe pienamente a quel fine di ricucitura tra periferia e centro indicato nel DPP (Documento Programmatico Preliminare) del PGT proprio in relazione alle 7 Piazze, soluzione che viene poi rinunciata negli elaborati progettuali?
Il motivo è semplice e non credo che, in questo caso, possa essere imputato all’operatore che, tra l’altro, è il primo a doversi cimentare nella realizzazione di un progetto relativo ad una delle 7 Piazze, essendo chiamato a riprogettare gli spazi pubblici di una piazza che tale propriamente non è a causa della sua storica conformazione.
La ragione è che manca un pezzo del puzzle, difetta ancora un presupposto dirimente e al momento “insormontabile” ovvero una disciplina che consenta all’operatore di potersi progettualmente raccordare con l’ambito da cui tale passerella ciclo-pedonale dovrebbe dipartire costituito dal confinante ex scalo ferroviario di Porta Romana, rispetto al quale, dopo la recente aggiudicazione, si è ancora in attesa di rilascio di un primo Masterplan.
Ci si chiede, legittimamente, come sia possibile, rebus sic stantibus, attuare la previsione e le finalità scaturite dalla recente revisione dello strumento urbanistico generale, quando manchi l’altra parte della saldatura, considerato che piazza Trento dovrebbe essere destinata a diventare nuova porta d’accesso della città, il collegamento tra centro e periferia, uno spazio che consenta la permeabilità tra due distinti mondi, una cerniera in grado di stimolare investimenti volti al ridisegno dello spazio pubblico e a favorire il rinnovamento dei quartieri periferici. Come è diversamente possibile attuare tutto ciò senza un percorso, un via di collegamento (ad oggi inesistente in quanto Piazza Trento a sud è ad oggi interclusa) che sia capace di unire la “periferia” a sud dell’ex scalo con il “centro” da via Crema in su fino a Porta Romana, superando la barriera della circonvallazione di viale Isonzo e realizzando in tal modo ciò che il PGT si prefigge?
Qui emerge manifestamente tanto il grande limite, e anche l’errore, della scelta di stralciare gli ex scali ferroviari dalle previsioni del nuovo PGT subendo le ripercussioni delle discrasie temporali sui rispettivi procedimenti, quanto la conseguenza infelice di voler ostinatamente includere piazza Trento nel novero delle 7 Piazze con i correlati benefits, che invogliano di certo un operatore a investire in progetti edificatori ambiziosi ma che lo fa scontrare con le difficoltà introdotte dalla stessa amministrazione comunale nel raggiungimento delle finalità pubbliche perseguite.
Ad oggi l’unica suggestione della quale vi è maggior certezza, e sulla quale permangono valutazioni discordanti comunque tutte legittime, è l’impattante torre di A2A che ha sinora superato il primo vaglio della Commissione per il Paesaggio e della Conferenza dei Servizi sul suo progetto preliminare e che si avvia a raggiungere il primato incontrastato nello skyline di Milano sud, primato che difficilmente sarà superato dalle nuove progettazioni sull’area del limitrofo ex scalo.
Ma qualora le regole abbiano ancora un valore, l’intervento di Piazza Trento deve essere valutato unitariamente e quindi anche e soprattutto per le opere di riqualificazione degli spazi pubblici: ciò lo impone la disciplina urbanistica sulle 7 Piazze con conseguente sfida per l’operatore di proporre una soluzione altrettanto accattivante. L’auspicio e che si riesca a tradurre la stessa qualità ed innovatività che A2A e i suoi progettisti hanno profuso per il progetto della torre anche nella riqualificazione degli spazi pubblici compresi in tale ambito, individuando ogni soluzione atta a creare l’attesa permeabilità tra versante sud e nord ma senza arrecare pregiudizi per i cittadini, stante che un siffatto intervento dovrebbe apportare un quid pluris per la collettività e non certo una deminutio, come lo sarebbe invece la cancellazione dall’oggi al domani di 203 posti di sosta.
Flavio Verri
Presidente commissione urbanistica
Municipio 5 del Comune di Milano
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