19 gennaio 2020

IL TURISTA IMMAGINARIO

Prima parte


La giornata tipo di un turista a Milano suscita inevitabilmente, nell’anima di qualunque milanese, un po’ d’amarezza.

Piazza del Carmine

Piazza del Carmine

Si comincia probabilmente in Stazione Centrale, dove i voli low-cost provenienti da tutta Europa (e non solo) riversano i loro passeggeri tramite treno o autobus. Con l’aiuto di Google Maps, il nostro turista scopre che gli basta prendere la metro gialla per arrivare al “Duomo” che il Web celebra come la più importante – se non l’unica – “landmark” (= punto di riferimento) milanese.

Primo barlume di speranza in quest’ipotetico viaggio: riuscirà il turista ad apprezzare la nostra marmorea, candida cattedrale che ha richiesto cinque secoli di manodopera per esser realizzata? Forse, ma è più probabile che, dopo qualche secondo d’ammirazione, la sua attenzione venga inevitabilmente catturata dai piccioni, da quelli che danno da mangiare ai piccioni, da quelli che vendono mangime a quelli che danno da mangiare ai piccioni, etc.

O, molto più semplicemente, il nostro turista si dirigerà immediatamente verso la Galleria Vittorio Emanuele II e lì affogherà, inghiottito dalla massa di quelli che fanno compere per finta, fantasticando per ore di fronte a vetrine piene di oggetti che costano quanto l’affitto di un monolocale in centro.

Come vorrei prendere quel turista per le spalle, proprio mentre sta per farsi abbindolare, e dirgli: Basta! Non lasciarti guidare dalla folla verso la Rinascente, via Montenapoleone o uno di quei caffè all’aperto dove un espresso costa 4€.

Prendi un tram, uno qualunque, e perditi invece. Oppure, se sei un turista un po’ ossessivo-compulsivo, ti consiglio nello specifico il tram n°10, che percorre tutta la cerchia dei bastioni e vi regalerà, per la modica cifra di 2€, gli stessi panorami offerti dai costosissimi (25€/giorno) e fuori luogo bus turistici a due piani. “Cerchia dei bastioni?”, mi chiederebbe il turista sconcertato. Eh sì, caro mio: Milano è tonda! Questa è proprio una di quelle cose fondamentali per girarla e apprezzarla a pieno, eppure tutti i vari blog dedicati al turismo nel capoluogo lombardo sembrano ignorare questa sua caratteristica.

Vorrei raccontargliela io, la forma di Milano, al turista – ma non posso questa volta (dato che il turista è interamente prodotto dalla mia immaginazione), e allora ecco che lo perdo nei meandri del sabato dello shopping milanese.

I dati sul turismo sono una di quelle cose cui ci hanno insegnato a reagire in modo univoco, un po’ come i dati sull’economia: se c’è un + davanti, tutto bene. Questo fa sì che sia una verità universalmente riconosciuta il fatto che, se una città vuole inserirsi a pieno titolo tra le “grandi” del mondo, debba essere anche una città turistica. Ma le motivazioni che spingono qualcuno a farsi turista passando ore sul minuscolo sedile di un aereo Ryanair sono le più diverse, e non tutte hanno conseguenze desiderabili.

Il nostro turista non è venuto impreparato. Ha cercato “10 cose da fare a Milano” su Google, ha confrontato un paio di queste check-list e subito è stato chiaro il bene più prezioso che la nostra città può offrigli in quanto visitatore: lo shopping. Così, armato di sogni di gloria e fashion weeks, si è infilato il miglior completo che possiede e passeggia tranquillo per Via Montenapoleone, gli occhi fissi sul trionfo di luci, colori e lusso sfrenato esposti nelle vetrine. Non vede i palazzi riccamente decorati, non nota il sobrio ed elegante abbigliamento degli autoctoni che si contrappone alle esagerazioni di qualche milionario russo in visita. Non nota il cielo lattiginoso con squarci d’azzurro qua e là che racconta una notte di pioggia.

Non notano, né il mio turista immaginario né quelli veri, quella strana bellezza milanese che ti conquista lentamente. Non la notano ma non è colpa loro, perché Milano non è un Paese per turisti. Il paradosso è che, forse, proprio in questo sta il suo fascino.

Così, mentre il nostro frustrato turista imbocca Via Manzoni e, come previsto, finisce a pagare un caffè come un pranzo, il viso chino sullo smartphone sul quale è intento a selezionare un buon ristorante per la cena, si perde non solo il brulicare di vita della nostra metropoli, ma anche uno dei suoi spettacolari tramonti rosa di smog. Peccato.

Galleria del Teatro Manzoni

Galleria del Teatro Manzoni

Accortosi che si è fatta sera, il signor turista decide di dirigersi verso la pizzeria che ha accuratamente selezionato.

Ma c’è qualcosa di cui non ha tenuto conto: è sabato sera, cioè Milano ha smesso di lavorare, e ha iniziato a bere! Il turista rimane di stucco quando la Milano Smart, fashion, ricca e tecnologica gli si manifesta davanti con gruppetti di giovani e vecchi appollaiati a bordo Darsena a bere una birra, magari con una chitarra in sottofondo.

Istintivamente scende le scale di Piazza XXIV Maggio per avvicinarsi a quella festosa marea umana, approfittando dei pochi minuti che gli avanzano prima di cena. C’è uno strano odore. Le zanzare non smettono di tormentargli i polpacci e il collo. Ma sta dimenticando pian piano tutti questi fastidi, catturato dalla scoperta di una Milano parecchio diversa da come gli si è presentata in brochure e annunci online.

“Ehi!”. Un tizio corpulento, sulla trentina, lo guarda accigliato. Il turista è confuso: è lui ad esser stato urtato nella ressa, e poi gli italiani mica non avevano problemi col contatto fisico? Scrolla le spalle, accenna una scusa col capo e riprende la sua passeggiata.

Pochi metri dopo, un sospetto. Il turista si tocca la tasca.

Niente telefono. Niente portafoglio.

Il turista precipita nel panico.

Continua

Elisa Tremolada



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