8 ottobre 2019
VENGHINO SIGNORI VENGHINO! A MILANO
Lo “strillo” del Sindaco non serve più
8 ottobre 2019
Lo “strillo” del Sindaco non serve più
“Venghino signori venghino” era lo strillo che alcuni assessori, il primo forse Carlo Masseroli della Giunta Moratti, lanciavano ai vari MIPIM* per attrarre investimenti immobiliari a Milano. Anche a rinsaldare le magnifiche sorti e progressive di questo settore è stato qualche giorno fa il Sindaco Sala. «Abbiamo davanti dieci anni di crescita – dice il sindaco nel chiostro dell’Incoronata per la prima giornata di Fuoricinema dell’Anteo (Corsera) – Sono pronti 12 o 13 miliardi di investimenti nel real estate, ma della crescita senza la solidarietà non me ne frega niente. La politica ha il dovere di indirizzare gli investimenti dove servono: per gli anziani e per i giovani che hanno scelto Milano e fanno fatica perché le case sono troppo care. Cercherò di lavorare perché questi interessi diano una risposta a questi bisogni». Parole sante.
Per quanto riguarda la solidarietà oltre che ai vecchi e ai giovani inserirei anche chi la casa non può permettersela: l’edilizia sociale.
Oggi però il famoso “strillo” non serve più. Soprattutto per merito di Expo2015: operatori immobiliari e investitori arrivano a Milano a frotte desiderosi di approfittare di questo trend favorevole per fare affari. La città corre, arrivano moltissimi turisti, le storiche vie del lusso sono gremite, magari qualche via langue travolta dall’arrivo dei grandi centri commerciali e dal commercio online, ma nel complesso la città sta diventando oltre che più attrattiva anche più ricca.
Per Milano è arrivata l’economia dell’arricchimento, come Luc Boltanski (Enrichissement – ed. Gallimard) definisce questo nuovo capitalismo che avanza inarrestabile con le sue caratteristiche poco rassicuranti: chi vuol saperne di più può andare a leggersi dl bella intervista che gli ha fatto Anais Ginori su la Repubblica di sabato 5 ottobre.
Se siamo arrivati anche a Milano all’economia dell’arricchimento, che ne facciamo del grande problema milanese, italiano e comunque mondiale della “riduzione delle disuguaglianze”? È un tema caro proprio a Beppe Sala che ne parla spesso come vero problema dell’oggi (e del domani), a cominciare dal suo libro “Milano e il secolo delle città”.
Cosa facciamo a Milano? Francamente questa Giunta per ridurre le disuguaglianze mi sembra abbia fatto poco, anche perché ridurre le disuguaglianze costa caro, ci vanno ingenti capitali soprattutto per una politica della casa e delle periferie che superi i pannicelli caldi o per offrire servizi gratuiti a chi ne ha bisogno ma anche per creare posti di lavoro, percorso quest’ultimo molto difficile per le amministrazioni locali.
La mancanza di lavoro e di redditi decorosi è il più grave problema delle periferie.
Da dove possono arrivare allora queste risorse? Dalla vera ricchezza delle città ossia dalla sua capacità edificatoria (non infinita) che si trasforma in oneri di urbanizzazione e contributi al costo di costruzione ma anche nella parte onerosa di tutte le convenzioni di natura edilizia. Ovviamente anche da altre imposte comunali come il plateatico o l’imposta di soggiorno. Tutte queste leve son in mano all’amministrazione comunale.
Gli oneri vanno applicati con determinazione, severità e coerenza anche ed evitare interpretazioni di comodo come quelle delle quali parla Michele Sacerdoti nel suo articolo odierno.
L’interesse degli immobiliaristi per Milano è influenzato dal basso livello di questi oneri che in altre città europee sono il doppio o anche di più. Dunque c’è molto margine, basta avere la volontà politica di percorrere questa strada, aiutati anche dalla legislazione vigente dal 2014 che introduce, di là dagli oneri tradizionali per le urbanizzazioni, un “contributo straordinario” sul maggior valore generato da interventi su aree o immobili in variante urbanistica, in deroga o con cambio di destinazione d’uso, in misura non inferiore al 50%. Vedi anche l’articolo di Roberto Camagni sulle nostre pagine.
Non vorrei sentire levarsi il coretto ipocrita di chi dice “ma si aumentano le tasse”! Un coretto spesso orchestrato da chi non vuol vedere intaccati i suoi privilegi fuori del tempo e frutto di una politica del passato soltanto elettoralistica. I soldi si prendono da chi ne ha e ne fa di più.
Non vorrei nemmeno sentire il coretto di quelli che dicono ”ma così si ferma l’edilizia”. Si deve certo proteggere l’edilizia sociale alleggerendo gli oneri per quest’ultima ma non certo per il resto del comparto che comunque tira.
Siamo al dunque. Le operazioni immobiliari in campo sono molte , pubbliche e private, a cominciare dagli Scali ferroviari, dove la partita non è ancora chiusa, l’area Piazza d’Armi, MIND-AREXPO, e per finire, la recentissima questione Stadio Meazza.
Sì, anche Stadio Meazza perché, qualunque cosa si faccia – nuovo, vecchio, ristrutturato – resta in campo il problema di un’analisi costi/ricavi, questa volta fatta non dagli interessati o da chi ha già in mente cosa decidere. Tra i costi ci saranno gli oneri dei quali stiamo parlando.
“Abbiamo davanti dieci anni di crescita” dice il Sindaco. Possiamo aspettarci anche dieci anni di “decrescita felice” delle disuguaglianze? Le risorse per combattere le disuguaglianze ci sono: è solo in gioco la coerenza di chi ne parla.
Luca Beltrami Gadola
* La grande kermesse internazionale del real estate che si svolge annualmente a Cannes
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