4 dicembre 2018
L’ultima puntata della telenovela “Riaprire i Navigli” è andata in scena il 28 novembre scorso nel salone dell’Assimpredil ANCE di via San Maurilio. La questione in campo era il modo di finanziare quest’opera “dirompente” come ha detto lo storico promotore del progetto, l’architetto Roberto Biscardini.
Biscardini è l’unico che mi ha convinto, si fa per dire, perché in conclusione del suo intervento ha detto: “Non guardate le tabelle”, come dire non sono i numeri che contano. Ha ragione perché il suo è un bel sogno, un sogno affascinante, un’utopia urbanistica, di quelle capaci però di mettere in crisi un’intera città. Ne abbiamo viste altre di utopie e ne paghiamo ancora il prezzo.
Però c’è la realtà, quella dei conti veri, quella che non ammette aspettative di finanziamento aleatorie, quella che fà i conti con le leggi dell’idraulica, quella che fà i conti con i costi veri, quella che fà i conti col traffico vero e i cittadini, quella che fa i conti, orologio alla mano, con il Codice dei contratti pubblici, quella che valuta le ricadute positive non come ciliegine sulla torta.
Bisogna che Sindaco e Giunta dicano da che parte stanno prima di ricominciare a parlarne “seriamente” ossia aprendo un vero dibattito tra esperti, dei quali Milano è ricchissima ma che arrogantemente non si sono voluti ascoltare.
Il Comune ha affidato l’incarico a MM di stendere questo progetto, in ossequio coerentemente ai risultati del referendum del 2011, approvato quasi all’unanimità dei votanti, che sui Navigli recitava: “procedere gradualmente alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi sulla base di uno specifico percorso progettuale di fattibilità”, e anche per dare seguito alle promesse elettorali del sindaco Sala. Oggi il progetto c’è.
La domanda alla quale il Comune deve ora rispondere è una sola: di cosa si deve discutere, del progetto di MM o di quello della Associazione Riaprire i Navigli?
Se l’assessore Lipparini partecipa al convegno della Associazione Riaprire i Navigli, a che titolo l’ha fatto? Perché non ha parlato del Progetto MM, commissionato dal Comune? È uomo super partes o ri-veste il ruolo di promotore del Referendum del 2011 forzandone indebitamente il risultato come assenso dei milanesi alla riapertura e non soltanto alla stesura di un progetto di fattibilità?
Il Comune ha pubblicato recentemente due documenti che bisogna leggere: DIBATTITO PUBBLICO – RIAPERTURA DEI NAVIGLI – Relazione finale e anche PROGETTO NAVIGLI – DIBATTITO PUBBLICO – Quaderno degli attori – Osservazioni per un ragionato no.
Quali saranno le conclusioni che il Sindaco e la Giunta ne trarranno e perché alle ragioni del no non si è data nessuna risposta? L’autorevolezza tecnica e culturale dei sostenitori della riapertura è per definizione maggiore di quella di chi critica i due progetti “ufficiali”? Perché dare uno schiaffo al “giacimento” di intelligenza e competenze diffuse nella città? Quello stesso che si è mobilitato per la M4 evitando i più clamorosi errori?
Resta comunque un’ultima domanda: le ricadute esterne positive dell’operazione sono determinanti per la sua approvazione? Lo stesso risultato si può ottenere anche senza la riapertura dei Navigli? Per pedonalizzare il centro storico non basta una manciata di cartelli di divieto di transito? Tanto per dirne una.
Le pompe di calore che dovrebbero utilizzare le acque dei Navigli comporterebbero cospicui investimenti da parte dei proprietari degli edifici adiacenti ai Navigli riaperti. Li faranno?
Si parla di finanziare l’opera (500 milioni dimenticando il consolidamento degli edifici esistenti) per un terzo da parte del Comune, per un terzo da parte di Fondazioni o enti benevolenti, per un terzo dai futuri ricavi di gestione. L’unica cosa certa sono i soldi del Comune, degli altri è più che lecito dubitare. Partiamo all’italiana senza avere tutti i soldi nel cassetto?
Ci sarebbero molte altre obiezioni a cominciare dall’opportunità politica di un simile investimento. Non mancherà l’occasione per parlarne. Lo faremo.
Come dice Roberto Biscardini, la riapertura dei Navigli è un “magnifico sogno”. O un incubo?
Luca Beltrami Gadola
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