3 settembre 2024

GESTIONE DEL VERDE: I PROBLEMI E LE STRATEGIE PER MILANO

Un problema che non appassisce mai


Copia di copertina 6 (5)

Sono sempre più diffuse le proteste della cittadinanza per la qualità della manutenzione del verde urbano, soprattutto nelle aree periferiche. Un tempo era di moda prendere le distanze dagli “opposti estremismi”; io preferirei stare alla larga dagli “opposti demagogismi”, ovvero da chi critica le azioni dell’amministrazione – o le sostiene – per partito preso, a prescindere dalla realtà.  Per questo, al di là di segnalazioni e proteste, cerco di spiegare la situazione attuale: come ci siamo arrivati, quali prospettive abbiamo davanti.

Era il giugno 2021 quando la Giunta comunale di Milano approvò le linee di indirizzo per riportare nelle mani del Comune la gestione del verde urbano, prevedendone l’affidamento per i prossimi 25 anni alla controllata MM. Una scelta rimasta bloccata fino ad oggi, per oltre tre anni, a causa di ricorsi legali promossi dalle aziende private, inizialmente accolti dal TAR Lombardia e risolti poco tempo fa dal Consiglio di Stato che ha confermato la legittimità della scelta compiuta dall’amministrazione comunale di Milano. Terminata l’ultima proroga agli operatori privati nel 2025, inizierà il prossimo anno la “nuova era”.

Fui pubblicamente da subito – e lo sono ancora oggi – un convinto sostenitore di quella scelta, per una serie di ragioni. Non esiste in Italia un’azienda dimensionalmente in grado di farsi carico, da sola, della manutenzione di oltre 20 milioni di mq. di verde urbano; questo spiega perché l’appalto triennale per l’affidamento del “servizio globale” di manutenzione del verde a Milano venga sistematicamente affidato, mediante gara, a consorzi di imprese di varie dimensioni e livello (alcune ottime, altre molto meno); il consorzio che si aggiudica l’appalto ha un “respiro breve” (la durata triennale dell’appalto): questo scoraggia investimenti nella formazione di maestranze e in strategie operative complesse, per cui la manutenzione di riduce sostanzialmente ad un calendario annuale dei tagli dell’erba, e stop. 

Riportare in sede pubblica il controllo della manutenzione del verde, con un respiro operativo ultraventennale, può diventare un elemento cruciale di sviluppo dell’economia circolare urbana.

Qualche esempio? La produzione di compost da sfalci e potature direttamente gestito dal Comune; il riutilizzo dello stesso per la cura di verde e orti sia pubblici che privati (zero trasporti verso impianti esterni, zero emissioni, zero impatto); il potenziamento della biodiversità urbana; la creazione e il coinvolgimento di nuove competenze agronomiche a servizio del verde pubblico; la programmazione di una cura capillarmente differenziata del verde sul territorio urbano: le aree verdi della città sono diverse tra loro, la qualità dei suoli non è uniforme, la cura e la manutenzione di verde e alberature richiede un adattamento specifico. Inoltre affidare la manutenzione del verde ad MM, che gestisce il Servizio Idrico Integrato, crea importanti sinergie sul piano della programmazione irrigua legata alle precipitazioni atmosferiche.

L’attuale consorzio di imprese ha avuto una proroga temporanea del contratto fino al 2025: dal prossimo anno subentrerà MM.

Ci sono due questioni che è opportuno approfondire.

Il primo, legato alle proteste diffuse, riguarda la scelta della Giunta di avviare già da quest’anno la pratica dello “sfalcio ridotto” in 54 aree verdi, coprendo il 7% del totale dei prati in gestione pubblica, per una superficie complessiva di 1,3 milioni di metri quadri; tutto questo in anticipo rispetto alla presa in carico della gestione del verde attraverso MM. 

Intendiamoci: lo “sfalcio ridotto” rappresenta una misura importante praticata da tempo in varie città europee, perché la scelta di effettuare sfalci selettivi e differenziati favorisce la crescita spontanea di specie autoctone, sviluppa la biodiversità, potenzia i servizi ecosistemici fondamentali riducendo l’erosione del suolo, aumentando la riserva idrica del terreno e migliorando l’habitat urbano per fauna e insetti. Ma al contrario di quanto alcuni credono, lo “sfalcio ridotto” non significa una riduzione delle spese manutentive, al contrario: implica un incremento di investimenti per le attività di formazione, presenza capillare e cura differenziata del verde nelle varie zone, a seconda delle caratteristiche specifiche dell’area interessata: una cosa difficilmente praticabile oggi da un soggetto che fra pochi mesi dovrà passare la mano ad MM…

La seconda questione, in parte legata alla prima, riguarda le modalità di creazione, all’interno di MM, di una struttura dedicata alla gestione del verde urbano. Dovremo fare in modo che da parte dell’amministrazione comunale prevalga la consapevolezza che questa partita è strategica per la qualità urbana, e quindi va affrontata non ispirandosi a una logica da “trimestrale di cassa” (più risparmio, meglio è) ma ad una strategia di investimenti di lungo respiro (venticinquennale) in grado di produrre e restituire nel tempo qualità, risorse, lavoro, competenze, benessere urbano.

Per essere chiari: l’affidamento ad MM della gestione del verde urbano non può risolversi – chiedo scusa per la semplificazione – in una sorta di subaffidamento ad MM degli appalti a privati per la manutenzione del verde: deve materializzarsi nella creazione di uno specifico settore pubblico con adeguate competenze e dimensioni operative. Altrimenti sarebbe un clamoroso autogol. 

Dovremo seguire questo delicato percorso con la massima attenzione.  

Enrico Fedrighini

 



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