14 gennaio 2025
CRONACHE URBANISTICHE 10 – INTERVISTE E INTERESSI
A proposito dell'intervista all'Assessore Tancredi
14 gennaio 2025
A proposito dell'intervista all'Assessore Tancredi
Ormai siamo come un disco rotto. E non escludo che anche i lettori si siano “rotti” di leggere sempre le stesse cose. Ma non è colpa nostra se la situazione si evolve al ritmo di un lento stillicidio, con nuove interviste e dichiarazioni che comunque meritano almeno un breve commento. Soprattutto per chi non ha tempo e voglia di andarsi a cercare col lanternino ogni singola notizia sui soliti temi che da mesi coinvolgono a vario titolo e livello l’urbanistica milanese.
Abbiamo in menù una nuova intervista a Tancredi e per dessert alcune dichiarazioni interessanti.
Incominciamo dall’assessore. Che teme per il destino del SalvaMilano, “impantanato” al Senato.
Poi manifesta la sua perplessità per la lettera dei 140 docenti (ma non solo) che chiedono di ritirare il provvedimento. Riesce ad essere fastidiosamente spocchioso e superficiale, quando tenta di sminuirne il valore dei firmatari definendoli “urbanisti o presunti tali”. Penso a Consonni, Cervellati e alla Treu (giusto per citarne tre a caso…) e mi viene da ridere.
Perché, se loro sono “presunti urbanisti”, mi chiedo se lui non possa essere definito “presunto assessore”… Se proprio avesse voluto attaccare, forse avrebbe potuto dirigere il bersaglio su altri firmatari. Mi chiedo anche io, per esempio, cosa ci azzecchi Montanari, il fumantino rettore, con temi assai lontani dalle sue corde. A meno che la sua specializzazione ormai sia solo ficcarsi dove c’è polemica.
Intendiamoci, ognuno è libero di firmare e aderire a qualsiasi cosa, ma così non si va un po’ a perdere l’autorevolezza dell’appello? Nota a margine, ma proprio a margine. All’appello mancano comunque un certo numero di docenti del Poli, anche di materie urbanistiche. Quindi quelli che non hanno firmato condividono il SalvaMilano, almeno nel merito? O preferiscono astenersi in attesa di vedere come gira il fumo?
L’intervistatore chiede poi a Tancredi con giusta malizia se gli ultimi provvedimenti del Comune, in linea con quanto indicato dalla magistratura (che poi la magistratura può chiedere o indicare? Ogni giorno si imparano cose nuove…), non siano alla fine un’ammissione di colpa. L’assessore risponde che si tratta di provvedimenti di responsabilità dato il momento difficile. Ora a me sembra un’ammissione di colpa, ma forse sono io che cerco di leggere oltre e non tra le righe.
Poi arrivano le notizie più interessanti e succulente. Il nuovo PGT verrà presentato in tempi rapidi. La VAS a febbraio, poi l’iter tra adozione, osservazioni e approvazione dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno. Purtroppo è lo stesso Tancredi a rivelare che il nuovo PGT sarà la solita rimasticatura dei precedenti. Solo più infarcito di regole, per “limitare le responsabilità sia degli uffici sia della Commissione Paesaggio, ma anche dei Professionisti”. Lascio a voi ogni commento.
Dimenticavo, sarà il PGT dell’Housing sociale. Un po’ come i precedenti erano quelli della rigenerazione e della resilienza. Slogan per tutti i gusti e per tutte le stagioni.
A proposito di Commissione Paesaggio, si è insediata la nuova, quella con i professionisti che non potranno firmare progetti su Milano per tutta la durata del loro incarico. O meglio, “8 componenti su 15, compreso il Presidente, non potranno svolgere attività di libera professione nel territorio del Comune di Milano per tutta la durata dell’incarico”. Come si scelgono gli 8 “fortunati”? Col metodo della pagliuzza più corta? O quello dell’amico più lungo?
Certo che a leggere sui giornali alcune dichiarazioni di colleghi, che si sono visti bocciare un progetto in commissione per poi vedersi revocare l’incarico a favore di altri professionisti più “introdotti”, col risultato di veder approvato lo stesso progetto dalla stessa commissione, viene in mente la frase di Andreotti sul pensar male. E se qualcuno, magari in un colpo di tosse bofonchia “scalohouse!” non sarò certo io a correggerlo.
Concludo tornando per un momento sul SalvaMilano, che non piace alla gente che piace. E nemmeno a me, che non piaccio poi molto, a leggere certi commenti ai miei precednti articoli.
Ok buttiamo via tutto e poi? Secondo quanto scrive Luigi Corbani sulle pagine del Migliorista, una soluzione c’è ed è nelle mani del Comune stesso, senza bisogno di interventi legislativi ad hoc. Bastano le norme esistenti. Il Comune potrebbe ritirare i provvedimenti già emessi (non credo in autotutela, però…) e chiedere agli operatori di ripresentare i progetti secondo le indicazioni della magistratura con la quale potrebbe poi concordare pene “riparative” secondo quanto previsto dalla legge Cartabia.
La soluzione è intrigante e meritevole di dibattito. Non mi sono chiari tutti gli aspetti. Penso al fatto che anche in assenza di leggi “interpretative” molti dei progetti sotto inchiesta sono “ristrutturazioni edilizie” (da DPR 380/2001). Poi, che secondo il senso comune vadano intese come sostituzioni (ma la norma non c’è) o nuove costruzioni, è un tema su cui possiamo dibattere. Ma ad oggi sono ristrutturazioni. E quindi si portano dietro gli oneri ridotti. Che ci piaccia o no.
Però, e qui vado dietro a Corbani, sono ristrutturazioni da farsi mediante Permesso di Costruire (e non SCIA art. 23) e soprattutto con Piano Attuativo (o almeno ne va valutata la necessità, trattandosi di interventi in ambiti fortemente urbanizzati).
Quindi sì, tra tante chiacchere spese in questi mesi, anche su queste pagine, mi sembra che finalmente ci possa essere una proposta da approfondire e valutare.
Incominciamo da qui.
Pietro Cafiero