4 giugno 2024

CONCERTI E CALCIO: DOVE?

Siamo sempre al palo


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È bastato il primo dei grandi concerti estivi a mettere in luce la mancanza di coordinamento e di programmazione metropolitana. Questo sia in termini di pianificazione strategica delle funzioni e delle infrastrutture dell’Area Vasta, sia in termini di piani della mobilità specifici perché riguardano decine e decine di migliaia di persone.

Già nel 2023 per un concerto all’Ippodromo La Maura, a Lampugnano,  la pressione automobilistica in termini di traffico, quindi di ingombro dinamico, e di sosta selvaggia, con ingombro statico, era risultata insostenibile per la popolazione residente nella zona. L’afflusso di 80.000 spettatori motorizzati ha messo alla prova il piano per la gestione dei concerti 2024 del Comune di Milano, consistente nell’istituzione di due zone con limitazioni. Nello specifico: – quella “rossa”, con la circolazione vietata ai non residenti dalle 7.00 del mattino nella data del concerto, l’accesso limitato ai residenti, ai mezzi di soccorso, quelli di pubblica utilità, di servizio per l’evento, delle forze dell’ordine, per i disabili accreditati e coloro che sono autorizzati.

La zona rossa comprende l’Ippodromo, il Parco di Trenno e una parte del quartiere di Trenno; quella “verde”, con funzione di pre-filtraggio a cura della Polizia Locale. Polizia Locale supportata da mezzi per la rimozione forzata delle automobili nelle aree vietate alla sosta. Nella zona verde, a nord della Maura, compresi i quartieri Bonola-Betti e Lampugnano è stata consentita la circolazione con i presidi della Polizia Locale.  

Il piano ha previsto il potenziamento dei mezzi pubblici per raggiungere La Maura per il concerto. 

Bene, con il concerto dei Metallica, tenutosi mercoledì 29 maggio, il piano speciale di mobilità del Comune di Milano non è risultato efficace riproponendo i vecchi problemi: code e sosta selvaggia, caos per la chiusura della linea M1 Uruguay  di cui si prendeva conoscenza solo sul posto, carenza di informazione ai residenti sui percorsi alternativi a partire dalle uscite della Tangenziale, nonché sul calendario dei concerti. 

Al contrario i possessori dei biglietti per il concerto sono stati bene informati  dagli organizzatori sui percorsi per arrivare alla Maura a partire dai comuni di provenienza. Ora, questo è stato il primo della serie dei grandi concerti estivi della zona stadio-ippodromi, è chiaro che occorre una gestione ordinata e rispettosa delle regole del flusso di mezzi in arrivo, in sosta, in uscita. Se non si vuole la sosta selvaggia occorre attrezzare spazi appositi per il parcheggio regolare di auto e moto. Per altro i parcheggi di interscambio, a Lampugnano, Cascina Merlata, Molino Dorino, dispongono di 6.000 posti circa e, nei giorni lavorativi, come è stato mercoledì 29, molti sono occupati dai mezzi dei pendolari. 

Un discorso a parte meritano i residenti delle aree interessate dal flusso di spettatori. E’ evidente che la modalità di ascolto dei loro bisogni tempo-spazio-servizi non si è rivelata adeguata o, supponendo che sia stata considerata, non ha trovato una risposta organica efficace. Il tutto merita una riconsiderazione. Se per il San Siro-Meazza, impianto multifunzionale, il problema da gestire e negoziare era quello del volume degli amplificatori e dei decibel tollerabili in una fascia oraria delimitata, per La Maura manca tutto il resto dei servizi in relazione all’afflusso. 

Emergono, quindi, due necessità: – la riqualificazione dello stadio multifunzionale esistente, ampiamente dimostrata fattibile anni fa a Palazzo marino dai docenti del Politecnico Aceti e Magistretti; – una visione ed una gestione di sistema della allocazione/vocazione funzionale degli spazi in una pianificazione che tenga conto della relazione tra fasce orarie-servizi-infrastrutture in chiave socialmente sostenibile. 

Qui si evidenzia la mancanza di una Città Metropolitana in pieno esercizio democratico della funzione di pianificazione e governo del territorio. Parliamo di 3.300.000 abitanti e del 13,5% del PIL nazionale, con la previsione/allerta delle Nazioni Unite per cui oltre il 70% della popolazione della Terra vedrà una concentrazione urbana già a metà di questo secolo. Qui si evidenzia il vuoto di iniziativa politica e di confronto progettuale e di programmazione nel Consiglio Metropolitano e dei 134 sindaci. Un’azione che, nel vuoto incostituzionale permanente, potrebbe comunque essere avviata dal sindaco della città capoluogo che, di default per la ‘Del Rio è Sala. 

Altroché confronto e collaborazione della rete delle autonomie locali, la fotografia della espressione feudale della politica italiana è malinconicamente espressa dallo scambio, non molto elegante, tra il sindaco della città capoluogo e il sindaco di San Donato. Un comune che si è proposto di ospitare il nuovo stadio del Milan. Dopo aver caldeggiato un secondo stadio a fianco di quello esistente, dopo aver osteggiato la richiesta di referendum cittadino, dopo essersi convertito alla possibile riqualificazione dell’impianto esistente, perché si è manifestato l’interesse di una società internazionale, il sindaco di Milano Sala ha bocciato l’ipotesi di due nuovi stadi vicini per Inter e Milan a Rozzano e San Donato. “Non so come sia ipotizzabile fare a pochissima distanza due impianti del genere”. 

Ciò per le problematiche legate alla mobilità, e perché le strutture andrebbero in aree agricole. Cosa sensata, gli ricordiamo altresì l’adiacenza di uno dei possibili stadi all’area della Abbazia di Chiaravalle. Scarioni, del Milan, ha risposto che non c’è nessuna incompatibilità tra lo stadio del Milan a San Donato e quello dell’Inter a Rozzano. I due impianti sarebbero distanti 13 chilometri in linea d’aria e 18 in auto e ‘nella città di Londra convivono ben otto stadi costruiti a distanze anche decisamente più ridotte’. Scarioni certamente non considera che la Grande Londra ha 12 linee metropolitane, dal Docklands Light Railway (DLR) e una rete ferroviaria locale collegata. Più ficcante la risposta di Francesco Squeri, sindaco di San Donato, ‘Milano ha tergiversato per 4-5 anni, quindi i club hanno cambiato idea’. 

Sala si è sentito offeso ‘Mi è parso sgradevole, non è giusto giudicare il lavoro degli altri’. ‘Faremo la nostra parte e nulla di più all’interno del nostro perimetro. Mi pare che il problema vada al di là del nostro territorio, per questo sono fatti di San Donato’. Il ‘nostro perimetro’, il ‘nostro territorio’ ma non è il sindaco della Città Metropolitana?

Fiorello Cortiana

ArcipelagoMilano (1)

 



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  1. Oreste PivettaForse, caro Cortiana, non era il caso di programmare trenta concerti in un mese e mezzo e tutti tra stadio Meazza e Maura e tutti sulle spalle degli stessi residenti. Forse si potrebbe vietare il traffico privato dei non residenti visto che l'accesso è garantito da due linee di metropolitana, una infinità di linee di autobus e da una linea tramviaria, senza contare i piedi (un quarto d'ora da piazzale Lotto allo stadio). Forse si potrebbe impedire il campeggio libero all'ingresso del Meazza (con relativi "bagni" a cielo aperto). Lasciamo stare l'inquinamento (dell'aria, quello sonoro è immaginabile). In questi giorni ho visto girare quattro o cinque vigili. Senza contare quello che succederà quando sarà ultimato l'enorme blocco residenziale a cinquanta metri dallo stadio !
    6 giugno 2024 • 09:14Rispondi
    • Fiorello CortianaCondivido e per questo parlo di programmazione. Questa dovrebbe essere una responsabilità del Comune, in relazione a dei Municipi dotati di poteri effettivi e di istituti di partecipazione delle comunità locali.
      6 giugno 2024 • 10:51
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